Informazione, libertà di stampa e coscienza civile: ma funziona davvero così?

18 Aprile 2017 /

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Giornali e informazioni
di Claudio Cossu
Pochi o quasi nessuno dei “media” italiani hanno dato rilevanza all’operazione che si è effettuata recentemente – in campo commerciale ed economico, mascherata da una dubbia visione giornalistica – operazione di carattere concentrazionario, della fusione Jonn Elkann( Agnelli), Fiat e Carlo De Benedetti, Cir (Compagnie industriali riunite, (compreso ovviamente il gruppo “Espresso”).
Concentrazione a senso unico e a carattere imprenditoriale, di dubbia libertà informativa, che metterà in forse il già precario pluralismo dell’informazione e della discussione nel Paese. Certo, il business attira con forza prepotente e smisurata, vende e omogeneizza le varie opinioni, ma soprattutto, in luogo della libertà e della democrazia nel campo della carta stampata e digitale, dei “media” tout court.
Ma per certi direttori di giornali, a valenza periferica e marginale, risulta più produttivo e commerciale dare rilievo e illuminare notizie di cronaca locale, ponendole in prima pagina, quali le vicende del “parco del mare” di Trieste o “la truffa sui vaccini antinfluenzali” o le notizie sulla “scoperta della banda dei gavettoni”, marginali e direi del tutto narcotizzanti.

Ma la pubblica opinione si può così formare, liberamente e non condizionata. Una coscienza civile come può emergere nel Paese? È possibile con tali sistemi d’informazione a senso unico e privi di democratici e liberi dibattiti?

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