Capitalismo digitale: la "smartiphication" della vita quotidiana

18 Ottobre 2017 /

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di Luigi Agostini
Rivoluzione Informatica e Sinistra
Più che tanti tomi di Aristotele,
Tre modeste invenzioni hanno cambiato la faccia del mondo:
La bussola, la stampa,la polvere da sparo. F. Bacone 1620

In un articoletto del 1 settembre 2017, Repubblica riferisce un fatto altamente simbolico: un ricercatore, Barry Linn viene licenziato in tronco dalla sua Fondazione, per aver approvato la maximulta inflitta a Google dalla Commissione Europea. Il pensatoio, New American Foundation, è diretto da Anne-Marie Slaughter, ex braccio destro di Hillary Clinton, ed è finanziato da Eric Schmid, capo esecutivo di Google, attraverso donazioni per oltre 21 milioni di dollari.
Schmid, facendo valere il proprio diritto di “socio benefattore” della Fondazione, aveva manifestato le proprie rimostranze, verso la posizione del ricercatore. Google finanzia 170 centri di ricerca non-profit: una piovra lobbistica. Solo nei primi sei mesi, ha speso a Washington quasi 10 milioni di dollari. Obama stesso prese le difese di Apple nel dossier sulla elusione fiscale in Irlanda, anche se l’uso di paradisi offshore da parte delle multinazionali americane, sottraeva risorse allo stesso fisco americano.

