di Silvia R. Lolli
Continuo a pensare che questa pandemia, al di là di lutti, tragedie personali e famigliari, può aiutarci a rimettere a posto economia, società (anche politica) e persone. Dobbiamo solo cominciare a studiare, pensare ed agire ampliando quell’orizzonte ormai offuscato da inquinamenti di varie specie. Nei tanti articoli postati nel blog dell’associazione il manifestoinrete in questi giorni si cominciano a tracciare percorsi per un futuro che dovrà cambiare molti paradigmi ed azioni, partendo dall’io per arrivare ad un noi molto più consapevole. Solo con il noi consapevole appunto si potrà avere più rispetto verso se stessi, come indica qualsiasi Costituzione democratica e la nostra in particolar modo. In quella italiana la solidarietà sta alla base sia del patto politico sia di quello sociale che dopo l’aprile del 1945 sostenne la ricostruzione, seppur aiutata quasi subito dal piano Marshall USA, allo scopo di giungere prima della statalizzazione staliniana. Contrapposta fra le due grandi potenze l’Italia riuscì comunque, nonostante mafie locali e la strisciante colonizzazione commerciale, industriale e culturale americana, ad imporsi e progettare l’unione degli stati europei per sconfiggere future guerre.
Dopo la liberazione, che quest’anno si festeggerà cercando una diversa modalità di costruzione della comunità di appartenenza, virtuale, ma anche di prossimità (25 aprile 2020 #iorestolibera #iorestolibero), l’Italia è risorta. Tuttavia il bel paese è stato martoriato da consumo indiscriminato di territorio a causa di speculazioni anche illegali, di perdita di biodiversità agricola, di perdita di bellezze paesaggistiche, di iper-consumismi commerciali ed industriali; tutto ciò ha portato la costruzioni di tante cattedrali nel deserto, sperpero di danaro pubblico (cioè di tutti), fogne e colline di rifiuti anche pericolosi, spesso a cielo aperto, oppure seppelliti sotto luoghi costruiti per il
benessere.
Scrive slow food, presentando l’appello per l’iniziativa del 25 aprile: “quest’anno, nel settantacinquesimo anniversario della Liberazione, abbiamo bisogno più che mai di celebrare la nostra libertà. In un momento in cui siamo costrette e costretti all’isolamento per combattere un nemico invisibile, in cui la distanza sociale ci rende un po’ più soli, possiamo e dobbiamo stringerci e sostenerci. Vogliamo riconoscerci gli uni nelle altre e negli altri, tornare a guardare al futuro con speranza e coraggio, e soprattutto ricordarci che una volta passata questa tempesta saremo chiamate e chiamati a ricostruire un mondo più giusto, più equo, più sostenibile”.
E aggiunge: “sono queste alcune parole dell’appello sottoscritto da oltre millequattrocento protagonisti italiani della cultura, della società civile, dello spettacolo, dello sport“. Nessuna organizzazione ha firmato l’iniziativa, anche se sono molte quelle che si stanno impegnando, in quanto in primo piano sono le persone, tutte assieme e tutte allo stesso livello. L’elenco dei firmatari, in ordine alfabetico e tutte le altre informazione sull’iniziativa si trovano sul sito www.25aprile2020.it
Ben venga questo appello sostenuto dall’associazione che da anni fa proprie alcune parole che dovrebbero sostenerci per il futuro: lentezza, cibo sano ed ambiente pulito. Poi c’è un’idea quella del ricostruire assieme e del riconoscersi; ci siamo infatti persi di vista piano piano, pur all’interno di masse, diventate sempre più folle anonime. Questa perdita ne ha portato altre con sé: perdita della memoria, perdita di consapevolezza, perdita dei diritti, ma anche della consapevolezza dei propri doveri. Il riconoscimento di sé e dell’altro propone il riappropriarsi del senso del noi che deve essere tutelato, costituzionalmente, dallo Stato. E’ questa la solidarietà economica e sociale che può far sviluppare ogni persona. Tanti gli articoli della Costituzione Italiana che la richiamano, non solo i primi 4. Come ci insegnava Leopoldo Elia la nostra bella Costituzione ha una sua specificità: tutti gli articoli sono da conoscere e leggere collegandoli l’uno all’altro, perché così fu scritta. Il 2° comma dell’art. 3 per esempio fa da supporto a tantissimi altri articoli (32, 33, 34, 42, 53…) per indicare le strade più specifiche da percorrere: compito della Repubblica sostenere coloro che economicamente e socialmente non potrebbero arrivare a contribuire allo sviluppo della Repubblica stessa. E’ il concetto di sviluppo di ogni cittadino, quindi di ogni individuo, al fine di contribuire al benessere di tutti gli altri. Un io/noi che non va nel verso dello sviluppo di rapina del finanzacapitalismo degli ultimi anni, bensì ad uno sviluppo umano sostenibile anche per l’ambiente. Non va nel senso dell’accaparramento delle risorse di tutti per pochi, ma dell’aiuto reciproco organizzato primariamente dallo Stato appunto e non da privati
diventati forse benefattori dopo che hanno già inquinato e depauperato le risorse.
Questa inversione di tendenza indicata da tempo negli scritti di Mariana Mazzucato, letti recentemente: dal Guardian, The Covid-19 crisis is a chance to do capitalism difference (18/03/20) e da www.socialeurope.eu, Capitalism’s triple crisis (09/04/20). Mi fa molto piacere sapere che sia una delle teste pensanti chiamate da Conte come consigliera economica e oggi nel pool di esperti per fronteggiare la fase 2. Al di là degli errori (per me sulle risorse da dare alle aziende ci saranno) che chi lavora seriamente può sempre fare, perché devo ancora ascoltare le critiche dell’opposizione italiana? Un po’ di silenzio fa bene allo spirito e soprattutto allo studio!