di Massimo Corsini
Siamo ancora in tempo per salvare capre e cavoli. Se si aprirà fin da subito un tavolo tecnico e politico, potrebbero esserci tutti gli elementi per uscire da una situazione che finora sembra aver generato solo allarme. Questo è quello che crede la Cgil di Ferrara, per bocca della delegata Ania Cattani, in merito alla proposta del comune di Cento di riorganizzare la rete scolastica locale, passando da cinque istituti comprensivi a tre.
Si tratta di un’operazione che riguarda non solo il comune di Cento, ma anche l’unione dei comuni di Terre del Reno (di cui Sant’Agostino è il più grande), per un totale di 3650 alunni nel primo comune e 586 nel secondo. È bene chiarire fin da subito che non si tratta di cambiare o chiudere degli edifici, ma di una riorganizzazione amministrativa.
Ma perché c’è stata una reazione immediata di protesta sicuramente da parte dei lavoratori della scuola, ma anche da parte dei genitori? È sempre la stessa Cattani a spiegare che la proposta causerebbe alcuni effetti collaterali come la riduzione di diversi posti di lavoro, stimati dal sindacato circa 20 certi per quel che riguarda il personale Ata (bidelli e personale di segreteria), ma anche una probabile diminuzione di docenti in relazione al numero delle future iscrizioni: se verranno spalmati su più classi il numero di alunni che sarebbero stati iscritti all’istituto chiuso si avrà un rapporto alunni docente molto più alto chiaramente, e questo creerebbe un problema di garanzia rispetto al diritto allo studio.
Spiega sempre la referente della Cgil che la regola ministeriale prevede che fino a 1200 alunni si ha un organico di diritto, adeguato, oltre questa soglia non viene garantito lo stesso apporto di docenti. Inoltre, la legge regionale 107 prevede che i sindaci possano fare tutte le riorganizzazione che vogliono a patto che non sopprimano le dirigenze.
Non solo la Cgil ma anche tutte le altre principali sigle sindacali, riconoscono tuttavia la necessità di una riorganizzazione della rete scolastica pur tenendo fermo il fatto che lo si possa fare senza tagli al personale e gravando sul diritto allo studio dei ragazzi.
In quella parte della provincia di Ferrara è previsto nei prossimi anni un probabile calo della popolazione scolastica. Essendo di 600 alunni la soglia minima di iscritti per un istituto comprensivo, quando già oggi gli utenti dell’Istituto Comprensivo dei comuni delle Terre del Reno sono solo 586, esiste una necessità palese di redistribuzione della popolazione scolastica. Questi giorni, a Casumaro (Terre del Reno) si dovrebbe tenere la settima assemblea pubblica alla quale sono stati invitati anche i sindaci interessati per poter dare risposte che fino ad ora non sono state date.