Legambiente Emilia-Romagna si oppone alla costruzione di due poli logistici destinati a ricezione e spedizione merci in due zone prima destinate all’agricoltura.
«No alla cementificazione della pianura bolognese». È lo stop che Legambiente Emilia-Romagna chiede nei confronti dell’abuso di cemento che riguarda la costruzione di due centri di ricezione e spedizione merci ad Altedo e San Pietro in Casale, in provincia di Bologna. «La pandemia ci ha ricordato la centralità dell’agricoltura, possiamo più penalizzarla con scelte urbanistiche come queste», ha affermato l’associazione ambientalista.
Il polo logistico di Altedo, infatti, verrebbe edificato su ben mezzo milione di metri quadri di aree agricole, fin ora in buona parte adibite a risaie. Ciò comporterebbe non solo una cospicua perdita di campagna e di produzione di alimenti di base a livello locale, ma anche un aumento del rischio idraulico. La zona di Altedo, essendo una risaia, è caratterizzata da un terreno a bassa permeabilità con uno scarso deflusso delle acque. Poiché la crisi ambientale ha reso sempre più frequenti eventi climatici estremi, come piogge improvvise e violente, si prevede che questa zona sarà colpita da forti allagamenti. E in quel caso, si domanda Legambiente, «chi pagherebbe i danni alle aziende in caso di esondazione?».
Stesso discorso per l’altro polo logistico da costruire a San Pietro in Casale sul terreno dismesso di un ex zuccherificio. La costruzione ridurrebbe le aree agricole nei dintorni.
Inoltre, entrambi i poli di Altedo e San Pietro in Casale, che si occuperanno essenzialmente della spedizione di merci provenienti mercato internazionale nel territorio, si posizionano lontano dalle ferrovie ma vicino ai caselli autostradali. L’idea è chiaramente quella di sfruttare le autostrade per il trasporto merci, generando ulteriore traffico su gomma e, dunque, inquinamento dell’aria.
L’appello di Legambiente va ai Comuni di Altedo e San Pietro in Casale, e alla Città Metropolitana di Bologna, affinché oppongano un secco no alla cementificazione. «Sarebbe sciagurato, ancora nel 2020, quando ci poniamo obiettivi sul consumo zero di suolo e siamo consapevoli dell’influenza della gestione del territorio sui cambiamenti climatici, perdere ulteriore suolo fertile per la realizzazione dei due poli logistici», ha commentato l’associazione.
Questo articolo è stato pubblicato sulla Gazzetta di Bologna il 16 novembre 2020