Cosa leggere ai tempi del CoVid-19: la Costituzione Italiana

17 Marzo 2020 /

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di Silvia R. Lolli
Tanti oggi i pensieri e le riflessioni, in questo momento in cui la città sembra campagna: silenzio e ascolto di una natura che si risveglia. Dove ancora esistono alberi o spazi verdi riusciamo a sentire il canto dei tanti uccellini, cardellini, passeri, merli, perfino usignoli, oltre a gazze, piccioni, tortore e corvi che stanno ripopolando almeno alcune periferie. Riusciremo a sentirli quando l’emergenza sarà finita? Basta abituarsi a loro per fare meno rumori?Il passeggio per l’acquisto del pane e giornale a volte è quasi disturbato dal rumore di sporadiche auto, autobus e motocicli, a volte oltre i decibel consentiti: i soliti spacconi della marmitta fuorilegge! Chissà se ricominceremo ad apprezzare il silenzio come un tempo? L’ascolto del silenzio, non il gioco per bambini, può essere un nuovo elemento contro la noia? Oggi i giornali ed i mezzi di comunicazione sono pieni di consigli per le letture; visite ai musei gratuiti online…
Per le letture, ne propongo una su tutte: la Costituzione Italiana. Ne abbiamo bisogno, oltre che cantare l’inno nazionale (scritto dopo il Risorgimento) è bene conoscere meglio tutti i 139 articoli. Chissà se dopo questa emergenza tutti diventiamo più esperti della nostra Carta! Chissà se questa conoscenza ci porterà a spegnere tv ed altri media quando giornalisti, politici usano parole estranee alla Costituzione Italiana. Questo Governo ci sta già dando la conoscenza di come i termini costituzionali devono farsi pratica. Infatti lavora e attua la Costituzione: la formalità degli articoli sulle funzione del Governo, del Presidente del consiglio e dei Ministri, diventa ora sostanza. Da un po’ finalmente non si sente più parlare di “capo del governo”. Il referendum costituzionale della fine di marzo, voluto dall’attuale maggioranza parlamentare, slitta. Chissà se lo slittamento lo porterà fuori pista e non si farà più?Costituzionalmente non sarà possibile, ma mi auguro che il tempo per l’approfondimento individuale, possibile in questo momento di pausa, ci porti a scegliere secondo principi democratici, quindi per il NO. I veri “rappresentanti della sovranità popolare” eletti in Parlamento da considerare, non gli attuali nominati dai leader, non possono diminuire troppo. Già l’ultima legge elettorale ci ha portato ad eleggere questo Parlamento, incapace di perseguire i rei (legge sulla prescrizione ma non solo…), ma capace di mirare a soluzioni oligarchiche e politiche, piuttosto che a soluzioni economiche più solidaristiche. E’ la differenza fra la diminuzione del numero dei parlamentari, contro una più semplice diminuzione degli emolumenti e delle pensioni di chi è o è stato eletto; l’elezione dovrebbe essere per il miglioramento della “res pubblica” e non per il suo depauperamento! Anche questo citato dagli articoli 54 e 98 della Costituzione. Diminuire il numero dei parlamentari porta inevitabilmente al minor numero di rappresentanti dei cittadini nell’organo legislativo italiano. Molti già oggi con la legge elettorale non si sentono “sovrani” della democrazia italiana (2° comma, 1° articolo Costituzione Italiana). Diminuire gli emolumenti, i vitalizi degli eletti e degli ex parlamentari darebbe lo stesso contributo ai bilanci statali, ma si fa senza ledere il principio democratico. Potrebbe essere utile togliere i gettoni e gli emolumenti verso commissioni parlamentari. Nell’attuale bilancio statale si potrebbero assegnare questi risparmi a coloro che stanno lavorando realmente in questo periodo.Sono convinta che in Italia, oltre a riorganizzare un bilancio spesso impossibile da controllare veramente per interventi politici a fini elettorali, si potrebbero risparmiare tanti compensi verso chi viene nominato nelle contingenze e non paga mai se non fa il risultato di obiettivo, anzi ha sempre ricevuto ricchissime buone uscite. Si può osservare da tanti anni: dopo il blocco dei contratti statali e il ricorso agli incentivi nei vari settori della P.A. E’ il problema principale che spesso la stessa Corte dei Conti non vuole sollevare. Se i bilanci pubblici non sono floridi il problema non è causato dagli organi dello stato onnivori (e per questo si privatizza!). In Italia c’è anche l’incapacità del controllo da parte di dirigenti nominati (negli ultimi anni i concorsi a vari livelli si sono rallentati e sono rimasti a lungo nominate persone, i consulenti, senza concorso!) solo per ragioni elettorali e non per le competenze.
La burocrazia statale è importante per il paese; i servizi pubblici statali come sanità e scuola poi sono le fondamenta di qualsiasi democrazia. Chissà se riusciremo ad esserne consapevoli dopo questa emergenza? Dove si trovano in Italia i presidi sanitari che stanno fronteggiando senza pause il Covid-19, nel pubblico o nel privato? E’ soprattutto grazie a quelli pubblici che lavorano e rischiano già da molti giorni e dovranno purtroppo continuare, senza avere mire economiche come primo obiettivo! Chissà se il privato che la RER ha coinvolto in questi giorni si metterà a disposizione senza cercare ricavi facili da parte del pubblico. Infine, auspico che la notizia di questi giorni, arrivata dai ricercatori dell’università olandese di Utrecht per la possibile cura, l’anticorpo che potrebbe vincere il virus sia reso disponibile a livello globale in modo libero, senza cioè farne un brevetto per una casa farmaceutica. Sarebbe uno dei tanti benefici che questa emergenza potrebbe dare a tutta l’umanità.

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