Stop F35, ultima possibilità

16 Ottobre 2019 /

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di Giulio Marcon
Nel giro di un paio di giorni i mezzi di informazione ci hanno prima informato che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rassicurato il segretario di Stato americano Mike Pompeo sul nostro impegno per gli F35 (si va avanti, nessun ripensamento) e poi che i primi sei F35 italiani sono stati schierati in Islanda per un’operazione congiunta con la NATO.
Tra quelli già ultimati, quelli in corso di costruzione e quelli per i quali si è già firmato un contratto siamo a quota 28. L’Italia si è impegnata a prendersene in tutto 90: inizialmente erano 131, ma fu proprio il governo Monti nel 2012 a fare in questo caso un po’ di utile spending review e a tagliarne 41. Dobbiamo così prenderne altri 62, per un esborso di oltre 10 miliardi di euro.
Eppure le critiche a questo programma sono arrivate da ogni dove e alcuni paesi che inizialmente avevano aderito al programma guidato dagli americani e dalla Lockheed Martin si sono ritirati o hanno ridotto le commesse. Nel 2014 il Parlamento ha votato una mozione (a prima firma dell’on. Scanu) che chiedeva al governo di rivedere il programma, con l’impegno al dimezzamento della spesa.
Da allora non è cambiato nulla. I governi che si sono succeduti hanno confermato il loro impegno e il Movimento 5 Stelle, che nella scorsa legislatura si era battuto contro gli F35, ora tergiversa: anche se alcuni suoi esponenti hanno espresso malumori sulle dichiarazioni di Conte e il premier è stato costretto a puntualizzare le sue dichiarazioni.
Ricordiamolo ancora: gli F35 sono cacciabombardieri con caratteristiche d’attacco e stealth, possono trasportare piccoli ordigni nucleari e non sono certo degli intercettori, utili a difendere i confini del paese o dell’Europa. Sono pensati per i teatri di guerra, la stessa che l’Italia ripudia nell’articolo 11 della Costituzione.
Per questo motivo Sbilanciamoci, Rete per il Disarmo e Rete della pace hanno rilanciato da alcune settimane la campagna #stopf35#ultima possibilità.
Chiediamo di fermare questo insensato spreco di risorse, che potrebbero essere usate per il lavoro, l’ambiente, il welfare. Siamo per il blocco immediato: ma sarebbe sufficiente che il governo rispettasse l’impegno richiesto dal parlamento con la mozione Scanu nel 2014 – il dimezzamento della spesa ‘- e il programma in pratica si fermerebbe.
Mentre abbiamo difficoltà a trovare con la prossima legge di bilancio 2,5 miliardi per ridurre le tasse ai lavoratori, spenderne 10 per dei cacciabombardieri come gli F35 è una follia. È ora di cambiare rotta e pensare al lavoro e all’ambiente, non alla guerra e agli interessi dei mercanti di morte.
Questo articolo è stato pubblicato da Sbilanciamoci.info il 7 ottobre 2019

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