L’idea della rassegna viene dall’iniziativa dell’ONU di dedicare il decennio 2015-2024 alle persone di discendenza africana per promuovere misure concrete contro il razzismo.
Lungo la traccia di una parte del nostro passato, quello del colonialismo in Africa, Bologna ha deciso di camminare in questi giorni per riscrivere il paradigma della memoria da affidare alle future generazioni e rinsaldare la pratica cosmopolita della solidarietà di oggi. Lo fa con una rassegna digitale dal titolo “Costruire futuro rievocando tracce: riconoscimento, partecipazione e nuove narrazioni” il cui primo tempo è stato giovedì scorso, con un appuntamento in diretta social Facebook. E che, incontro dopo incontro, proseguirà fino al 19 marzo, sempre online.
L’occasione viene dall’iniziativa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) di dedicare il decennio 2015-2024 alle persone di discendenza africana al fine di promuovere misure concrete contro il razzismo. Il Comune di Bologna e la Città metropolitana hanno accolto l’occasione in collaborazione con le tante organizzazioni del territorio che ogni giorno, in tutti gli ambiti di comunità, contrastano le discriminazioni verso gli uomini e le donne che, a causa delle proprie radici, sono vittime di violenza sul luogo di lavoro, nei momenti di condivisione sociale, nella ricerca di un alloggio in città.
Nel dettare le sue linee guida per il decennio internazionale dedicato alle persone afro discendenti, l’ONU ha sottolineato tre concetti che devono entrare nell’agenda di governo di tutte le singole realtà locali: la giustezza dell’uguaglianza e il riconoscimento del contributo delle persone afro discendenti al mondo, il diritto a un trattamento equo di fronte alla legge per tutte e tutti e la pratica della partecipazione inclusiva delle persone di origini africane, che la comunità mondiale deve perseguire, con tutte le sue forze, in ambito scolastico, nei momenti di socialità e di scambio di comunità.
Bologna ha deciso di accogliere adesso l’invito dell’ONU, in un momento particolarmente critico per la città, che vive una delle sue fasi storiche più buie, a causa della pandemia da Covid-19. Perché è questa l’ora in cui l’emarginazione può pesare di più sulla salute psicofisica e sociale di tante e tanti: «È davvero un piacere e un privilegio, per me, aprire i lavori di questo importante appuntamento», sono le parole di Marco Lombardo, assessore alle attività produttive del Comune di Bologna che, in apertura del primo incontro, ne ha spiegato anche l’articolazione e gli intenti: «La rassegna è pensata da un lato per offrire momenti di confronto e approfondimento sulla storia coloniale italiana e i luoghi che a Bologna ricordano quel passato. Sulla valorizzazione di esperienze negli ambiti del riconoscimento della giustizia e dello sviluppo. E, dall’altro, per restituire e promuovere il lavoro di rete, che viene svolto in questi ambiti sul territorio, lavoro spesso invisibile che necessita di maggiori risorse, strategie e politiche nazionali». E continua, allargando la lente sul caso italiano: «In Italia, il divario esistente tra il dibattito ufficiale e il quadro giuridico al contrasto al razzismo da un lato, e alle esperienze di discriminazione dall’altro, mostrano l’inefficacia purtroppo sin qui delle misure adottate, carente l’accesso a giustizia, così come assenti i mezzi di ricorso. I programmi scolastici non prevedono la conoscenza della storia della tratta degli schiavi italiani, del suo passato coloniale e delle ricchissime culture africane; questi sono fattori che contribuiscono ad alimentare forme moderne di razzismo».
È proprio Lombardo a ricordare anche alcuni dati percentuali del numero delle violenze verso gli e le afro discendenti. Da una ricerca del 2018 del Parlamento europeo dal titolo “Being black in UE”, “Essere neri nell’Unione Europea”, sul biennio 2015-2016, che ha coinvolto uomini e donne immigrati o discendenti da mamma e papà di 59 paesi d’Africa, quasi la metà degli intervistati e delle intervistate nel nostro Paese ha riferito di aver subito discriminazione o violenza, a causa delle proprie radici.
Al termine della rassegna, si prevede, in data ancora da definire, una campagna di sensibilizzazione contro le discriminazioni nel mercato degli affitti. E, infine, un momento ulteriore di analisi sulle rotte della tratta di esseri umani che dall’Africa si dirigono verso l’Italia.
Tante a Bologna le realtà, che hanno preso o prenderanno la parola durante la rassegna, che si impegnano a invertire questa tendenza. Come ECCAR (Coalizione Europea delle città contro il razzismo), la Rete territoriale antidiscriminazioni di Bologna, il WeWorld-GVC, CEFA ONLUS il seme della solidarietà, Discriminazioni Alla Porta, la Cooperativa sociale Lai-momo e l’Istituto Storico Parri.
Il prossimo incontro è oggi 23 febbraio, alle tre del pomeriggio, in diretta alla pagina Facebook del Centro interculturale “Massimo Zonarelli” e sulla pagina della Cooperativa Sociale “Lai momo”.
Questo articolo è stato pubblicato su La Gazzetta di Bologna il 23 febbraio 2021