di Leda Balzarotti e Barbara Miccolupi
L’Italia è una Repubblica fondata… sulle donne. Inutile girarci attorno, anche se non riconosciute, visto il gap persistente nello loro partecipazione alla vita pubblica ed economica del paese, sono loro la vera ossatura di questa nazione. E lo furono anche nel corso della storia, partecipando alle lotte d’indipendenza e a quella partigiana, ma anche dovendo lottare per vedersi riconosciuto il più universale di tutti i diritti: quello di poter votare ed essere attrici del proprio destino.
In principio furono le suffragette, un ristretto gruppo di donne istruite e combattive che nel primo ‘900 lottò strenuamente per ottenere l’estensione del suffragio alle donne italiane. Il debito di riconoscenza verso figure come Lidia Poet, Anna Kuliscioff, Anna Maria Mozzoni, Maria Montessori, Sibilla Aleramo e Giacinta Martini Marescotti, pioniere della parità di genere in Italia, è oggi ampiamente riconosciuto, perché senza di loro, forse, quel 2 giugno di 71 anni fa, le donne si sarebbero ritrovate ancora escluse dalla possibilità di votare e accedere al Parlamento.
Certo la strada è stata lunga, e l’elezione delle 21 Costituenti nel 1946 non ha risolto il ritardo italiano della presenza femminile nelle istituzioni, se ancora oggi certe cariche restano appannaggio maschile. Ma la presenza tra gli scranni di Montecitorio delle Costituenti ha segnato un vero spartiacque nella storia del nostro Paese e le 21 donne entrate all’Assemblea sono diventate un simbolo dell’emancipazione femminile.
Quasi tutte laureate, provenienti da tutta la penisola, in maggioranza sposate, insegnanti, giornaliste, sindacaliste, casalinghe, spesso con un passato partigiano, militanti comuniste, socialiste, democristiane e in un caso del movimento dell’Uomo Qualunque: per tutte, l’Assemblea Costituente rappresentò l’occasione irripetibile di migliorare giuridicamente la condizione della donna nella società italiana.
Entrarono in Parlamento e lavorarono alla stesura della Costituzione come la conosciamo ancora oggi, dando ognuna un contributo specifico e aprendo la strada alle future deputate della Repubblica italiana e in generale a tutte le donne intenzionate ad affermarsi professionalmente nei vari ambiti della società, istituzionali e non.
La Costituente sarà per alcune di loro solo la prima tappa di una brillante carriera politica, basti pensare, per citarne solo alcune, a Nilde Jotti, presente in Parlamento fino al 1999 e prima donna a diventare Presidente della Camera, ad Angela Guidi Cingolani, primo sottosegretario nel settimo governo da De Gasperi, o ancora ad Angelina Merlin, autrice della legge che abolì la prostituzione e prima senatrice della Repubblica.
Accanto alle Costituenti, il dopoguerra farà crescere un’intera generazione di protagoniste della vita politica, un lungo elenco di personalità femminili che si snoda dall’alba della Repubblica ai giorni nostri, da Tina Anselmi a Camilla Ravera, da Adelaide Aglietta a Irene Pivetti, da Rosa Russo Jervolino a Emma Bonino, fino a Laura Boldrini e Federica Mogherini.
Senza dimenticare il contributo delle donne nel resto delle istituzioni, dalla giustizia all’università, dalle amministrazioni locali all’esercito, anche se restano ancora spazi inaccessibili e alte cariche finora prerogativa maschile, prima tra tutte quelle di Premier e Presidente della Repubblica.
Questo articolo è stato pubblicato da Io donna il 1 giugno 2017