Il papa: abbassare l'età pensionabile, il sindacato torni a rappresentare gli esclusi

4 Luglio 2017 /

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di Gabriele Polo
L’età della pensione va abbassata, il capitalismo non ha più un senso sociale, il sindacato è diventato troppo simile ai partiti e ha dimenticato i più poveri. Non è Maurizio Landini ma papa Francesco. Che ha dato una lezione di sindacalismo di fronte a una platea di dirigenti e delegati Cisl, alla vigilia del loro congresso, menando parecchi fendenti.
Per Bergoglio una società che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo “è miope e stolta” anche perché “obbliga un’intera generazione di giovani a non lavorare”. E così il papa, dopo aver condannato le recenti controriforme della previdenza, chiede “un nuovo patto sociale, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per permettere ai giovani, che ne hanno il diritto-dovere, di lavorare” ricordando che “le pensioni d`oro sono un`offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perchè fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”.
Ma dopo la politica Francesco ha strigliato anche imprese e sindacato: “Il capitalismo del nostro tempo – ha detto – non comprende il valore del sindacato, perché ha dimenticato la natura sociale dell’economia, dell’impresa. Ma forse la nostra società non capisce il sindacato perché non lo vede abbastanza lottare nelle periferie esistenziali. Non lo vede lottare tra gli immigrati, i poveri”.

A questo proposito papa ha voluto ricordare il significato della parola “sindacato”, il suo derivare dal greco syn-dike, che significa insieme con giustizia: “Non c’è giustizia insieme – ha scandito – se non è insieme agli esclusi. Il buon sindacato rinasce ogni giorno nelle periferie, trasforma le pietre scartate dell’economia in pietre angolari”.
Francesco, tornando alla situazione sociale italiana, ha ricordato che oltre il 40% dei giovani sotto i 25 anni non trova lavoro; “il sindacato – ha detto rivolgendosi ai delegati Cisl – deve “lottare lì, perché nasce e rinasce tutte le volte che, come i profeti biblici, dà voce a chi non ce l’ha, denuncia il povero venduto per un paio di sandali. Ma – ha continuato il pontefice – col passare del tempo avete finito per somigliare troppo ai partiti politici, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”.
Non contento di simili strigliate, Bergoglio ha attaccato anche la subalternità di fronte alle imprese, “perché la dignità umana non si esaurisce nella dimensione del lavoro”, lanciandosi in un inedito elogio dell’ozio: “Dobbiamo pensare anche alla sana cultura dell’ozio, di saper riposare. Questo non è pigrizia, è un bisogno umano. Per questo, insieme con il lavoro deve andare anche l’altra cultura. Perché la persona non è solo lavoro. Da bambini non si lavora, e non si deve lavorare. Non lavoriamo quando siamo malati, non lavoriamo da vecchi”. E, infine, un affondo durissimo: “La corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti”. Chissà come ci sarà rimasta Anna Maria Furlan.
Questo articolo è stato pubblicato da Inchiesta online il 28 giugno 2017

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