Pubblichiamo di seguito il documento inviato alla stampa e ai/le candidate/i alle prossime elezioni comunali di Bologna, dal gruppo “Si, ma come?”
Gentilissimo Candidato,
“Si, ma come?” è costituito da un gruppo di cittadini da sempre impegnati sui temi dell’urbanistica, della mobilità, del contrasto al consumo di suolo. Abbiamo contribuito in questi anni a sostenere la causa di un diverso modo di intendere il governo del territorio, ambientalmente sostenibile, partecipando a tutti i più importanti momenti di programmazione pubblica con proposte, istanze, iniziative con spirito di attiva collaborazione civica e di critica propositiva.
Le elezioni di ottobre, con cui inizia un nuovo ciclo decennale, sono vicine e il tempo stringe. Urge una discussione seria sul Programma per il governo di Bologna. Le primarie del centrosinistra sono un’occasione preziosa per un confronto sui contenuti del Programma e sui modi di attuarlo, permetteranno ai cittadini di scegliere il candidato che avrà il compito di realizzarlo.
Con il documento che le inviamo intendiamo dare un contributo al dibattito ed al confronto in corso sperando anche di riuscire a trovare al più presto un’occasione per discuterne con i candidati alle prossime primarie.
2021-2031 BOLOGNA SOSTENIBILE ED EUROPEA: SI’ MA COME?
Le elezioni di ottobre, con cui inizia un nuovo ciclo decennale, sono vicine e il tempo stringe. Urge una discussione seria sul Programma per il governo di Bologna. Le primarie del centrosinistra sono un’occasione preziosa per un confronto sui contenuti del Programma e sui modi di attuarlo, permetteranno ai cittadini di scegliere il candidato che avrà il compito di realizzarlo. Siamo un gruppo di cittadini impegnati sui temi dell’urbanistica, della mobilità, del contrasto al consumo di suolo. Abbiamo contribuito in questi anni a sostenere la causa di un diverso modo di intendere il governo del territorio, ambientalmente sostenibile, partecipando a tutti i più importanti momenti di programmazione pubblica con proposte, istanze, iniziative con spirito di attiva collaborazione civica e di critica propositiva.
LA SFIDA AMBIENTALE
Siamo convinti di dover rispondere, davanti alle generazioni che verranno, innanzitutto alla sfida del cambiamento climatico, che significa riduzione immediata delle emissioni, del consumo di suolo e della produzione di rifiuti, con l’obiettivo dell’azzeramento entro pochi decenni.
Ma per essere in grado di attuare in modo credibile ed efficace la necessaria transizione ecologica, anche a Bologna, riteniamo che la politica e l’amministrazione debbano fare un salto di qualità: recuperando maggiore autonomia rispetto agli interessi economici organizzati, restituendo potere agli organi elettivi e rappresentativi, e rilanciando un’effettiva partecipazione dei cittadini, principi e valori oggi non scontati.
I grandi obiettivi di sostenibilità a cui siamo chiamati ad adeguarci sono già chiari e definiti in numerosi documenti e impegni, sottoscritti non solo a livello internazionale ed europeo, ma anche locale: a Bologna è stata approvata nel 2019 l’Agenda Metropolitana per lo Sviluppo Sostenibile, e solo pochi giorni fa, nell’aprile 2021, il Comune di Bologna si è dotato del PAESC (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima).
Manca però la definizione di un percorso attraverso tappe intermedie, pianificate nel tempo e verificabili, tali da consentire una misurazione costante dell’avvicinamento o dello scostamento dagli obiettivi dichiarati, e permettere una correzione di rotta. Diversamente, continueremo a collezionare dichiarazioni di intenti e atti di indirizzo, disinteressandoci della loro efficacia reale.
La pandemia ha sconvolto l’ordine economico sociale: “Non si può tornare come prima”, molti lo dicono, noi vorremmo un programma per farlo. La partecipazione dei cittadini e un nuovo processo di Governo Urbano e Metropolitano pensiamo siano il volano pubblico per compiere questo passaggio con trasparenza, inclusione e solidarietà.
Per questo proponiamo questo schema ordinatore, da arricchire con “pillole programmatiche” specifiche:
1 Riduzione al 2030 del 55% delle emissioni di CO2, zero emissioni al 2050.
2. Riduzione del consumo di suolo, zero consumo di suolo al 2050.
3. Definire un nuovo sistema di Governo Metropolitano
4. Restituire autorevolezza e indipendenza alla Politica
- VERSO LA NEUTRALITA’ CLIMATICA: RIDUZIONE AL 2030 DEL 55% DELLE EMISSIONI DI CO2, ZERO EMISSIONI AL 2050 Come Finalizzare le risorse locali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)
L’UE con i suoi programmi impegna l’Italia e tutti i Paesi che ne fanno parte a rispettare l’accordo di Parigi per evitare le conseguenze più gravi del cambiamento climatico con l’obiettivo di non superare l’aumento di 1,5°C per puntare alla “neutralità climatica” entro il 2050, cioè una società con “emissioni nette” di CO2 e gas a effetto serra pari a zero.
La UE la definisce “Una sfida urgente che è un’opportunità per costruire un futuro migliore per tutti”.
E’ chiaro: tutti i settori economici e sociali dovranno ridurre le loro emissioni anno per anno.
A settembre 2020 la Commissione ha proposto di elevare gli obiettivi da raggiungere entro il 2030:
riduzione delle emissioni di CO2 e gas serra, almeno del 55% rispetto al 1990;
aumentare la produzione di energia rinnovabile, almeno del 32%
migliorare l’efficienza energetica, almeno del 32,5%.
Per attuare veramente gli obiettivi europei, che sono parte fondante anche PNNR,
serve un Programma per la riduzione delle emissioni di CO2 e delle polveri, PM, pericolose per la salute.
Le Emissioni di CO2 e il particolato dipendono dall’uso di energia fossile, carbone, petrolio, metano.
Accrescere l’efficienza energetica, cambiare le modalità di produzione e gli stili di vita per ridurre il fabbisogno energetico complessivo, sostituire l’energia fossile con l’energia rinnovabile, aumentare il verde per assorbire CO2, diminuire la calura in area urbana.
Occorre un cambiamento che non cali dall’alto con logica autoritaria, ma che sia in grado di determinare una crescita di consapevolezza nella comunità dei cittadini e di comportamenti soggettivi
Quanta CO2 viene emessa oggi, settore per settore?
Quanta CO2 dovrà emettere Bologna al 2030 per rispettare gli obiettivi UE?
Quanta CO2 dovremo ridurre anno per anno, settore per settore, per rispettare gli obiettivi UE al 2030?
Sarà compito del Comune dotarsi di un Piano condiviso per contrattare e controllare le riduzioni nei settori più inquinanti: energetico, industria, mobilità, edilizia, agricoltura, silvicoltura, consumi, rifiuti, ecc.
Il riciclo, l’economia circolare, l’energia rinnovabile e l’idrogeno saranno il nostro vaccino futuro.
A chi si candida a sindaco della Città Metropolitana di Bologna, chiediamo quindi:
- Di quali strumenti e competenze intende dotarsi per acquisire il quadro conoscitivo sulle emissioni attuali?
- Quali obiettivi intermedi propone di stabilire, anno per anno, in vista dell’obiettivo al 2030, e quali strumenti e metodi propone per verificare la tabella di marcia nei diversi settori (industria, mobilità, consumi energetici degli edifici, agricoltura, rifiuti, ecc….)
- Quali proposte ha in mente per favorire l’efficentamento energetico degli edifici, la diffusione dell’economia circolare e delle fonti rinnovabili, la riduzione dei rifiuti?
- Quali impegni si prende per dare piena attuazione a quanto previsto nel PUMS Metropolitano per il Trasporto Pubblico, in primo luogo sul Servizio Ferroviario Metropolitano, asse portante della mobilità metropolitana, che necessita di interventi sulle infrastrutture (raddoppi selettivi nelle linee a binario unico, stazioni mancanti, linee passanti a partire dalla SFM1 Porretta – Castiglione e poi della SFM2 Vignola-Portomaggiore) per garantire il cadenzamento alla mezz’ora e la conseguente riduzione dell’uso della Tangenziale. Quali impegni concreti per il progetto TRAM?
- Il PAESC prevede l’elettrificazione di tutto il settore del trasporto , così non si produce CO2, ma bisogna anche tener conto della quantità di energia rinnovabile da produrre e della congestione.
- Riduzione del trasporto privato (da elettrificare), con ottimizzazione del consumo di energia elettrica, da produrre con fonti rinnovabili.
- Quali proposte ha in mente per favorire la realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per disporre dell’energia necessaria, per la nuova mobilità metropolitana, pubblica e privata, e per la trasformazione delle fonti energetiche negli edifici.
- Come intende spendere le risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) destinate a Bologna per la Transizione Ecologica, come pensa di verificarne l’attuazione di anno in anno?
- CON I PIEDI PER TERRA: IL CONSUMO DI SUOLO
Questo nostro gruppo nasce sulle questioni urbanistiche, intese in senso ampio. Siamo legati al suolo per quello che esso è in natura, e per come è stato trasformato (non sempre bene). L’assetto del territorio è il risultato dell’attività umana, le cui finalità non sempre coincidono con il “bene comune”. L’Urbanistica è la disciplina che studia il territorio e ne dovrebbe governare la trasformazione, con la capacità di valutare e prevenire gli impatti ambientali, sociali ed economici, in modo libero da pressioni ed interessi, esercitando una funzione pubblica tesa all’interesse collettivo, in un’ottica “olistica” che ha a cuore il bene delle generazioni presenti e future.
La battaglia contro il “consumo di suolo” e per la “rigenerazione urbana” è stato e sarà ancora di più un elemento caratterizzante del governo dei prossimi dieci anni. Per queste ragioni abbiamo proposto modifiche alla legge urbanistica regionale, e interveniamo cercando di rompere il silenzio pubblico intorno a scelte orientate a “continuare come prima” (vedi Varignana).
La Commissione Europea, con la comunicazione 2011/571, ha indicato il 2050 come termine ultimo per azzerare il consumo di suolo ed attuare politiche virtuose “verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”. La relazione tra gli effetti delle emissioni climalteranti ed uno scorretto utilizzo del suolo è ampiamente dimostrata, ed è alla base di questa determinazione. La nostra Regione, con la legge 24/2017, ha dichiarato di adeguare le proprie politiche territoriali a questo indirizzo europeo. Ma, come è stato rilevato dalla cultura ambientalista regionale, manifesta almeno due importanti carenze.
Da un lato permette ampie deroghe ai provvedimenti di limitazione del consumo di suolo, soprattutto relative agli insediamenti di carattere industriale e logistico, nel presupposto che la produzione e distribuzione dei beni renda tollerabile il danno ambientale.
Dall’altro non stabilisce alcun provvedimento di programmazione per gli obiettivi di limitazione, evitando di ancorare gli atti di pianificazione a precisi impegni da assumere niei mandati amministrativi.
Quanto consumo di suolo continuerà ad essere praticato nei prossimi 10 anni nell’area metropolitana bolognese, considerato che questa estate, con il Decreto semplificazioni, sono state prorogate di ulteriori tre anni tutte le convenzioni in corso? Quanto ulteriore consumo hanno determinato le deroghe del cosiddetto “periodo transitorio”? Quanto ulteriore consumo la legge consente di operare anche dopo le scadenze previste per questo periodo transitorio?
Calcoli compiuti dal Piano Territoriale Metropolitano parlano, in totale, di più di 1.500 ettari, mantenendo gli attuali ritmi. C’è dunque ampio margine di intervento per cambiare rotta ed arginare questo dilagare di cemento.
A chi si candida a sindaco della Città Metropolitana di Bologna, chiediamo quindi:
- Dato che circa la metà dei 1500 ettari citati fanno capo a diritti acquisiti, come intende intervenire, con gli strumenti che la legge concede, per rallentare questo consumo?
- Quali provvedimenti intende assumere in direzione dell’obiettivo posto dall’Europa, tenendo conto che quanto concesso dalla legge regionale è un massimo non superabile, e dunque permette ampia legittimità nello stabilire per l’area metropolitana un ulteriore e più severo provvedimento di limitazione del consumo di suolo (come fecero i nostri padri portando da 18 a 40 i mq di servizi per abitante) ?
- Ritiene che le richieste di insediamenti logistici attualmente pendenti nella Città Metropolitana di Bologna, per totali 315 ettari (pari a 730 campi da calcio), siano sostenibili ?
- Quali proposte e quali cambiamenti intende avanzare per non restare prigionieri del conflitto tra lavoro e ambiente?
- In un programma di contrasto al consumo di suolo rientra la salvaguardia integrale del bosco urbano dei prati di Caprara?
- UN NUOVO ASSETTO METROPOLITANO CON PIU’ PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
Il sindaco votato dagli elettori del Comune di Bologna sarà anche sindaco della Città Metropolitana. I cittadini degli altri comuni si troveranno un Sindaco Metropolitano che non hanno eletto, e non potranno nemmeno partecipare alle primarie per la scelta del candidato. Il Consiglio Metropolitano sarà nominato dai consigli Comunali, e non eletto dai cittadini.
Di fronte alle sfide che ci attendono l’attuale sistema “di secondo grado” non è più adeguato. Non solo per il fatto che una città di 350 000 abitanti decide il Sindaco di una comunità di 1.000.000 di cittadini, ma anche per la scarsa rappresentatività delle persone nominate nel Consiglio Metropolitano. E perché, fintanto che i cittadini metropolitani eleggeranno solo il Sindaco del loro Comune, a lui solo faranno riferimento.
Occorre invece che gli organi che hanno il potere e la responsabilità di decidere su temi di respiro Metropolitano siano espressione dell’elettorato e rappresentativi dei cittadini di tutta la Città Metropolitana.
Le scelte più impattanti sulla sostenibilità hanno infatti una dimensione metropolitana. Dal consumo di suolo alla mobilità, dalla pianificazione territoriale al trasporto collettivo, dai grandi insediamenti produttivi e logistici al recupero delle aree dismesse, è evidente la necessità di un coordinamento sovracomunale per evitare che ciascuna amministrazione locale vada per conto proprio. La Città Metropolitana dovrà definire i criteri specifici per l’installazione degli apparati per l’energia eolica e la tecnologia solare con la finalità di raggiungere gli obiettivi UE tutelando l’ambiente, il paesaggio, l’assetto idro geologico, coinvolgendo operatori e cittadini per scelte coerenti.
Già al suo insediamento la questione fu molto controversa, per uscirne si decise la formula attuale con l’impegno verbale alla stesura di un nuovo Statuto per la elezione diretta del Consiglio Metropolitano. Siamo convinti che occorra lavorare ad un nuovo Statuto della Città Metropolitana, che porti all’elezione del Sindaco e del Consiglio metropolitano da parte di tutto il territorio metropolitano, e che includa per il capoluogo il passaggio dai Quartieri alle Municipalità, in modo da rilanciare la partecipazione, consultiva e decisionale, anche dei cittadini di Bologna.
Chiediamo pertanto ai candidati a Sindaco di Bologna:
- Di assumere pubblicamente l’impegno a convocare i Sindaci degli altri Comuni per concordare un nuovo Statuto della Città Metropolitana, che nell’ambito della legislazione esistente permetta a tutti i cittadini metropolitani di partecipare alla elezione del Sindaco e del Consiglio Metropolitano.
- Di impegnarsi affinché l’istituzione di nuove municipalità all’interno del Comune di Bologna, necessaria secondo la legge attuale (n.56/2014) per arrivare all’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio Metropolitano, diventi l’occasione per potenziare la rappresentatività e il ruolo degli attuali Quartieri, che oggi sono percepiti dai cittadini (e vissuti dagli stessi consiglieri eletti) come deboli e inadeguati.
- Di proporre da subito una modifica all’art. 37 dello Statuto Comunale riguardo le funzioni dei Quartieri, affinché i cittadini possano essere protagonisti delle scelte dei Consigli prima delle decisioni più rilevanti.
- UNA POLITICA PIU’ INDIPENDENTE E PIU’ AUTOREVOLE RISPETTO AI POTERI ECONOMICI
Siamo convinti che occorra restituire alla politica una maggiore autonomia rispetto agli interessi economici in campo, e un ruolo guida rispetto alla gestione dei servizi di pubblico interesse e alle aziende affidatarie.
Il discorso riguarda in particolare due fronti. Primo, l’assetto e la gestione delle società di servizi pubblici partecipate dal Comune, che decidono di fatto le politiche nei loro ambiti di competenza, e benché figurino teoricamente come “controllate”, agendo in una pura logica “ finanziaria e pseudo mercatista”, separata dall’interesse pubblico generale, finiscono per condizionare il controllore, impendendo di fatto l’esercizio della terzietà di controllo sulle scelte. Il secondo è la sempre più evidente subalternità delle istituzioni alle determinazioni del sistema imprenditoriale, pubblico, privato e cooperativo, che molte volte finisce per dominare gli indirizzi e le scelte, comprimendo la stessa capacità della politica di costruire una propria visione del futuro e delle priorità.
Si determinano molte volte logiche di scambio tra mondo politico e sistema delle imprese, ad esempio nell’allocazione di posizioni manageriali che configurano un vero e proprio conflitto di interessi, perniciose commistioni e opachi collateralismi. E’ questo un aspetto della perdita di autonomia della politica da ristabilire.
E’ quindi necessario il recupero di un ruolo di indirizzo e controllo della politica nelle istituzioni, per affrontare in modo credibile le sfide della sostenibilità ambientale, della lotta al cambiamento climatico, della tutela del territorio e del paesaggio, superando le attuali contraddizioni tra finalità dichiarate e scelte materiali praticate.
Pietro Maria Alemagna, Jadranka Bentini, Gabriele Bollini, Paola Bonora, Gianluca Borghi, Sergio Caserta, Piero Cavalcoli, Pier Luigi Cervellati, Andrea De Pasquale, Rudi Fallaci, Riccardo Giordani, Fioretta Gualdi, Maria Pia Guermandi, Fulvio Lelli, Ugo Mazza, Sergio Salsedo, Maurizio Sani, Paolo Serra, Luigi Stagni.
Bologna 16 maggio 2021