Quella del sindaco di Riace è disobbedienza civile

4 Ottobre 2018 /

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di Luigi Ambrosio
Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, non è mai stato tipo che si nasconde. Ha sempre svolto il suo lavoro alla luce del sole e anche le intercettazioni telefoniche che sono utilizzate come elemento di accusa nei suoi confronti lo dimostrano. Nelle conversazioni, il sindaco spiega che una donna di nazionalità nigeriana occorre che si sposi per poter ottenere i documenti necessari per il permesso di soggiorno. Altrimenti, data la sua condizione, verrebbe espulsa. Il sindaco aggiunge che in caso di matrimonio lui si sarebbe fatto carico di produrre tutti i documenti necessari consentirle di rimanere in Italia.
Secondo il procuratore di Locri, Luigi D’Alessio, il sindaco si sarebbe più volte e in modo inequivocabile adoperato per organizzare matrimoni di comodo. Con una “spigliatezza disarmante” dice il procuratore. Stabilirà la magistratura se i reati siano effettivamente stati commessi. A Salvini, che ha esultato per l’arresto, ha risposto Emma Bonino ricordando l’importanza di essere garantisti, sempre. “Ancora una volta una vicenda tutta da chiarire nei suoi aspetti giudiziari è trasformata in un’arma di propaganda e gettata nel tritacarne mediatico e social da un ministro della Repubblica italiana” ha scritto Bonino.
È significativo che sia stata proprio lei a esprimersi. Emma Bonino è stata tra le principali protagoniste di battaglie che si sono basate anche disobbedienza civile. Nel caso di Riace, la disobbedienza civile è uno strumento di azione risposta politica contro comportamenti sempre più punitivi nei confronti dei migranti da parte del Governo. Questo, al netto dell’esito della vicenda giudiziaria su cui, come ricorda Bonino, occorre essere garantisti.

L’attuale governo mette nel mirino i singoli che si battono per l’accoglienza. Oggi non solo Salvini ha gioito alla notizia dell’arresto del sindaco di Riace, ma anche il Movimento 5 Stelle ha scritto sul blog ufficiale che “Riace non era un modello” e che saremmo di fronte, con l’arresto del sindaco, nientemeno che alla “fine del business dell’immigrazione”. Parole di esultanza simili erano state spese quando era stato chiuso il centro di accoglienza per migranti di Don Biancalani a Pistoia, per irregolarità amministrative.
E la stessa condanna preventiva era stata emessa nei confronti delle Ong che aiutavano i migranti a non morire nel Mediterraneo. Era l’estate del 2017 e Di Maio le definì ‘Taxi del Mediterraneo’. Diverse procure siciliane hanno aperto inchieste che non hanno portato ad alcun provvedimento. Ma il colpevole era già stato trovato. Di fronte all’aggressione continua, alla ricerca reiterata del capro espiatorio, la risposta di Riace è stata lo strumento politico della disobbedienza civile.
Questo articolo è stato pubblicato da Radio Popolare il 2 ottobre 2018

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