Rifiuti: un business che crea ricchezze e il condizionamento della politica

22 Dicembre 2017 /

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di Massimo Corsini
Fa una certa impressione sapere che l’estate scorsa, a luglio, hanno arrestato il geometra Giuseppe Santi di Monghidoro, personaggio noto alle cronache locali per essere stato socio e costruttore di diversi impianti a biogas nella bassa bolognese al centro di accese polemiche fino a qualche anno fa: quello di Galliera, di Budrio, di Molinella e Maccaretolo ad esempio. Lo si vedeva spesso alle riunioni tra comitati e amministrazioni comunali a perorare la causa del biogas.
Il geometra, in realtà, è stato arrestato in un’operazione congiunta della guardia di finanza italiana e la guardia civil spagnola insieme a un’altra trentina di persone tra la Spagna, Barcellona precisamente, e l’Italia per il riciclaggio di soldi provenienti dal traffico di droga internazionale attraverso attività commerciali lecite e prestanome.
Della notizia se ne sono occupate soltanto le cronache locali della Campania (quotidiani on line e la Repubblica di Napoli), essendo, la maggior parte delle persone coinvolte, appartenenti a famiglie legate alla malavita regionale. A quanto risulta, invece, a Bologna e provincia non se ne è occupato nessuno. Naturalmente, non c’è alcun nesso apparente tra l’attività professionale del geometra bolognese, ovvero l’impresa di costruzioni omonima, il trasporto di rifiuti, il biogas e il motivo dell’arresto.

Quello che fa impressione, tuttavia, è sapere come Santi fosse socio con l’amministrazione locale nella gestione di alcuni impianti, come a Budrio ad esempio. La precedente amministrazione comunale, di marca Pd, con l’allora sindaco Castelli e il suo successore Pierini, entrò e rimase in società nella “Budrio Gfe Società Agricola srl”, attraverso la società partecipata Service Cento in cui confluiscono i capitali della Fondazione Benni, famoso lascito dell’omonimo ricco benefattore a beneficio dei cittadini budriesi. Tuttora, la suddetta società, sembra essere partecipata all’80% dalla società altoatesina costruttrice vera e propria dell’impianto (Athesia Energy srl), dalla Costruzioni Santi Srl, dalla Cvd Srl (trasporto rifiuti sempre di Santi) e la Service Cento Srl del comune di Budrio (attraverso la fondazione Benni).
Fa ancora più impressione pensare alla collaborazione tra Santi e l’allora amministrazione quando, come ricorda anche un articolo del Il Resto del carlino del 24 Novembre 2011, durante una delle tante assemblee cittadine qualcuno sollevò il dubbio che “nella compagine societaria delle società di biogas ci fossero infiltrazioni di capitali illeciti provenienti dal sud”. L’allora sindaco Carlo Castelli (fino a poco tempo fa tesoriere Pd oggi fuoriuscito dal partito stesso) per stare dalla parte dei bottoni disse di aver presentato un esposto in procura.
In realtà il pericolo di una tale deriva nella produzione di energia da biomassa, era stato reso noto anche da un dirigente della Pizzoli di Budrio. Il proliferare di tali impianti, nella bassa bolognese come da altre parti, grazie al meccanismo degli incentivi, sarebbe stato un sistema economicamente non virtuoso. Chi investe in un impianto, deve avere un reale vantaggio economico e possibilmente anche ambientale. La Pizzoli, ad esempio, dovendo smaltire enormi quantità di rifiuti dalla lavorazione della patata era obbligata a chiamare camion per lo smaltimento: con l’impianto a biomassa guadagnava dalla produzione di energia elettrica dagli scarti e non immetteva traffico su gomma. Il meccanismo degli incentivi, invece, sembrava più un sistema studiato a tavolino per speculare sulla terra che una soluzione per fare di necessità virtù.
Ma l’attuale sindaco di Budrio, Maurizio Mazzanti, cosa pensa di fare dell’eredità della precedente amministrazione? In realtà, pur pensando quello che vuole, di fatto non può fare proprio un bel nulla. Mazzanti, infatti, arrivato inaspettatamente sulla poltrona di primo cittadino proprio quest’estate, scalzando il candidato Pd e già sindaco in carica Giulio Pierini, ha raccontato che l’11 Luglio, il giorno prima del suo insediamento, è stato cambiato lo statuto della Service Cento (la società che gestisce i capitali della Fondazione Benni per conto del comune di Budrio). È stata spostata anzitutto la sede legale, portandola da Budrio a Bologna in via Marsala, dopo di che si è stabilito che il sindaco che ne elegge i consiglieri debba essere quello del comune dove la società ha sede legale. Quindi Bologna. Quindi Merola.
Perché? Cosa c’entra Merola con Budrio? L’impressione è che si sia cercato semplicemente di sottrarre all’attuale amministrazione la possibilità di gestire i soldi della fondazione. La collaborazione tra Santi e il comune di Budrio non si limitava solamente al biogas: il geometra, infatti, titolare dell’omonima impresa, avrebbe dovuto avere, secondo quanto racconta Mazzanti, una parte anche nell’edificazione dei terreni sui quali doveva sorgere il nuovo centro agroalimentare, comprati attraverso la Service Cento a tre milioni dalla RAI e venduti a Maccaferri per nove. L’accordo tra le parti in causa poi venne meno e con esso anche i progetti del polo agroalimentare. Mazzanti, però, continua a chiedersi che fine abbiano fatto i soldi di quella vendita che non riesce a far tornare a bilancio, dal momento che il 50% dei proventi della Service Cento spetterebbero al Comune.
Anche l’attuale primo cittadino, tuttavia, ribadisce che l’episodio dell’arresto del geometra di Monghidoro e la collaborazione con la precedente amministrazione sembrano essere due cose distinte. Certo fa un po’ impressione ravvisare la stretta vicinanza tra lui e la pubblica amministrazione di un paese della provincia di Bologna come Budrio. Fa impressione a maggior ragione di questi tempi in cui, come ricordava in una recente puntata di “Presa Diretta”, su Rai tre, il procuratore di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, il problema delle mafie oggi è giustificare la propria ricchezza tentando di legittimarla anche attraverso il condizionamento della stessa vita politica e amministrativa.

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