E’ come se all’improvviso si fosse spenta la stella polare e i naviganti non sapessero più orientarsi. Dov’è il nord? Io non so più orientarmi. Si è spenta Rossana Rossanda, erano tanti mesi che aspettavo con timore di ricevere questa notizia, magari attraverso una telefonata triste di Luciana Castellina. Insomma, mi ero preparato. Però la stella alla fine si è spenta sul serio e io non so che scrivere, per di più non ho mai saputo piangere. Pintor mi ha insegnato a scrivere a caldo, a costo di mettere in stand by le emozioni, il dolore per la perdita di un’amica e scrivo amica con un po’ di vergogna: chi sono io per dire amica a Rossana? Allora ci provo.
Rossanda nasce a Pola… Lasciamo stare: siti, giornali, e tg sono pieni di biografie.
Rossana studentessa cerca il faro per individuare la via e lo trova nell’incontro con il filosofo Antonio Banfi. La luce la porta dentro la lotta al nazifascismo e poi nel Pci, il ’56 a Budapest la porta a scoprire fino a che punto possono essere odiati i comunisti dagli operai e si interroga sui limiti del suo partito. Rossana nel Pci è la cultura, la sua è una cultura critica, sempre comunque e con chiunque. Una cultura aperta, internazionale e internazionalista, Sartre, Simon de Beauvoir, Althusser, Karol… Si fa attraversare dal ’68, a Parigi come a Roma, così come a Milano si era fatta attraversare dagli operai e tra il ’68 e il ’69 prende corpo il manifesto, rivista eretica come lei, e con lei Pintor, Parlato, Magri, Castellina, Natoli. Siccome, dopo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia “Praga è sola” non si può scrivere, tutto il gruppo viene radiato dal Pci per frazionismo. Nasce il quotidiano comunista il manifesto, e per la prima volta un gruppo di eretici comunisti non diviene anticomunista, comunista lo rimane anche quando il Pci se la scrolla di dosso, quella identità, nel nome e nei fatti. Per il Pci è stato più facile scrollarsi di dosso storia e valori che non le incrostazioni del socialismo reale.
Di sé, della storia italiana, dei conflitti nel mondo, dei comunismi Rossana ha raccontato nel libro La ragazza del secolo scorso. Quando è pronta la seconda parte del racconto, da fine anni Sessanta a oggi? Le chiedevo ogni volta che la incontravo nella sua casa romana, dopo il trasferimento da Parigi, dopo la morte del suo compagno Karol. “Sto limando le ultime cose, ma non mi piace, è brutto questo libro”. In realtà non le piaceva la fine che aveva fatto una storia collettiva. Rossana era cultura, politica, giornalismo. Rossana era l’interlocutrice critica di Fidel Castro, era l’intervistatrice di Salvador Allende pochi mesi prima del bombardamento della Moneda. Rossana si è fatta attraversare dal femminismo, perché il conflitto di classe non è esaustivo. Studiava e imparava, prima di insegnare a noi la strada maestra guardava verso dove ci stavamo dirigendo noi giovani, con curiosità e block notes. Rossana amava l’arte, la letteratura. Amava il mare e le triglie.
Rossana Rossanda è morta nella notte che 150 anni fa aveva preceduto la presa di Porta Pia. Ha vissuto tenacemente e tenacemente combattuto per 96 anni, qualche volta ha vinto, molte volte ha perso. Dovrebbe leggersi i suoi articoli e i suoi libri, studiare la sua biografia chi pensa che la politica sia una cosa sporca, per scoprire finalmente una politica pulita, colta, generosa. Una politica che voleva cambiare lo stato di cose presente. Una politica di un altro secolo. Chi dice che nessuno è insostituibile – lo dicevi anche tu, Rossana – dice un pezzetto di verità e una grande bugia.
Ciao Rossana, grazie per tutto quello che ci hai dato.