Se Biden si ritira, torna in campo Sanders

10 Maggio 2020 /

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di Carl Beijer
Il vincitore delle primarie pare intenzionato a resistere, nonostante lo inseguano le accuse di molestie sessuali. Ma se dovesse farsi da parte, ecco i quattro scenari possibili: premiano sempre Bernie
 
Il presunto candidato di un grande partito invischiato in molteplici molestie sessuali e casi di aggressione che saltano fuori mesi prima delle elezioni presidenziali. È il genere di cose che sembra non possano mai accadere davvero, fino a quando non succede. La mia previsione è che Joe Biden supererà il subbuglio generato dal caso di Tara Reade e accetterà la nomination democratica che si profila sul suo cammino tra pochi mesi. Tuttavia io non sono un indovino, nessuno lo è.
Molte altre persone hanno iniziato ad analizzare cosa succederebbe se Biden si ritirasse così tardi dalla corsa alla presidenza. Alcune delle congetture più misteriose immaginano una scena finale in cui Andrew Cuomo o Hillary Clinton vengono scelti alla Convention dai vertici del partito, mentre autori come Alex Pareene immaginano uno scenario meno drammatico: Biden si ritira, i suoi avversari rientrano in corsa e le primarie riprendono. Ancora una volta, non credo che nulla di tutto ciò sia davvero probabile, ma poiché sono state messe sul tavolo così tante possibilità, mi sento costretto, per chiarezza, a ribadire un semplice punto: se Biden si ritira, sarà Bernie Sanders ad avere la spinta alla nomination più forte.
 
Il voto alle primarie
I calcoli del pre-Convention sono semplici. Per vedere la gamma dei risultati possibili, immaginiamo che Elizabeth Warren – che al momento si sta trascinando verso il terzo posto – riesca ad aggiudicarsi tutti i delegati che Bernie non ha. Ecco quattro scenari:
Scenario A. Warren riesce a prendere il 100% dei delegati rimanenti. Mette insieme la maggioranza relativa, ma resta comunque molto al di sotto di quella assoluta.
Scenario B. Sanders si aggiudica il 19% dei delegati rimanenti. Bastano queste scarse prestazioni a Sanders per raggiungere la maggioranza relativa.
Scenario C. Sanders raggiunge l’attuale media di 538 delegati, con il 31,5% dei delegati rimanenti. I calcoli cambierebbero, ovviamente, se Biden abbandonasse, ma se Sanders dovesse semplicemente eguagliare la sua performance attuale negli altri Stati, avrebbe un vantaggio di quasi 400 delegati. In prospettiva, si tratterebbe di una vittoria più sostanziale di quella alle primarie del 2008 di Obama su Clinton, quando ebbe la meglio con una maggioranza di 294,5 delegati.
Scenario D. Sanders si aggiudica il 71% di tutti i delegati rimanenti. Sanders in questo modo avrebbe la maggioranza assoluta dei delegati.
Guardando questi risultati, è impossibile per chiunque se non per Sanders ottenere la maggioranza assoluta; è improbabile che chiunque altro possa guadagnare la maggioranza relativa; estremamente probabile che Sanders raggiunga una maggioranza relativa molto netta; e possibile, sebbene non probabile, che possa ottenere la maggioranza assoluta.
 
La Convention
È difficile immaginare un pretesto plausibile per negare a Sanders la nomination se dovesse partecipare alla Convention con la maggioranza assoluta dei voti. Guardando la matematica, questa ipotesi non è al di fuori del regno delle possibilità, specialmente in queste primarie travagliate.
Ma il risultato più probabile, a quanto pare, è che Sanders arrivi alla Convention senza arrivare alla maggioranza assoluta a ma con una maggioranza relativa significativa. In termini di regolamento, la Convention convocherebbe un secondo turno di votazioni, sollevando tutti i delegati impegnati e gettando nella mischia i superdelegati.
Questo scenario sarebbe politicamente pericoloso per Sanders, dal momento che non ci sono regole che stabiliscano chi debba votare per lui a questo punto, solo discussioni. Da parte sua, Sanders sarebbe in grado di fare appello alla sua maggioranza relativa e probabilmente di indicare il precedente di Obama come una vittoria in circostanze identiche. I suoi avversari, nel frattempo, dovrebbero fare affidamento su tutti i tipi di speculazioni controfattuali («Se Biden si fosse ritirato prima, Warren avrebbe vinto!»), e sulle regole inventate alla Calvinball («Ciò che conta è la somma di chi è al primo più chi è al secondo, non solo il primo posto»).
Oppure, ovviamente, potrebbero semplicemente dichiarare irrilevante il primo turno di votazioni e vincere il secondo turno mettendosi d’accordo dietro le quinte, proprio come si sono coordinati per sconfiggere Sanders a febbraio, e forse incoronando qualcuno che non ha corso alle primarie.
Ancora una volta, non credo che nulla di tutto ciò sia probabile: i politici dell’era moderna hanno imparato che possono resistere a qualsiasi scandalo se sono abbastanza testardi, e se Biden non si è ancora ritirato è difficile immaginare cosa potrebbe spingerlo a farlo. Tuttavia, poiché la maggior parte degli esperti sembra più preoccupata di chi potrebbe ottenere la nomination rispetto a chi dovrebbe averla in caso di abbandono di Biden, vale la pena tenere presente la richiesta di Bernie.
Questo articolo è stato pubblicato su JacobinItalia il 9 maggio 2020

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