l'emergenza nel paese delle banane

7 Giugno 2020 /

Condividi su

di Silvia R. Lolli
La data, a memoria del referendum istituzionale e della prima elezione a suffragio universale di un’assemblea legislativa dopo la seconda guerra mondiale, quest’anno ha un ulteriore valore: è la vigilia della fase 3, della ripartenza, dopo le restrizioni della libertà personale per il Covid-19.
Sarà certamente una data, un anno, da ricordare anche per il mondo. Noi purtroppo il 2 giugno a volte ricordiamo altri eventi, perché anni fa i nostri peggiori politici decisero di dedicare allo sport la prima domenica di giugno. Il nostro paese è abituato a fare miscellanee, a confondere il vero con il falso, a mettere sullo stesso piano la serietà e la dabbenaggine. Oggi, a tutti i livelli, continuiamo a comportarci dando meno valore a principi importanti, e continuiamo a pensare “tanto a me non potrà capitare”, a riprendere come se nulla fosse accaduto. Anzi la “destravirus” il 2 giugno 2020 afferma che il virus non c’è più! L’importante è continuare nella perversa corsa verso la ricerca di ricchezze consumistiche e poco valoriali. Le imprese (soprattutto le peggiori) richiedono i soldi dallo Stato pur se l’imprenditore ha espresso le proprie incompetenze o non mantiene in questo paese le liquidità per investire e non paga le tasse, oppure ha continuato a lavorare mettendo a rischio i lavoratori fregandosene dei contagi sul suo territorio. La Milano da bere, oggi si è convertita al bere nell’happyhour! Però si dice che faccia da volano alla nostra economia, non si può fermare; qui è entrata in vigore pienamente la legge darwiniana della selezione naturale i vecchi i poveri possono morire; non siamo contenti? Se ne avvantaggerà pure il bilancio dell’INPS!
Le scuole hanno chiuso, in parte riapriranno soltanto per svolgere gli esami di Stato; nello stesso tempo lo sport spinge per riaprire i campionato di serie A. Anche lo sport minore, attraverso i centri estivi (un misto fra formazione scolastica e sportiva, ma svolta da non professionisti), riapre, spesso negli stessi spazi scolastici finora chiusi perché i contagi erano più facili qui.  
Si sono consumate e si continuano a consumare varie polemiche in questi tre mesi di blocco, buttando via subito le paure. Non ci sarà quella sperata riorganizzazione della vita quotidiana ispirata a principi umani, solidaristici, più naturali. L’economia non cambierà il suo percorso consumistico e depauperante tutto. A nulla valgono le urla degli ambientalisti o gli studi sulla decrescita. Neanche il Covid-19 riuscirà a guarire il virus incistito nei comportamenti, molto indotti, di molti di noi.
Le polemiche o le semplici critiche evitano di richiamare tutti ad un minimo di serietà, soprattutto i presidenti di regione, che fin dall’inizio di questa pandemia, hanno, chi più chi meno, cercato di decidere per l’Italia ciò che andava bene solo per loro!
Si sono sentiti forti, perché alcuni anni fa si è arrivati all’attuale e pessimo titolo V della Costituzione: unica riforma riuscita su un’altra mini compiuta pochi anni prima (non revisione come si dovrebbe per norma costituzionale!). Quel cambiamento avvenne con il plauso di molti. I vari Presidenti di Regione, forti anche delle leggi elettorali, in questi mesi si sono spesso messi in tasca le raccomandazioni dell’OMS, definite in un patto istituzionale, disponibile nel nostro paese dal 2007 in poi, per far fronte alle pandemie. Ci ritroveremo probabilmente in simili situazioni altre volte nei prossimi anni, ed avremo ancora polemiche, finalizzate solo a spinte autonomiste; così continuerà la poca chiarezza per norme che dovrebbero essere adottate per tutti contemporaneamente, quindi a livello centrale. Per fortuna ho trovato in questi mesi un presidente del consiglio dei ministri e non un Capo del Governo, a differenza appunto dei presidenti delle Regioni, ormai orgogliosi di lasciarsi definire dai giornalisti Governatori!
In questo quadro oggi, alla vigilia dell’inizio della fase 3 con i contagi che in parecchie regioni continuano e con la possibilità di mobilità da regione a regione, si riapriranno ulteriori spazi per il turismo, i musei…e appunto i centri estivi, come in Emilia-Romagna. 
Dunque scuole chiuse, ma centri estivi riaperti, perché le mamme devono andare a lavorare; magari i padri o le stese mamme potrebbero continuare a fare il lavoro da casa e non avere quella necessità di questa riapertura. Comune una domanda è d’obbligo: il Governo non dà sostegno economico ai genitori che lavorano per poter assumere baby sitter? 
