Privatizzazione della sanità: ma verso quale riforma si sta navigando?

13 Dicembre 2016 /

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a-sanita
di Gianluigi Trianni
La via contrattuale alla privatizzazione della sanità. Serve altro: un sindacato confederale parte attiva nella difesa del servizio sanitario nazionale. Lo scorso 26 novembre Fiom Fim Uilm hanno siglato con Federmeccanica una ipotesi di accordo che prevede tra l’altro dal 1 ottobre 2017 l’iscrizione al fondo sanitario integrativo “mètaSalute”, e che in data 29 novembre il direttivo della Fiom di Genova ha sottoposto a forti critiche tra l’altro per “L’introduzione nel CCNL di un welfare (carrello della spesa) sostitutivo degli aumenti salariali”.
Lo scorso 30 novembre è stata siglata una intesa Governo-Sindacati CGIL, CISL e UIL sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego nella quale si legge tra l’altro: “Il Governo si impegna, inoltre, a sostenere la graduale introduzione anche nel settore pubblico di forme di welfare contrattuale, con misure che integrano ed implementano le prestazioni pubbliche di fiscalità di vantaggio – ferme restando le previsini della legge di bilancio 2016 – del salario legato alla produttività e a sostenere la previdenza complementare”.
Questi due episodi sono sintomatici di una scelta di politica sindacale di acquiescenza alle proposte delle controparti “datoriali” e governative tese alla diffusione nei contratti nel settore privato ed alla introduzione in quelli del pubblico impiego, di forme di welfare contrattuale, cioè di assistenza sanitaria e sociale integrativa dell’assistenza sanitaria e sociale pubblica finanziate dai datori di lavoro in detrazione degli aumenti salariali e dei contributi previdenziali.

La diffusione nei contratti di forme di espansione del mercato assicurativo finanziato con denaro sottratto ai salari diretti, non tiene conto, tra l’altro che:

  • a) I lavoratori già pagano l’assistenza sanitaria pubblica con le trattenute fiscali sulle loro remunerazioni, ulteriormente gravate dalla fiscalità regionale, che in gran parte è finalizzata a finanziare i servizi sanitari regionali, e da ticket su prestazioni specialistiche ambulatoriali e farmaci.
  • b) In Italia si stima in circa 35 mld di euro la spesa privata, praticamente obbligatoria, anche per le lavoratrici ed i lavoratori per assistenza specialistica ambulatoriale ostetrico-ginecologica, odontoiatrica e riabilitativa.
  • c) L’introduzione di forme assicurative o mutualistiche o miste non sarà che l’occasione per introdurre una ulteriore spesa a carico del lavoro dipendente, per di più con l’aggravante di dover remunerare un servizio aggiuntivo non sanitario: quello di chi gestisce i fondi e su di essi lucra, con conseguente esplosione di spese “amministrative”.
  • d) Le facilitazioni fiscali previste dagli articoli 15 e 51 del Testo unico delle imposte sui redditi 2016 ed ampliate dalla legge di Bilancio 2017 appena adottata (commi 160 e 161) riducono la contribuzione degli assicurati al Fondo sanitario nazionale e quindi contrastano con elementari doveri di solidarietà sociale e con altrettanto elementari opportunità di sostenibilità economica per ciascuna persona dei suoi propri costi di assistenza sanitaria.
  • e) Il servizio sanitario nazionale è stato ulteriormente definanziato dalla legge di bilancio 2017 che ha stanziato per il Fondo sanitario nazionale 113 miliardi (comma 392), meno della spesa sanitaria pubblica nel 2016 e di quella prevista nel 2017 dal DEF 2016 (cfr. tabella seguente), che non prevede il recupero del taglio di 2,3 mld concordato con gli acquiescenti presidenti delle regioni nell’intesa Stato Regioni del febbraio 2016 e che prevede a carico del Fondo sanitario nazionale gli aumenti salariali previsti dai rinnovi contrattuali e la spesa per i farmaci biologici innovativi.

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  • f) Alla tutela pubblica della salute si antepongono altre poste di bilancio, dalle grandi opere alle spese militari, delle quali è “dubbia” l’utilità e delle quali non si controllano i costi o non si verifica la congruità con la norma costituzionale che prescrive (Art. 11.) “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (omissis)”.
  • g) I sistemi assicurativi sono più costosi dei sistemi sanitari pubblici e quindi graverebbero ulteriormente non solo sui bilanci privati ma anche su quello pubblico come insegna la recente storia d’Italia che negli anni ’70 vide il superamento delle mutue, sommerse di debiti, di inefficienze e privilegi e la costituzione del servizio sanitario nazionale.
  • h) Tra i paesi OCSE quelli con sistemi prevalentemente assicurativi mostrano sia spesa privata che spesa pubblica superiore a quelle dei paesi con sistemi sanitari prevalentemente pubblici a cominciare dagli Stati Uniti, cfr diapositiva seguente (la spesa pubblica e quella privata sono espresse in media per abitante, in dollari e standardizzate in relazione al potere d’acquisto nei rispettivi paesi).

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  • a) La risposta privata tramite il ricorso alle assicurazioni, alle mutue ed ai fondi integrativi (in realtà sostitutivi) alle liste di attesa ed alle altre inefficienze del servizio sanitario nazionale, generate dal definanziamento progressivo ed irresponsabile dei governi di centro destra e di centro sinistra succedutisi negli anni e dalla inadeguata amministrazione dei servizi sanitari da parte delle regioni i cui presidenti sono incapaci di correggere sprechi strutturali e da corruzione del mercato degli appalti e del lavoro, non è una risposta efficace: deresponsabilizza sul piano della solidarietà sociale e civica ed offusca l’esigenza di difendere quella vera e propria indispensabile fonte di salario indiretto che è il welfare pubblico.
  • b) È arrivato il tempo che il sindacato si ponga il problema di praticare forme di “cittadinanza attiva” per promuovere qualità ed efficienza nella gestione del servizio sanitario pubblico e si ponga come stakeolder co-programmatore e co-valutatore dei bilanci economici e di missione del Servizio Sanitario Pubblico.
  • c) È arrivato il tempo che si promuova una grande coalizione sociale per l’incremento del fondo sanitario nazionale con investimenti finalizzati al suo adeguamento ed ammodernamento per garantire accesso efficiente ed efficace alle attuali ed alle nuove acquisizioni scientifiche in tema di prevenzione cura e riabilitazione dello stato di salute come diritto costituzionale ed elemento imprescindibile della dignità del lavoro.

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