Conclude F. Rampini: la trappola in cui è finita la sinistra americana sta nell’aver preso alla lettera i proclami “progressisti” del capitalismo digitale: i vari Schmid, Cook, Zuckerberg sono “progressisti” quando si parla di diritti civili, cambiamento climatico, immigrazione,diritti dei gay, ma sono capitalisti spietati quando si passa al piano degli interessi economici e sociali. Possiamo aggiungere da parte nostra che la “carta sociale” della Enron-protagonista della truffa del secolo-, sembrava scritta da Lenin.
Non si dà notizia nella nota di Rampini di una qualche reazione dei lavoratori di Google: forse troppo impegnati nel confronto alla morte sul welfare aziendale. Cotone, carbone, acciaio, petrolio, silicio. C.Freeman, fondatore dello Spru nel Sussex e caposcuola degli studi sui sistemi di innovazione,sulla scorta della teorizzazione di Marx e Schumpeter dell’andamento ciclico delle economie capitalistiche distingue così i vari cicli – le onde lunghe di Kondratief -: prende a riferimento la materia prima caratteristica di ogni ciclo.
Il quinto ciclo dalla prima rivoluzione industriale ha alla sua base il silicio, come principale materia prima. Telegrafo, cavo sottomarino,telefono,ferrovia,radio, televisione, internet. Le reti che dalla prima rivoluzione industriale avviluppano in successione, il globo così vengono indicate da A.Mattelart; oggi il modo di comunicare è diventato sempre più anche il modo di organizzare. La grande pervasività delle nuove tecnologie ha qui la sua ragione di fondo: Nella potenza acquisita dalla comunicazione.
G. Dosi, tra i primi, in analogia con l’approccio di Kuhn sulle “rivoluzioni scientifiche”, formula il concetto di paradigma tecnico/economico,concetto fondamentale per interpretare e definire il succedersi e l’evolversi del procedere del combinato scienza/tecnologia, motore sempre più determinante della storia attuale. Come dimostra l’esperienza tedesca: la potenza dell’apparato produttivo della Germania poggia sopratutto su Fraunhofer e sui Max Planck Institut.
Il concetto di paradigma tecnico-economico sintetizza sia la dimensione tecnologica sia la dimensione sociale, sia la dimensione istituzionale,sia la dimensione politica del suo affermarsi. L’introduzione della ferrovia, dell’energia elettrica, del motore a scoppio, sono esempi di grandi trasformazioni economiche e sociali, che hanno riguardato la nascita e l’affermazione di industrie completamente nuove, nuovi tipi di beni strumentali,di componenti,di materiali,di qualificazioni professionali a tutti i livelli, di nuovi atteggiamenti e metodi di gestione,di nuovi sistemi di istruzione e formazione,di nuove classificazioni professionali, ed industriali,di nuovi sistemi di progettazione e sviluppo,di nuova legislazione e nuove forme di finanza,di organizzazione aziendale. E di Proprietà.
Le tecnologie informatiche sono le tecnologie centrali del quinto ciclo di Kondratief. La linea di pensiero di particolare fecondità per la Sinistra socialista,per affrontare l’attuale passaggio storico è quella che va dal capitolo Sulle Macchine di David Ricardo del 1821, a Marx e specificamente al capitolo di straordinaria suggestione sulle Macchine dei Grundrisse del 1857,alle riflessioni di Polany, alla teoria dei cicli di Schumpeter e dei suoi epigoni,cresciuti nello SPRU, come C. Perez e M.Mazzucato.
Parlo di Sinistra Socialista. Esistono infatti molti tipi di Sinistra; esiste la sinistra dei diritti civili, quella dei diritti sociali, quella filantropica e caritativa, quella del personalismo cristiano, quella delle privatizzazioni e quella dei beni comuni, ecc. Ma l’unica Sinistra che storicamente ha nel suo DNA un suo Discorso sia sulla Produzione,sia sulla Distribuzione sia sul Consumo, è quella che ha i suoi fondamenti nella storia del movimento socialista,e che nasce come Critica della Economia Politica. (Sottotitolo del Capitale).
Tale sinistra, per non ridursi a “Sinistra distributiva”, come è ormai quasi ovunque ridotta,-qui stà la ragione di fondo a mio modo di vedere, della sua attuale crisi in quasi tutti paesi- deve riorganizzare un suo discorso a partire dal discorso sulla Produzione, sul cosa e come produrre. Solo così è possibile uscire dall’abbaglio tra Wal Street che predica scarsità e invoca austerità, e la Silicon Valley che celebra abbondanza ed innovazione. E Libertà. Meno Keynes e più Schumpeter,se si vuole stare alla altezza della sfida E soprattutto più Marx. La rivoluzione informatica significa essenzialmente potenza di calcolo: una potenza di calcolo inedita, distribuita a livello di massa e al ritmo di crescita della cosiddetta ” legge di Moore”.
Ricordate? Il mulino ad acqua ci dà la società feudale,il mulino a vapore ci dà la società capitalistica. Cosa ci stà dando il mulino digitale? Terza marca di capitalismo,cosi definisce Manuel Castells il capitalismo attuale: dopo il capitalismo del Laissez-faire, dopo il capitalismo keynesiano, siamo al tempo del capitalismo informazionale. Dopo Manchester, dopo Detroit, siamo alla Silicon Valley.
Da qui re-inizia la storia, specificamente quella-fra l’altro intuita da Marx nel famoso capitolo Sulle Macchine dei Grundrisse- del movimento socialista.
La Potenza di calcolo, – questa è la mia tesi di fondo – cambia alla radice sia il carattere che la natura della impresa nuova e di cui le “nuove sette sorelle” sono l’incarnazione naturale, dato il ruolo sempre più crescente ed egemone che i “signori del silicio” rivestono nella architettura fluida del capitalismo contemporaneo.
Partiamo dal carattere. Tali imprese perseguono in maniera forsennata sempre più un Profilo monopolistico; la materia è l’informazione ; l’ambito riguarda tutti gli aspetti della vita quotidiana. Nel capitalismo informazionale l’oligopolio o meglio il monopolio non è solo una tattica scaltra per massimizzare i profitti, ma il solo modo in cui un’impresa può funzionare. È impressionante constatare quante poche imprese dominano ogni settore.
I marchi simbolo del capitalismo informazionale hanno bisogno del predominio totale: Google deve essere l’unico motore di ricerca, Facebook l’unico luogo della identità online, Twitter l’unico luogo in cui diffondere le proprie opinioni ecc. Smartification progressiva della vita quotidiana e regolamentazione algoritmica, alcuni chiamano tale processo di dispiegamento di potenza. Tanta parte dei comportamenti quotidiani è già oggi registrata, analizzata, sollecitata,manipolata.Tradotta in primo luogo in risorsa pubblicitaria.
La “smartiphication” della vita quotidiana cammina sostanzialmente su due gambe: produrre più computazione e processare più informazione. I dati, il loro trattamento, la loro mercificazione, diventano sempre più strategici nell’operare concreto. Il modello data-centrico del capitalismo della Silicon Valley tende a convertire ogni aspetto della vita quotidiana(vita familiare, vacanze,sonno ecc.) in una merce, in una risorsa redditizia.
L’ipotesi di andare incontro ad una catastrofe informativa,in un mondo in cui – al crescere della potenza di calcolo – i dati personali diventano oggetto di scambio come se fossero una qualsiasi merce, diventa ogni giorno sempre più concreta. All’orizzonte,ma in maniera sempre più concreta, sembra materializzarsi l’ombra del Grande fratello di Orwel, se non il Panopticon di Bentham. G. Deleuze preavvertiva negli anni ottanta -anche se in modo un po’ deterministico-come ogni tipo di società corrisponde a un particolare tipo di macchina:

  • le semplici macchine meccaniche corrispondono a società sovrane; le macchine termodinamiche a società disciplinari;
  • le macchine cibernetiche e dei computer a società del controllo.