Invece, in questa frenesia del migliore della classe, la spinta politica territoriale è quella di riaprire i centri estivi, pur con tutte le cautele. Dietro vedo anche le spinte di organizzazioni che hanno bisogno di questi centri estivi e sono cresciuti negli anni rimanendo pur sempre in un limbo definito volontariato. Quindi non sono tanto solo le mamme o le famiglie a fare questa richiesta, ma c’è dietro una forza elettorale per un paese che continuamente fa tornate elettorali.
Oggi, 2 giugno 2020, scopro sull’edizione bolognese del Corriere della Sera, sempre a firma Daniela Corneo, due articoli. Da una parte c’è l’intervista alla sindacalista CGIL Bagni: si riflette sulle esperienze della DaD e sulle difficoltà in vista delle riaperture scolastiche a settembre; ora si dovrebbe costruire un piano a livello territoriale per avere tutti gli spazi pronti. 
Dall’altra leggo la scelta della regione Emilia-Romagna di fare tamponi a chi lavorerà nei centri estivi; non credo che siano le stesse risorse della scuola, magari in cassa integrazione, come avevano richiesto i sindacati. Si utilizzerà quello delle organizzazioni ormai consolidate con le varie convenzioni e deleghe dei Comuni negli anni precedenti. Nonostante il titolo di volontari si legge: “I costi aumentano…”, informazione ricavata da Il Resto del Carlino: ci vorranno più operatori, più spazi…però è bene aprire. Altro titolo: “a Zola si cercano volontari per far giocare nei parchi i bambini”(!!!!!) I punti interrogativi che vorrei mettere per questi titoli sono infiniti. Infatti trovo almeno paradossale, se non vergognoso per l’incompetenza politica, tutto ciò. Mi spiego. La scuola superiore di secondo grado è rimasta sempre aperta, pur se a ranghi ridotti e con le dovute precauzioni; anche gli altri ordini di scuole statali dovrebbero essere rimaste aperte, fanno pur sempre parte del servizio pubblico. Per inciso si è vista la differenza fra le scuole statali e quelle private, alcune delle quali completamente chiuse ed in parte in difficoltà ad offrire la necessaria DaD, difficile da organizzare con pochi mezzi. 
La scuola superiore di secondo grado tra qualche giorno si metterà alla prova per affrontare gli esami di Stato in presenza, quindi un po’ più di persone saranno presenti negli spazi delle scuole italiane. Sarà un momento importante; si “faranno le prove” per essere pronti a settembre, quando i numeri negli spazi saranno ben più alti rispetto alle  piccole commissioni d’esame.
Che cosa si prevede per questa riapertura; nulla di più delle misure preventive che ci hanno accompagnato in questi mesi: sanificazione, distanziamento, DPI, controllo all’entrata e magari un’autocertificazione. Interessante! Se voglio essere certa del mio stato di salute posso andare nei centri privati per un test sierologia, visto che non ho i sintomi da coronavirus. Sono dipendente del ministero, una volta pubblica, istruzione, perché non si prevedono per me tamponi?
Dunque da una parte un presidio importante e statale riparte lentamente, altri servizi o industrie dello spettacolo, vedi campionato di calcio, o servizi semi-educativi, i centri estivi, riaprono. Per loro sono previsti migliaia di continui tamponi. Per questi lavoratori non c’è preoccupazione in merito alle difficoltà del servizio sanitario universale (per art. 32 della Costituzione) a garantirne tanti per il controllo territoriale degli asintomatici. La scuola statale tra poco riapre per garantire un minimo di ufficialità agli esami di Stato, quindi insegnanti in presenza; gli uffici amministrativi poi sono sempre aperti anche per mantenere un servizio estivo che non potrà essere fatto solo da remoto. Per tutto questo personale non si prevede nulla; fra l’altro potrebbe costituire, in una visione di ricerca e con campionamento non scelto dall’ISTAT, un ampio “cluster”. Per questo servizio statale importante, previsto dalla Costituzione e nell’idea dei padri costituenti con un fondamentale valore per il mantenimento della democrazia (leggere Calamandrei, il suo discorso sulla scuola del 1950), non si prevede di effettuare alcun tampone, cioè non c’è lo stesso controllo fatto nelle imprese private più illuminate, ma che si prevede per il calcio professionistico e per i centri estivi.
Anche questo ricorderò per le prossime ricorrenze del 2 giugno: festa della Repubblica? Di quale, quella delle banane, come si diceva anni fa?

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati