È bastata la reprimenda di Draghi in un’aula parlamentare per aprire con le regioni un fronte di polemiche, con accuse e contro-accuse. Qualcuno ha favorito i furbetti del vaccino? O ha sbagliato chi ha pensato alla suddivisione in categorie? Mentre si discute, sono in ritardo categorie che tutti a parole collocano in testa. Gli ultra-ottantenni e i 70-79enni aspettano, mentre la campagna di vaccinazioni stenta a prendere velocità. Eppure, si è finalmente acquisita la consapevolezza che il vaccino è l’unica vera arma nella lotta al virus, in cui il segno ancora negativo si spiega appunto con i ritardi nella vaccinazione di massa.
La pandemia ha evidenziato un sostanziale fallimento delle regioni. Vediamo ora il disastro della supposta eccellenza lombarda. Ma ormai da un anno viviamo in una babele di aperture e chiusure, di scuola a distanza o in presenza, di seconde case precluse o consentite, e da ultimo di vaccino ora o non si sa quando. Con la sensazione che libertà e diritti siano caduti in un limbo di perenne incertezza.
Il governo sta cambiando in parte strada. Ma non troppo. Nell’ultima riunione con le regioni viene ribadita la collaborazione istituzionale. Non si considera la possibilità di esercitare la potestà legislativa esclusiva statale di cui all’art. 117, co. 2, Cost., per la profilassi internazionale. E ancor meno si pensa di esercitare il potere di sostituzione ex art. 120, pure utilizzabile in un contesto pandemico. In sostanza, lo Stato fin qui ha elargito consigli, più che comandi, limitandosi a reperire e distribuire i vaccini. Poteva fare di più, come si evince da una recentissima sentenza (37/2021) della Corte costituzionale.
Così, diseguaglianze e discriminazioni rimangono. Ci si vaccina in farmacia al momento solo in Liguria e in via sperimentale. Delle altre regioni non si sa. I medici di famiglia sono un esercito spesso definito indispensabile. Ma molti di loro, a quanto si legge, non si rendono disponibili. Non si sa nemmeno se trasmettono alle regioni le liste dei propri pazienti “fragili”, pur essendo i soli in grado di fare una valutazione approfondita. Il che si traduce ovviamente in una discriminazione a danno dei pazienti. E solo ora si pensa a una vaccinazione obbligatoria per gli operatori sanitari di prima linea. Una decisione che poteva e doveva essere presa da tempo, assolutamente consentita dall’art. 32 Cost., purché disposta con legge. È ragionevole pensare che anche il mancato esercizio di poteri di cui lo Stato è in principio titolare concorra in ultimo all’alto numero di morti che ancora registriamo. Chi ne assume la responsabilità?
Le cose non vanno meglio sull’altro fronte della guerra Covid: il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Sono state tenute audizioni presso le commissioni parlamentari. Il problema è che si sono svolte sul progetto presentato alle Camere da Conte nel gennaio 2021. Un progetto che non era affatto in linea con gli indirizzi dati dall’Europa – in specie sulla coesione sociale e territoriale – da ultimo con il regolamento 241/2021 del febbraio 2021. A fronte di una griglia stretta di requisiti procedimentali e di merito il progetto era carente, come si evince dal Dossier 357 del Servizio studi Senato (febbraio 2021).
Quindi le audizioni servono a poco, perché la proposta Draghi dovrà essere diversa da quella di Conte. E quindi sulla questione cruciale del se, come e quanto i fondi UE saranno orientati per ridurre il divario Nord-Sud e rilanciare il Mezzogiorno come secondo motore del paese al momento nulla sappiamo davvero. Non bastano a riempire il vuoto le dichiarazioni di principio di fonte governativa, o le sollecitazioni in sede parlamentare. Fin qui siamo alle parole, e non possiamo illuderci che non ci sia una competizione tra territori sulla distribuzione dei fondi. Cosa stanno facendo le istituzioni del Mezzogiorno per incidere concretamente sulle scelte che maturano in queste ore a Palazzo Chigi? Si stanno spendendo per priorità e obiettivi? E quali?
Vorremmo saperlo. Non ci conforta vedere un De Luca concentrato sull’acquisto del vaccino Sputnik. È una mossa pubblicitaria, buona per una distrazione di massa. Ci dica piuttosto come e quando vuole mettere ordine nella cacofonia sulle vaccinazioni per categorie, o come vuole giungere a un pieno coinvolgimento di medici di famiglia e farmacie. Ci dica quale strategia pensa per la Campania e il Mezzogiorno sul Pnrr. Ci dica cosa fa per giungere tra le regioni del Sud a un fronte comune, che quelle del Nord già hanno. A vincere le guerre non bastano i proclami.
Questo articolo è stato pubblicato su La Repubblica Napoli il 31 marzo 2021