Il mantello del Klan

di Domenico Gallo /
29 Agosto 2020 /

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Nel film di Spike Lee BlacKkKasman si raccontano varie malefatte del Ku Klux Klan, viste attraverso gli occhi di un agente infiltrato. Nel film compare anche un personaggio reale, David Duke, Gran maestro e presidente nazionale del Ku Klux Klan, che si reca a Colorado Springs per officiare la cerimonia di iniziazione di un nuovo “fratello bianco”, ignorando che si tratta di un agente infiltrato. Il Gran Maestro passa in rassegna i suoi sodali incappucciati indossando un mantello da crociato che gli serve per dare solennità al suo ruolo.

Per una strana associazione di idee, ho pensato al mantello del Gran Maestro del Ku Klux Klan, quando ho letto la singolare ordinanza n. 33 del 22 agosto 2020 con la quale il Presidente della Regione Sicilia ha steso un mantello sulla sua Regione, ordinando che:

«Entro le ore 24 del 24 agosto 2020, tutti i migranti presenti negli hotspot e in ogni centro di accoglienza, devono essere improrogabilmente trasferiti e/o ricollocati in altre strutture fuori dal territorio della Regione Siciliana. […] È fatto divieto di ingresso, transito e sosta nel territorio della Regione siciliana da parte di ogni migrante che raggiunga le coste siciliane con imbarcazioni di grandi e piccole dimensioni, comprese quelle delle ONG».

Probabilmente il Presidente Musumeci ha sopravvalutato i suoi poteri, non si è reso conto che non può dare ordini al Ministero degli interni, né può vietare alle navi delle ONG di salvare i profughi in alto mare, come prevedono le convenzioni internazionali. Per uno strano daltonismo sociale non si è reso conto che i turisti che hanno “invaso” quest’estate la Sicilia (in numero di un milione) possono essere portatori potenziali di Covid, tanto più che non sono sottoposti a nessun controllo, né isolamento, come avviene, invece, per ciascun profugo che sbarca in terra siciliana. Eppure le vicende del Billionaire sembrano dimostrare che il contagio viene diffuso dai ricchi più che dai poveri.

Poiché le Regioni, anche quelle a statuto speciale come la Sicilia, non dispongono né di un proprio esercito né di una propria polizia, il “termine improrogabile” è scaduto senza che nessuno se ne sia reso conto. Anche se il valore giuridico dell’ordinanza di Musumeci è pari a zero (come ha ritenuto il Tribunale amministrativo regionale di Palermo, che, appena investito dal Governo, ne ha, in via di urgenza, disposto la sospensione), non si può ritenere che essa sia priva di conseguenze. Il problema è il messaggio politico-culturale che si è voluto diffondere. La portata velenosa di questo messaggio è stata colta dalla Caritas diocesana di Palermo che ha espresso il commento più pertinente osservando:

«Il disagio, il dolore, la fatica vengono giustamente attribuiti agli abitanti delle nostre isole senza prendere però in considerazione anche lo stato e il destino di migliaia di donne, di bambini e di uomini in fuga dalla fame e dalle guerre, che concludono in Sicilia, in maniera indegna, un lungo esodo in cerca di libertà e di vita buona. Come ha fatto notare a più riprese Papa Francesco, se dividiamo l’umanità in persone di serie A e di serie B, se non ci facciamo carico del dolore di tutti, siamo destinati al fallimento umano e politico. […] L’ordinanza (del presidente Musumeci, ndr) invece sceglie la via mistificante di una nuova cosciente discriminazione. […] Ma se coloro che provengono dai paesi del Nord del mondo, interessati fortemente dal coronavirus, possono muoversi ed entrare liberamente in Sicilia, perché i migranti no? […]. I poveri sono dunque pericolosi, devono essere discriminati, mentre proprio il Covid ci ha insegnato che di fronte alla malattia siamo tutti uguali, che il virus non distingue i ricchi dai poveri? […] Il nostro Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice […] ha ribadito: “Se il virus non ci ha insegnato che il destino del mondo è uno solo, che ci salveremo o periremo assieme; se la pandemia ci ha resi ancora più pavidi e calcolatori, facendoci credere di poter salvare il nostro posto al sole, siamo degli illusi, dei poveri disperati. Basta con gli stratagemmi internazionali, con i respingimenti, basta con le leggi omicide”. Con l’ordinanza del Presidente Musumeci si trasmette dunque, a nostro parere, un messaggio intimamente sbagliato e antropologicamente pericoloso. Intimamente sbagliato, perché si attribuisce ai migranti la responsabilità di una diffusione del contagio. […] Antropologicamente pericoloso, perché equipara i poveri agli untori e divide ancora una volta l’umanità in due, inconsapevolmente preparando e non evitando la catastrofe planetaria che verrà da un mondo disunito e disumano. È incredibile – dopo anni di studi e di ricerche sull’invenzione del capro espiatorio quale forma di perversione sociale – come vengano ancor oggi propinate teorie di questo tipo, utili forse demagogicamente sul piano del consenso politico spicciolo ma umanamente ed evangelicamente inaccettabili».

Non possiamo non essere d’accordo, ma dobbiamo constatare con amarezza che il mantello del sig. David Duke, ha steso un’ombra anche sulla Sicilia.

Questo articolo è stato pubblicato su domenicogallo.it il 28 agosto 2020

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