Su Youtube sono disponibili tutti i video del dibattito su Marx tenutosi alla Manifesta 2018 lo scorso 7 luglio.
di Sergio Caserta
Al giornalista statunitense del SUN, John Swinton che lo intervistò nell’agosto del 1880, Karl Marx ormai al crepuscolo dell’esistenza, alla domanda finale “qual è la legge ultima dell’essere”, rispose solenne “la lotta!” (Marcello Musto “l’ultimo Marx 1881-1883” Donzelli editore). In questo duecentesimo anniversario dalla nascita del filosofo di Treviri in tutto il mondo si sono tenute numerose celebrazioni, significativa quella svoltasi nella sua città natale in cui il presidente del Parlamento europeo, Junker (tu quoque?) ha scoperchiato una statua di Marx alta sei metri, donata dal governo cinese, così come l’insospettabile Economist, tempio del capitalismo, gli ha dedicato un lungo articolo consigliando di indagarlo. Meno significativi, per non dire quasi del tutto assenti momenti di discussione o celebrazione in Italia che si distingue per smemorato provincialismo.
La Manifesta di Bologna, festa annuale dell’associazione il manifesto in rete, evoluzione in autonomia dell’ex circolo del Manifesto, ha promosso un incontro su Marx lo scorso 7 luglio che si è dipanato in una discussione, preceduta da un’intervista ad Aldo Tortorella per inquadrare la figura del filosofo rivoluzionario, rispetto a tre questioni: la responsabilità o meno di Marx rispetto agli insuccessi e alle sconfitte storiche e ripetute della sinistra, a cominciare dall’esito della rivoluzione d’ottobre, conseguentemente l’utilità o meno della sua “cassetta degli attrezzi” per leggere anche la realtà di oggi, la terza il pericolo reiterato del dogmatismo marxista, cioè dell’interpretazione e soprattutto dell’applicazione schematica delle dottrine marxiane.
Alla videointervista qui riportata insieme a tutti gli altri interventi, hanno risposto un raggruppamento di validi docenti e ricercatori universitari. In primis Alberto Burgio studioso dell’università di Bologna che ha dialetticamente interloquito a distanza con Tortorella ponendo in discussione alcune sue affermazioni circa l’erroneità di alcuni presupposti della rivoluzione sovietica, in particolare sull’interpretazione gramsciana dell’Ottobre, ponendo la questione dei “limiti e delle colpe politiche” delle classi dirigenti storiche della sinistra in una chiave di lettura diversa dell’interpretazione della critica all’economia politica.
Roberto Fineschi dell’Università di Siena, cui si deve la traduzione italiana del primo libro del Capitale condotta sul nuovo testo stabilito dall’edizione critica tedesca ha tratteggiato in modo ampio la figura e l’opera di Marx, più chiara ora che sono stati completati e tradotti i manoscritti originali di Marx del secondo e terzo libro del capitale come si sa pubblicati postumi da Engels, soprattutto rispetto all’efficacia della sua teoria del modo di produzione capitalistico, rivendicandone l’unicità e l’originalità, l’attualità e la piena efficacia, al di là anche delle incompiutezze riconosciute del suo lavoro rispetto alle possibili alternative concrete al modello economico attualmente dominante.
Marx spiega perché il conflitto sociale è intrinseco al sistema di produzione capitalistico, mentre le teorie mai stream parlano di “giusta redistribuzione” e sono riconciliative ma non spiegano perché sarebbero giuste e soprattutto eludono l’esistenza ed il ripetersi di crisi strutturali. Eleonora Caramelli ricercatrice ed esperta di idealismo, ha ricordato che Marx si è formato nella filosofia hegeliana, che fu la filosofia degli anni 30 dell’ottocento, permeando tutta l’intellettualità dell’epoca; l’hegelismo entrando in crisi si divise nelle correnti che vengono definite comunemente destra e sinistra hegeliana, per la prima tutto il reale è razionale, per la sinistra tutto ciò che trasforma il reale è razionale: Marx partendo da posizioni della sinistra hegeliana diventerà anche un critico di Hegel e della stessa sinistra hegeliana.
Il rapporto tra l’esperienza e la coscienza, l’autonomia e la mancanza di autonomia, la funzione della dialettica come elemento portante della trasformazione della realtà, sono la base hegeliana del pensiero di Marx. Per Hegel infatti il lavoro è l’esperienza formativa per eccellenza, in questo senso egli è precursore di Marx, cosicché ogni evoluzione critica del pensiero precedente ne è al tempo stesso espressione, così fu per Hegel con Kant e per Marx critico di Feurebach da cui restò fortemente influenzato.
