di Marco Perosa
La netta vittoria del NO al referendum costituzionale del 4 dicembre ha stroncato il tentativo del governo Renzi di manomettere la Costituzione della Repubblica, fondata su un sistema rappresentativo che ha come centro il Parlamento e su un equilibrio tra poteri e organi dello Stato, riproponendo quindi con urgenza la questione del sistema elettorale da adottare, quanto meno per la Camera dei deputati. Infatti è opinione largamente condivisa che il Porcellinum detto Italicum non abbia più motivo di esistere, dato che sopravvive un Senato eletto dal popolo.
Quale posizione dovrebbe prendere in proposito il nostro Comitato? Non trattandosi di un partito politico, sembra inopportuna una presa di posizione a favore di uno specifico sistema elettorale, senza contare che ciò comporterebbe il rischio di divisioni al nostro interno tra sostenitori, ad esempio, del proporzionale (plurinominale) e dell’uninominale (maggioritario). Sembra invece opportuna, e coerente con la battaglia finora condotta, una decisa presa di posizione contro sistemi elettorali contrari ai principi democratici e al dettato delle norme costituzionali.
A questo proposito occorre prendere come bussola per orientarsi l’art.48, 2° comma, 1° frase: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto”. Se queste condizioni sono rispettate, qualsiasi sistema elettorale può essere accettabile: un sistema proporzionale rispecchia più fedelmente i rapporti di forza tra partiti ma rende meno immediato il rapporto tra gli elettori ed i singoli eletti, mentre l’uninominale assicura una relazione più diretta tra elettori ed eletti e favorisce la formazione di maggioranze (la famosa “governabilità”), ma distorce in modo più o meno serio il rapporto tra voti e seggi ottenuti da ciascuna lista o partito.
Ognuno di questi sistemi ha i suoi pregi e i suoi limiti, ma noi dobbiamo concentrarci sul rispetto della Costituzione e dei principi democratici. Dagli inizi della Repubblica fino al 1992 abbiamo votato con un sistema proporzionale; nel 1994, nel 1996 e nel 2001 abbiamo votato con un sistema per tre quarti uninominale, il Mattarellum (preferiamo usare il termine “uninominale” anziché “maggioritario” per evitare qualsiasi confusione con il famigerato premio di maggioranza, che è cosa completamente diversa). Nessuno dei due sistemi ha mai sollevato questioni di costituzionalità.
Invece nel 2006, nel 2008 e nel 2013 abbiamo votato con il Porcellum di cui è stata dichiarata l’incostituzionalità con la sentenza 1/2014: ne consegue che da più di 10 anni non possiamo eleggere i nostri rappresentanti in modo corretto e il Parlamento e tutti gli altri organi dello Stato non hanno piena legittimità democratica.
Ma quali sono le caratteristiche che un sistema elettorale non deve avere e che noi dobbiamo respingere? Torniamo all’art.48 Cost. sopra citato. Per quanto riguarda il voto personale e segreto, questa condizione rischia di non essere rispettata nel voto all’estero; bisognerebbe quindi prevedere il voto non più per corrispondenza, ma nei consolati, oppure tornare al sistema del voto nei comuni italiani di origine.
Quanto al voto eguale e libero, riteniamo che siano in contraddizione con tali principi le seguenti caratteristiche delle leggi elettorali vigenti dal 2006 in poi:
- a) Premio di maggioranza
- b) Liste bloccate/capilista bloccati
- c) Candidature plurime
- d) Soglie di sbarramento
Premio di maggioranza
In virtù di tale meccanismo, una lista ottiene, oltre ai seggi che le spettano in base ai risultati elettorali, un certo numero di seggi supplementari. Nel caso italiano si tratta addirittura della maggioranza dei seggi, a prescindere dai risultati reali delle elezioni e dalla volontà espressa dagli elettori. Il precedente che viene subito alla mente è la legge Acerbo, che nelle elezioni del 1924 diede al partito fascista una maggioranza che non aveva ottenuto con i voti.
Si crea una maggioranza artificiale, a vantaggio di un partito che magari aveva ottenuto tra il 20% e il 30% dei voti espressi, violando il principio di rappresentatività e togliendo seggi a tutte le altre liste. Ma si viola anche l’art.48Cost., ai sensi del quale ogni voto espresso deve avere lo stesso valore: non si può ammettere che alcuni voti abbiano un “peso” maggiore di altri. Ma è chiaro che per ottenere ogni singolo seggio i partiti che non beneficiano del premio hanno bisogno di un numero di voti molto superiore (anche più del doppio) rispetto ai voti occorrenti al partito al quale viene attribuito il premio.