La missione dichiarata di Google – “organizzare tutta l’informazione del mondo e renderla universalmente accessibile ed utile” – “può facilmente essere tradotta e rovesciata nella prassi monopolistica in – “monetizzare tutta l’informazione del mondo e renderla redditizia e universalmente inaccessibile”.
Se l’esito naturale di tale processo è che tutti possono diventare tracciabili e influenzabili,e quindi manipolabili sorge una domanda spontanea: il futuro della Privacy, della autonomia,della stessa democrazia politica, può essere lasciato in mano ad aziende private e alla loro regolamentazione algoritmica ?o non invece, proprio per preservare tali valori, non si debba porre il problema della natura pubblica di tali aziende, cioè di come la società debba tutelare i principi costitutivi della democrazia politica ?Raccomanda Polany:”la libertà in una società complessa richiede un passaporto inviolabile.
L’individuo deve essere protetto contro pressioni indebite da parte di persone o aziende, associazioni o corporazioni, consuetudini o leggi”. Il secondo aspetto riguarda la natura di tali imprese. Alcuni teorici sostengono che ci troviamo di fronte ad un nuovo modello di Impresa: Il capitalismo delle piattaforme. Modello più orizzontale e partecipativo, in cui cambia anche il rapporto tra impresa e consumatore.
A ben guardare, la novità più profonda riguarda la natura stessa di tali imprese :il fattore informazione è sempre più parte costitutiva della loro esistenza e sopravvivenza. L’informazione come inedita materia prima. La conoscenza contenuta nei prodotti sta diventando più preziosa dei classici elementi fisici usati per produrli :la triade classica,-terra lavoro capitale,- sta diventando secondaria progressivamente rispetto alla materia prima della informazione.
Ma le caratteristiche di fondamentali della informazione sono che l’informazione non si logora con l’uso e che il consumo di alcuni,non impedisce il consumo di altri: l’informazione cioè è un bene abbondante e inoltre non rivale. Replicabile e condivisibile. L’informazione cioè,in se e per se, è riproducibile, condivisibile,a costi calanti e trascurabili: tendenti allo zero. Tutti i trattati di economia sono stati scritti sull’assunto della scarsità. Dopo i Classici, l’Economia è stata prospettata come la scienza della scarsità.
Uno per tutti il manuale di L. Robbins: i concetti di domanda ed offerta presuppongono il concetto di scarsità. L’ abbondanza rende sempre meno rilevante la loro funzione nella determinazione del prezzo, concetto portante della economia di mercato. Le tecnologie informatiche rendono possibile un’economia non di mercato: forme di proprietà e scambio non di mercato.
Sorge spontanea una domanda : le tecnologie informatiche ci stanno portando verso una economia postcapitalista? Sono diventate di moda espressioni come “economia della conoscenza”, “società della informazione”, “capitalismo cognitivo” ecc quasi a velare le novità che stavano procedendo nel profondo della struttura della produzione e dei rapporti produttivi. Il grande progresso tecnologico degli inizi del ventunesimo secolo non consiste solo in nuovi prodotti,ma soprattutto nell’avere reso intelligenti anche quelli vecchi, in una corsa in cui l’obsolescenza dei prodotti è stata resa sempre più rapida e programmata: predefinita e incorporata nel prodotto.
La rete è la macchina intelligente. Oggi. Il fantasma che si aggira nella rete sembra quasi suggerire un’altra domanda proibita: una economia basata su reti di informazione sarebbe in grado di creare un nuovo modo di produzione che vada oltre il capitalismo? Se analizziamo i colossi del capitalismo informazionale constatiamo che il loro modello di impresa consiste fondamentalmente nel connettere positivamente le esternalità sempre mutevoli.
P. Mason, in un’opera di grande suggestione, sostiene che le tecnologie informatiche,nel loro sviluppo,minano alle fondamenta il funzionamento del capitalismo,corrodono i meccanismi di mercato, erodono i diritti di proprietà, distruggono la vecchia relazione fra salario, lavoro, profitto. Se una economia di mercato, con proprietà intellettuale, porta a sottoutilizzare l’informazione, allora una economia basata sul pieno utilizzo della informazione è incompatibile con il mercato e con i diritti assoluti di proprietà intellettuale.
Il capitalismo delle piattaforme: il suo modello di impresa è sempre più riducibile,detto icasticamente, a informazione più oggetti. Si attualizza qui come non mai la folgorante intuizione di Karl Marx nel “Frammento sulle Macchine” dei Grundrisse del 1857: la potenza produttiva di macchine come il telaio meccanico, il telegrafo, la locomotiva a vapore, -le macchine al tempo di Marx- dipende dallo stato generale della scienza e della tecnologia,di cui la società dispone nel momento storico dato e dalla applicazione di tale scienza alla produzione.
Facendo leva sulla propria “forza del concetto”, Marx immagina una organizzazione produttiva in cui il produrre è affidato alle macchine, mentre al lavoratore ne è affidata la supervisione. Ma la natura del sapere racchiuso nelle macchine è per l’appunto sociale, prodotto della evoluzione complessiva di una società. Della Intelligenza Generale. La grande questione che si apre, non è più quella solo del salario contro il profitto, ma quella di chi e come controlla e governa la macchina, cioè “la potenza del Sapere”.
In definitiva della proprietà di tale potenza e quindi della sua natura privata o pubblica. Hic Rhodus,hic salta.

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