Francesco Cerrato presentando l’ultimo numero della rivista Dianoia, rivista del dipartimento di filosofia e comunicazione dell’Università di Bologna, interamente dedicato a Marx, ha ricordato come Marx oggi e da tempo sia sostanzialmente ignorato dall’accademia perché l’Università è cambiata, diventando luogo di competizione feroce nello spirito di questo tempo, così come ha segnalato l’assenza di celebrazioni nel mondo della sinistra. Se il primo centenario era stato celebrato dal nascente movimento operaio, oggi le forze di sinistra sembrano aver dimenticato Marx, cosa sta succedendo a Marx? Sembra che nei riguardi del suo pensiero, sia stato privilegiato il contenuto sulla forma, tutti riconoscono a Marx l’aver individuato il momento economico come quello fondamentale su cui si struttura la società.
Viene altresì sacrificato Il carattere critico che Marx denunciava del dominio dell’economico sull’uomo, la sua è una filosofia che si fonda sul pensiero critico. Dianoia tenta di ridare una valenza critica al suo pensiero oggi sottovalutato, lavorando in tre direzioni: Marx sostiene che non c’è niente di “naturale” nel mercato ne nello sfruttamento del lavoro e nel modo di produzione delle merci, per Marx il materialismo storico significa utilizzare uno sguardo che non dà niente per scontato, significa ripensare la dialettica, non è un pensiero critico solo perché storico, ma perché vede la realtà come un insieme di contraddizioni, di conflitti e di scontri, quindi la vede in evoluzione; la dialettica è quel pensiero che considera il reale come un divenire del conflitto, la produzione di ricchezza come necessariamente sfruttamento del capitale sul lavoro, la storia come dialettica per tenere insieme il conflitto e la crisi.
L’ultimo elemento è ricostituire il dialogo tra Marx e i marxismi: tutti coloro che hanno provato ad utilizzare Marx non hanno compiuto un “tradimento”, vogliamo riconsegnare Marx al marxismo con cui è cresciuto, declinandosi in ambiti in cui Marx aveva riflettuto parzialmente. Gennaro Imbriano, ricercatore e curatore con Cerrato della rivista Dianoia, ha concluso gli interventi sottolineando l’attualità, non solo culturale ma anche politica di Marx, in un’epoca in cui tutte le retoriche antimarxiste hanno esaurito il loro compito storico.
È un’attualità tutta politica soprattutto per la sua capacità previsionale su molti fenomeni che riguardano il capitalismo globale oggi, cogliendo ciò nelle parole di Tortorella, ma invertendone il segno, la tesi che l’attualità di Marx non sarebbe messa in discussione dal fallimento della rivoluzione d’ottobre, perchè le esperienze politiche che non ne hanno seguito il tracciato, precisamente quelle esperienze che dopo il crollo dell’89 hanno deciso di separarsi in maniera definitiva dalla tradizione marxiana hanno mostrato la propria inconsistenza politica.
Attualità non solo culturale e politica ma anche filosofica, cercando di mettere in evidenza la sostanza della storia e sviluppando una concezione della dialettica, pur non essendo una filosofia compiuta, è una teoria che ha l’ambizione di costruire una trama sistematica, cosicchè abbiamo chiesto agli autori di lavorare ai nodi, alla critica dell’economia politica, l’economia del valore, la teoria del valore, abbiamo dedicato una sezione alla filosofia di Marx nella storia del pensiero.
I critici hanno richiamato Marx per depotenziarne il portato critico, la nostra operazione intende dimostrare come gli astratti movimenti del pensiero filosofico mostrano la concretezza dell’intento politico, Dietro le celebrazione si nascondono tentativi di delegittimazione: cos’è il marxismo se non è un grande dogma? E Marx non era marxista, ma guarda caso lo si fa per polemizzare con coloro che dichiarandosi marxisti dicevano che era necessario un passaggio dalla società feudale alla nuova società. Occorre provare a comprendere tutte quelle mediazioni tra il livello più alto ed astratto del pensiero e coloro che parlano alla carne viva degli sfruttati, il nocciolo della questione è che i marxismi non sono un fatto che appartiene alla soffitta della storia ma una pagina tutta ancora da scrivere.
L’incontro come si può ben constatare dall’ascolto della video registrazione, ha fornito molti utili elementi non solo di conoscenza di alcuni elementi portanti della figura e del pensiero di Marx, ma anche del nesso tra la sua analisi e i problemi di interpretazione del presente, il che rimanda alla questione della necessaria ricostruzione di presupposti fondamentali dell’agire politico, in questa lunga crisi della sinistra, nel contesto delle trasformazioni e della stessa crisi della società capitalistica. Il numero della rivista Dianoia, dedicato a Marx può essere prenotato scrivendo a ilmanifestoinrete@gmail.com.