di Maso Notarianni
“Non possiamo accettare tutti gli immigrati che arrivano: dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società devono continuare a esistere o devono essere cancellate”. Lo dice il candidato alla Regione Lombardia del cosiddetto “centrodestra”, che si rivela essere invece destra bieca e razzista.
Attilio Fontana, già sindaco leghista di Varese (una fama, bontà nostra, da moderato) spiega meglio il concetto: “È un discorso demagogico e inaccettabile quello di dire che dobbiamo accettarli, è un discorso a cui dobbiamo reagire, dobbiamo ribellarci: non possiamo accettarli tutti. Vorrebbe dire che non ci saremmo più noi come realtà sociale e etnica, perché loro sono molti più di noi, perché loro sono molto più determinati di noi nell’occupare questo territorio. Di fronte a queste affermazioni dobbiamo ribellarci, non possiamo accettarle, perché qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, ma logici e razionali: non possiamo perché tutti non ci stiamo, quindi dobbiamo fare delle scelte, decidere se la nostra etnia, razza bianca, società deve continuare ad esistere o deve essere cancellata, è una scelta. Se la maggioranza degli italiani dovesse dire noi vogliamo autoeliminarci vorrà dire che noi che non vogliamo autoeliminarci ce ne andiamo da un’altra parte”.
Ma attenzione, perché dall’altra parte – si fa per dire – della barricata si elogia nientemeno che Mussolini. Ci pensa Maurizio Sguanci (Pd), presidente del Quartiere uno a Firenze e ex consigliere democratico durante il mandato da sindaco di Matteo Renzi. L’esponente di quello che continuiamo pervicacemente a chiamare “centrosinistra” e che di sinistra ha oramai assai poco, vale la pena che lo si citi integralmente: “Fatto salvo che Mussolini è la persona più lontano da me e dal mio modo di pensare, nessuno in questo Paese ha fatto, in quattro lustri, quello che ha fatto lui in vent’anni. E purtroppo a dircelo è la storia”.
Non l’ha nemmeno detto, lo ha scritto (avendo quindi il tempo di pensarci bene, su Facebook). E rivelando (oltre a un’attitudine alla “coglioneria”) anche una infinita ignoranza, continua così: “fatte salve tutte le peggiori nefandezze, fece anche: la riforma industriale, la riforma del lavoro, la riforma dei salari, introdusse la tredicesima, la riforma delle pensioni, della scuola, la riforma agraria, l’edilizia sociale, le varie bonifiche, rinnovato le linee ferroviarie. Eretto Università, istituti agrari, scuole di guerra aeree e navali e tante tante altre cose”.
Il punto dunque non è anteporre al presunto “centrodestra” un altrettanto presunto “centrosinistra”. Il punto è che a forza di utilizzare il piede di porco per disarticolare la Costituzione Italiana, alla fine questi sono i risultati. Il punto è che a furia di spostare i paletti del tollerabile sempre più in là si finisce di fare l’apologia del fascismo (o implicitamente quella del nazismo) reintroducendo concetti fuori dalla storia come quello della razza, e lo si fa impunemente sia dal punto di vista politico che da quello penale, pur essendoci nel nostro Paese delle leggi che ci dovrebbero tollerare sia dal fascismo che dall’odio razziale e dal razzismo.
In queste prossime venture elezioni, dunque, credo che l’unico metro di giudizio utilizzabile per dare il voto (e che sia utile davvero) è quello che misura l’impegno delle forze politiche nella difesa, nell’applicazione, finanche nello studio della Costituzione italiana e dei suoi valori di fondo.
Una Costituzione che come diceva quel rivoluzionario e pericoloso estremista di Calamandrei “soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere”.
Questo articolo è stato pubblicato dal FattoQuotidiano.it il 15 gennaio 2018