La Regione aveva escluso la vaccinazione per categorie ma ora promette di immunizzare entro giugno chi lavora nel turismo, segnalano Adl Cobas e il percorso Basta invisibilità per operatrici/ori sociali: “Non vogliamo una guerra tra poveri nè tra settori”, ma occorre “salvaguardare il bene primario della salute per tutte/i le lavoratrici/ori senza discriminazioni così forti”.
“Quanto vale assistere un senza fissa dimora? Evidentemente molto meno che assistere una qualsiasi persona in vacanza”. E’ la constatazione sottolineata dall’Adl Cobas e dal percorso Basta invisibilità per operatrici e operatori sociali, che scrivono in un comunicato: “Siamo felici che finalmente la Regione Emilia-Romagna, nelle vesti del presidente Bonaccini e dell’assessore Donini, abbiano capito l’importanza strategica di vaccinare prediligendo determinati settori. Questo punto di vista lo avevamo posto anche noi come Adl Cobas, insieme al percorso ‘Basta Invisibilità per operatori ed operatrici sociali’ il 16 aprile, durante l’incontro ottenuto con Donini e la vice presidente Schlein dopo la lettera aperta sottoscritta da più di cento lavoratrici e lavoratori del settore. Gli assessori regionali però, proprio durante quell’incontro, ci hanno esplicitamente comunicato che non si poteva più ragionare in alcun modo su una vaccinazione per categorie, ma (a parte per le patologie e le fragilità più gravi) per fasce di età. Si può immaginare allora lo stupore quando ieri (due giorni fa, ndr), tramite mezzo stampa, nientemeno di Bonaccini dichiara che a giugno tutti gli operatori del settore turismo verranno vaccinati. Non è assolutamente nostra intenzione entrare in una guerra fra poveri, in cui indicare chi deve o non deve essere vaccinato. Ancora meno ci interessa fare guerra ad un settore come quello turistico/culturale, martoriato per gli scarsi aiuti ricevuti in questi mesi di pandemia. E’ però assolutamente nostra intenzione evidenziare quanto chi si occupa di questa parte di Grave emarginazione adulta, Senza fissa dimora, minori e migranti non sia presa in considerazione, come lavoratrici e lavoratori diventati essenziali dall’inizio pandemia, 24 ore su 24, sette giorni su sette e 12 mesi l’anno, vengano messi sotto al tappeto”.
Le richieste portate avanti, “oltre a quella della vaccinazione (davanti comunque a una altissima percentuale di operatrici ed operatori già colpiti da Covid-19) erano- continua il comunicato- di una maggiore attenzione effettuando screening attraverso tamponi gratuiti per chi passa il proprio tempo/lavoro all’interno delle strutture quali comunità per minori, centri accoglienza, dormitori, alberghi per la transizione abitativa e altri del settore. Ma nonostante un nostro formale sollecito alle segreterie degli assessori e nonostante quelli elencati siano alla fine servizi pubblici, non è stato preso in considerazione nemmeno l’avvio dello screening. Siamo consapevoli che l’assistenza della parte più emarginata della società non porta un fatturato nemmeno lontanamente vicino a quello di altri settori, ma crediamo che questi servizi vadano ben oltre al segno positivo alla chiusura del bilancio, e che sia fondamentale per costruire una società con valori quali integrazione, solidarietà e per non lasciare veramente indietro nessuno. La domanda che rivolgiamo a Stefano Bonaccini, Raffaele Donini e Elly Schlein quindi è: in che modo hanno intenzione di salvaguardare quindi il bene primario, come è quello della salute, per tutte e tutti lavoratori e lavoratrici, senza attuare una discriminazione così forte? Non vi sembra il caso di cominciare a dare importanza a chi si occupa dei servizi che continuate a finanziare, senza però renderli realmente efficaci e dignitosi per chi ne usufruisce e per lavoratrici e lavoratori? Attendiamo una risposta!”.