Diritto alle cure: l'epatite C e quei troppo pochi pazienti in terapia

17 Febbraio 2017 /

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di Gianluigi Trianni, medico sanità pubblica, Forum Salute Italia – Altra Emilia Romagna
È assolutamente preoccupante in termini di tutela della salute pubblica, di attuazione dei principi costituzionali e motivo di indignazione sul piano politico generale e sanitario il fatto, segnalato lo scorso 11 febbraio 2017 su Quotidiano Sanità, da Ivan Gardini, presidente di EpaC Associazione onlus di pazienti con epatite e malattie di fegato: nell’ultima settimana, secondo dati Aifa siano stati messi in terapia solo 160 pazienti su ben 335 centri a ciò autorizzati, a fronte di una incidenza (nuovi casi-anno) di epatite C acuta, a partire dal 2015, di a 0,2 per 100.000 persone, (cfr Gruppo di coordinamento Seieva – Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta Cnesps-Iss – 28 07.2016) pari a 120 nuovi casi/anno, ed una prevalenza (tutti i casi/anno) di soggetti affetti da epatite C stimabili in 900.000 persone (Ansaldi et al, Journal of Medical Virology, 2005).
Squalificante per il servizio sanitario pubblico, per il governo e le regioni è il fatto che molti cittadini italiani siano già andati o si stiano organizzando per andare a procurarsi i farmaci generici in India, o li comprino online, o attraverso altre modalità, tanto quanto il fatto che non è finanziato alcun servizio di educazione sanitaria e nutrizionistica in favore di epatopatici per la riduzione dell’esposizione a fattori di rischio individuali per la progressione del danno epatico (fumo di sigaretta, diabete, obesità, consumo eccessivo di zucchero, latte e derivati e carne rossa) e l’accesso a fattori protettivi (consumo di caffè, alimenti con fibre e pesce, ed attività fisica) (A. Donzelli “HCV e prevenzione: no a screening di popolazione si a misure di prevenzione” in Evidence nov. 2016).

Sarebbe però il caso che, a fronte dell’ignominiosa melina del Governo e dell’Aifa, Ivan Gardini e l’associazione EpaC onlus, supportassero, con la passione e la determinazione loro proprie, le qualificanti iniziative già assunte da FNOMCEO, su proposta della rivista Salute Internazionale e con l’adesione anche di Altra Emilia Romagna, da M. Nicchi (S.I.), con l’interrogazione in commissione Affari Sociali al Ministro Lorenzin, e la mozione del sen. M. Romani, sottoscritta da ben 14 Senatrici e Senatori “ad esercitare quanto prima la licenza obbligatoria prevista dagli articoli 30 e 31 degli Accordi internazionali Trips e disciplinata nel Regolamento CE n. 816/2006, per la quale esistono tutte le condizioni al fine del suo ottenimento”.
A tali misure dovrebbe essere aggiunta la richiesta a tutte le Regioni di deliberare la rimborsabilità delle spese di viaggio, di soggiorno, per l’acquisto di farmaci e per la relativa assistenza medica di quanti ritengano o abbiano già ritenuto di procurarsi all’estero le cure che il sistema sanitario nazionale e regionale ad oggi negano ed il cui costo è artificiosamente gonfiato per fini di puro profitto finanziario, dalla ditta produttrice Gilead.
I costi di ricerca, infatti, sono stati ampiamente recuperati (cfr “The price of Sovaldi and its impact on the U.S. health care system” – Committee On Finance United States Senate – December 2015) e quelli di produzione e distribuzione sono stimati circa 40 volte più bassi del prezzo di listino (che al 1 ottobre 2016 per il Sofosbuvir, sulla base del prezzo a confezione riportato sulla determina Aifa, il costo per 12 settimane di trattamento era di 45.000 euro (calcolato da prezzo ex factory), e di 74.260 euro (calcolato da prezzo al pubblico, al netto di altre specifiche condizioni di fornitura!) secondo quanto riporta il Documento “Nuovi antivirali diretti nella terapia dell’epatite C cronica – Aggiornamento settembre 2016” della Regione Emilia Romagna.
Sarebbe inoltre opportuno che Ivan Gardini e l’associazione EpaC onlus si pronunciassero a favore dell’incremento dei fondi per la ricerca pubblica a cominciare dal finalizzare ad essa la quota dei fondi per i farmaci innovativi, 1,5 mld di euro in 3 anni, che non verrebbero spesi a seguito della rapida attuazione della licenza obbligatoria.
Tali iniziative eliminerebbero il pericolo che la denuncia della negazione di cure efficaci ai pazienti portatori di epatite C di Ivan Gardini e di EpaC onlus si trasformino in un supporto alla realizzazione degli obbiettivi di mercato di Gilead a scapito delle finanze pubbliche e dei pazienti (anche) in Italia.

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