Elezioni: cosa significa amministrare lo Stato

7 Marzo 2018 /

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di Silvia R. Lolli
Dopo la 24 ore non di LeMans, ma di “MaratonaMentana” su La7, di 48 ore di dati elettorali e a distanza di 72 ore dall’inizio della tornata elettorale, leggendo il FattoQuotidiano del 6 marzo finalmente ci ri-appare il dato primario per capire le sorti della nostra democrazia: l’abbassamento della percentuale dei votanti. Non siamo certo ancora arrivati al livello americano: alle ultime presidenziali andò a votare il 27% degli venti diritto. Ma chi esporta la democrazia in tutto il mondo a suon di guerre, può ancora dirsi in democrazia?
Da noi il 4 marzo (purtroppo data associata a Dalla.) è andato a votare il 73% degli aventi diritto, una percentuale perfino inattesa, in un momento in cui, fra l’altro e nonostante la pochezza della campagna elettorale, ogni cittadino poteva ravvisare l’importanza civica del momento.
Altri dati forse si potranno analizzare più avanti come schede nulle, bianche, dichiarazioni di elettorali davanti ai presidenti. Sarà possibile leggere serie e non coinvolte analisi, in questo circo mediatico della politica? Oggi possiamo dire due cose: 1) meno male che nel 2016 i cittadini mantennero l’attuale Costituzione; 2) meno male che c’è il M5S.

Almeno alcuni freni democratici li potremmo ancora utilizzare. Soprattutto potremmo avere quelle garanzie istituzionali che la nostra Costituzione, uscita dal fascismo cioè da una dittatura più che ventennale da una guerra mondiale e da quella civile italiana, ci permette ancora di seguire nella formazione del Governo, cioè dell’organo esecutivo-amministrativo dello Stato. Le allegrie (M5S, Lega, Colazione di centro destra), oppure i lamenti (Forza Italia e PD con LeU – ma qui i lamenti avrebbero dovuto nascere da tempo) di cui i media sono pieni oggi fanno parte del solito rumore di fondo che dobbiamo imparare a cancellare, perché?
Perché dovremmo imparare e/o insegnare solo a guardare e verificare il vero lavoro politico e saper riconoscere chi sta a scaldare le sedie e si ricicla con molta facilità, magari dopo aver distrutto in precedenza ad altri livelli. Ma soprattutto dovremmo conoscere e far conoscere in ogni sua virgola la nostra Costituzione, partendo dall’art.1, ma collegandolo per questo momento elettorale all’art. 48, cioè al DOVERE di voto, cioè al dovere che deve sentire chiunque voglia mantenere la cittadinanza italiana di andare ad esprimersi, anche non votando nessuno, perché nessuno può rappresentarlo. Il voto è prima un dovere, poi un diritto.
Se come cittadini si ha questa consapevolezza la si deve saper trasmettere anche a chi si elegge: la rappresentanza politica si esprime prima come un dovere, poi come un diritto. Sarebbe bello essere nelle menti dei parlamentari attuali e verificare per chi la scelta di candidarsi e poi essere eletto/a sia prima un dovere poi un diritto. Tra segreterie di partito e sedie, posti in altre amministrazioni locali., ci sembra il diritto ad avere in cambio qualcosa perché rimasto fuori prima vada per la maggiore in molti casi.
Forse ora alcuni rappresentanti del M5S e altri parlamentari che possiamo conoscere ci danno questa speranza? Speriamo. Fortunatamente abbiamo ancora la Costituzione del 1948 che ci aiuta anche in questo difficile momento istituzionale. Sarà il Presidente della Repubblica a individuare il possibile Presidente del Consiglio e saranno i parlamentari a decidere le nostre sorti, in piena responsabilità di mandato. Questo per mantenere la sovranità popolare, cioè la democrazia.
Un po’ diversa dunque è la strada indicata negli articoli costituzionali rispetto all’individuazione, a priori il voto (fatto comunque con sicurezze partitiche e di premialità), del “Capo di tutto” per 5 anni; dare a uno solo il comando non era nelle idee dei costituenti: uno solo può fare, ma soprattutto può disfare facilmente, soprattutto appunto la democrazia.
Intanto aspettiamo di vedere cosa succede, ma anche come si farà agli italiani il racconto dei prossimi giorni. Noi però aspettiamo soprattutto qualcuno che decida di impugnare questa ennesima legge elettorale, perché vorremmo che la Corte Costituzionale leggesse tra le righe di questa legge elettorale, che oggi in tanti recrimineranno come un vero pasticcio, ma solo perché sono stati comunque silurati dal voto ed ora non possono più manovrare.
Intanto la strada da percorrere per noi rimane la stessa da molti anni: far conoscere i diritti e i doveri ai cittadini italiani, attraverso la conoscenza della Costituzione Italiana.

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