Verso il ristori bis. l’Sos delle categorie rimaste senza protezione

di Linkiesta /
6 Novembre 2020 /

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In attesa del secondo decreto con i sussidi legati al nuovo dpcm, ieri si sono tenute le audizioni davanti alle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato con associazioni e sigle sindacali. Altre sono in programma oggi. Il governo al lavoro per tracciare un nuovo perimetro di aiuti.

Il compito più difficile per il governo ora sarà tracciare il perimetro con i nuovi aiuti del decreto ristori bis, parametrandolo con le chiusure differenziate a livello locale (che però potrebbero cambiare in base ai dati aggiornati) e incastrandolo con gli aiuti previsti già dal primo decreto ristori. Il nuovo provvedimento da circa 2 miliardi potrebbe arrivare già oggi.

Ma l’elenco degli esclusi dal primo decreto ristori, di solo una settimana fa, è lunghissimo. Non solo quelli costretti a tirare giù la serranda, ma anche le categorie colpite di rimbalzo dal dpcm del 24 ottobre, dagli Ncc ai tassisti, fino ai bus turistici.

Ieri in Senato, davanti alle Commissioni Bilancio e Finanze, si sono tenute le audizioni di 22 sigle, tra associazioni di categoria e sindacati. E oggi sono in programma altri nove appuntamenti. Dal turismo al terzo settore, la richiesta è la stessa: allargare le liste dei beneficiari e inserire nuovi codici Ateco nell’elenco.

Ma da Confcommercio a Confartigianato arriva la proposta di superare il metodo basato sui codici Ateco, ragionando invece in una logica di filiere. Confesercenti, invece, compila una vera e propria lista degli esclusi dal primo decreto, rimasti a bocca asciutta. Ci sono hotel, ristoranti, catering, le imprese che lavorano nell’industria dei matrimoni e pure gli agenti di commercio.ù

L’Alleanza delle Cooperative parla di almeno 4.500 coop attive con 75mila occupati che rischiano di restare escluse dai nuovi benefici. A chiedere aiuto, ovviamente, c’è anche tutto il settore del turismo, da Federturismo a Federalberghi, che denunciano cali di fatturato del 90%.

Cgil, Cisl e Uil fanno invece il punto sui lavoratori rimasti fuori dalla porta. E qui l’elenco è lungo. Ci sono partite Iva, cococo, operai agricoli a tempo determinato, colf e badanti, gli stagionali marittimi, gli autonomi iscritti alla gestione separata, i somministrati del turismo e alcuni autonomi dello spettacolo per i quali non è prevista l’indennità Covid. Tutti chiedono sussidi e indennizzi. Al governo l’arduo compito di farli arrivare, e anche subito.

Questio articolo è stato pubblicato su linkiesta il 6 novembre 2020

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