Myanmar: una rivoluzione per la democrazia violata

di Noemi Pulvirenti /
2 Aprile 2021 /

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La storia di questi ultimi 70 anni del Myanmar è profondamente segnata da orrori e violenze subite. In questi ultimi mesi, però, sta dimostrando al mondo intero la violazione dei diritti dell’uomo e dei crimini commessi contro l’umanità, preparandosi ad una rivoluzione per una democrazia che fino a questo momento è stata negata. 

Dal 1 febbraio, giornata in cui è avvenuto il golpe, la popolazione ha contrastato con tutte le sue  forze i militari, è scesa in strada per pretendere di ottenere la democrazia. 

Da quel momento è nato il movimento di disobbedienza civile (Cdm), creato dall’iniziale volontà di un gruppo di persone appartenente al personale medico poi allargatosi agli altri settori del pubblico impiego. Il moviemento è sceso in piazza per chiedere il rilascio immediato della leader Aung San Suu Kyi e di molti altri attivisti.

La protesta da quel giorno è diventata sempre più partecipata e sentita dalla popolazione, mentre i militari hanno iniziato a reprimerli con pallottole, cannoni d’acqua, arresti che si sono trasformati in morti. Dal 1 febbraio ben oltre 200 persone sono decedute, e 2000 persone sono state arrestate. Pochi giorni fa, una bambina di soli 7 anni è stata uccisa dai militari. Anche l’informazione è stata attaccata e censurata: molti, infatti, sono stati i giornalisti arrestati. Fra questi Aung Thura, giornalista della Bbc birmana, il quale è stato prelevato dalla sua abitazione e non ha più fatto ritorno. 

Per supportare la loro rivoluzione, attraverso l’appello ricevuto da Virginia King, durante la conferenza organizzata dall’Associazione Quattro Passi di Pace in diretta su Youtube, il popolo della Birmania chiede come gesto di solidarietà, di appendere un origami fuori dalla finestra.

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