Liste e capilista bloccati
Poiché il voto deve essere libero, i cittadini devono avere la possibilità di eleggere come loro rappresentanti i candidati che preferiscono. Ma le liste bloccate impediscono di esprimere preferenze e quindi attribuiscono in realtà la scelta dei parlamentari ai dirigenti dei partiti. Anche i capilista bloccati presentano difetti analoghi: la preferenze sono prese in considerazione solo dopo che un seggio è stato attribuito al capolista, che viene eletto senza che entrino in gioco le preferenze degli elettori. Viene così negata anche la parità tra candidati: alcuni sono privilegiati rispetto ad altri.
Candidature plurime
La possibilità concessa ad un candidato di presentarsi in più circoscrizioni o collegi lo rende un candidato privilegiato rispetto ad altri: evidentemente il suo partito vuole favorirne l’elezione. Ma in tal modo si limita anche la libertà di voto: infatti quel candidato, se viene eletto in più collegi, può scegliere lui stesso il collegio in cui considerarsi eletto, bloccando i candidati della stessa lista che lo seguono in quel collegio e lasciando la via libera verso il seggio ai candidati che lo seguono negli altri collegi. Non è più l’elettore che decide l’assegnazione dei seggi, ma il candidato privilegiato.
Soglie di sbarramento
L’esistenza di una soglia per partecipare alla ripartizione dei seggi è comune nei sistemi elettorali proporzionali ed esisteva anche in quello in vigore precedentemente in Italia, pertanto non si può considerare di per sé incostituzionale. Bisogna però rendersi conto del fatto che comporta una limitazione al principio del voto eguale: se ad esempio un partito del 10% ottiene 50 seggi e un partito del 2% non ne ottiene nessuno (mentre dovrebbe averne in teoria 10) a causa di una soglia di sbarramento del 3% o del 5%, il voto degli elettori dell’una e dell’altra lista non hanno lo stesso “peso”.
In ogni caso si può dire che le soglie sono gravemente distorsive se troppo alte e sono praticamente inutili se troppo basse. Si aggiunga che occorre diffidare quando anziché una soglia unica sono previste soglie differenziate per coalizioni, partiti in coalizione e partiti isolati: è probabile che si voglia favorire o al contrario ostacolare determinate liste o partiti.
Abbiamo elencato in ordine di gravità decrescente i meccanismi che ci appaiono in contrasto con i principi costituzionali e con le esigenze di rappresentatività di un sistema che si vuole democratico. Siamo consapevoli del fatto che la Corte Costituzionale ha ritenuto meritevole di tutela anche la famosa “governabilità”, che peraltro non è menzionata in nessun articolo della Costituzione. Tuttavia non è affatto necessario mettere in concorrenza rappresentatività e governabilità, ossia potenziare quest’ultima a scapito della prima.
Se si vuole favorire la governabilità, senza pretendere di garantirla in tutti i casi, occorre scegliere un sistema uninominale (come in Gran Bretagna, Francia, o anche Italia con il Mattarellum) o anche un proporzionale con circoscrizioni relativamente piccole in ciascuna delle quali viene eletto un numero limitato di parlamentari (come in Spagna): quel che non si deve fare è invece prendere come base un sistema proporzionale e applicargli premi di maggioranza e altri marchingegni che non rispettano la volontà popolare (si noti che tutti i punti che abbiamo elencato da a) a d) si applicano a sistemi proporzionali che vengono distorti in modo inaccettabile).
Se invece si opta per un sistema proporzionale, con buona pace della “governabilità”, molto probabilmente si avrà un Parlamento che rispecchia con buona approssimazione i rapporti di forza tra i partiti e in fin dei conti un governo di coalizione o sostenuto da una coalizione. Molti paesi adottano un sistema del genere e fra questi anche la Germania, e nessuno in quel paese si dispera se il governo risulta da un negoziato puntiglioso tra due grandi forze politiche. In Italia un sistema del genere è durato decenni, e non si stava peggio di oggi.
Osserviamo infine che i Costituenti del 1948 avevano certamente in mente un sistema elettorale proporzionale e avevano calibrato su di esso le maggioranze qualificate richieste per le modifiche costituzionali, per le leggi costituzionali o per eleggere il Presidente della Repubblica. Pertanto, qualora venisse scelto un sistema elettorale uninominale, sarebbe opportuno riesaminare queste maggioranze qualificate, per evitare che decisioni di quella portata vengano prese senza cercare un ampio consenso.
Il compito che ci dobbiamo prefiggere è in ogni caso quello di vigilare e fare pressione affinchè venga adottato un sistema elettorale onesto, costituzionale e democratico.