Piacenza e la logistica: dietro la morte di Abd Elsalam Ahmed Eldanf

21 Settembre 2016 /

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di Domenico Stimolo
La tragica morte del lavoratore egiziano Abd Elsalam Ahmed Eldanf – di 53 anni e padre di cinque figli – travolto da un Tir, avvenuta la notte del 14 settembre alla Lgs di Piacenza durante una rivendicazione sindacale, ha portato all’attenzione nazionale le condizioni di lavoro e la dinamica operativa di un segmento produttivo rimasto complessivamente marginale, la Logistica, con tutti i settori correlati: carico, scarico, sistemazione, selezione e “marchiatura”, trasporto su lunghe e micro distanze.
Una rete gigantesca, avvolgente interamente l’Italia, che dai “punti di raccolta” per la distribuzione utilizza in maniera preponderante le ruote gommate, a beneficio dell’inquinamento e del traffico autoveicolare. Anche i porti e gli aeroporti svolgono una funzione di forte rilievo. Le merci internazionali provenienti da lontano viaggiano via mare nei famosi container, stipati a decine di migliaia in enormi navi di trasporto con pochissimi marinai a bordo. La marea umana, per scaricare, caricare sui Tir e poi consegnare, attende a terra.
Operando dai numerosissimi punti di raggruppamento, spedisce e disloca prodotti di tutte le specie: dell’agroalimentare – prodotti freschi e lavorati – alle bottiglie d’acqua, dall’abbigliamento a tutte le “cineserie”, prodotti tecnologici micro e macro, e tutto ciò che alimenta quotidianamente la nostra articolata e complessa struttura sociale e di comunità. Così come viene costantemente esortato dalle strutture economiche neoliberiste nazionali e internazionali che guidano questo enorme e impazzito “burattino” che influenza e comanda i nostri presunti desideri. Incessantemente, senza vuoti temporali. Un’enorme ragnatela di mezzi di tutte le fatture, senza vuoti temporali, avvolge le strade italiane, compreso in maniera forte quelle urbane, con un ritmo sempre più crescente.

Gli addetti del comparto Logistica sono oltre un milione. La parte preponderante lavora nell’indotto. Con questo gentile termine si identifica il mondo del subappalto, che a sua volta si suddivide in svariati ulteriori livelli. Al “sub” di primo livello segue sempre il sub del sub, e ancora. Più si scende più si accrescono le condizioni di sfruttamento del lavoro. Una vera e propria marea umana opera senza appropriati contratti, regole, diritti (quelli elementari). Sono retribuiti con bassissimi salari, la precarietà è dilagante. Strumenti principali d’uso sono le cosiddette “cooperative” e il lavoro a chiamata. Molti lavoratori vanno sui luoghi, aspettando la richiesta di prestazione, se verrà.
Con la liberalizzazione selvaggia ormai strutturalizzata, che “onora” la competizione senza limiti, la pratica del subappalto a go-go altrimenti detto esternalizzazione (dei processi produttivi) è ampiamente praticata in tutti i comparti produttivi nazionali.
Il settore della Logistica, non comprendente nomi storici e “nobili” del padronato e delle attività lavorative, non è mai stato in appropriata evidenza nelle cronache informative e nelle valutazioni socio-economiche nazionali. Eppure il comparto muove oltre il 13% del Pil nazionale con oltre 200 miliardi di euro. Negli ultimi anni molte iniziative di lotta, dure e incessanti – per lo più gestite dalle organizzazioni sindacali di base – sono state condotte dai lavoratori nei principali punti degli immagazzinamenti della logistica, siti per lo più nelle aree del centro nord, cercando di spezzare le catene del servaggio.
Con la globalizzazione selvaggia sempre più crescente, lo sviluppo e il consolidamento costante degli ipermercati e delle variegate strutture commerciali (specie delle multinazionali dove viene venduto di tutto), l’incremento gigantesco degli acquisti online da parte dei singoli consumatori, dove si ricerca il fantoccio del prezzo più basso, senza porsi altre domande – con la conseguente cancellazione di centinaia di migliaia di punti vendita nelle aree urbane nazionali e l’omologazione subdola dei comportamenti – la caratteristica del settore è ormai complessivamente cambiata. In maniera enorme sono cresciuti i magazzini di smistamento. In gran parte servono operai per le operazioni di carico e scarico. Un lavoro di grandissima fatica e quindi, date le condizioni in essere, di sfruttamento.
Nella stragrande maggioranza dei casi queste attività sono svolte da lavoratori immigrati. Così come succede in molte attività agricole. Il lavoro sporco delle raccolte viene fatto fare ai migranti utilizzati a centinaia di migliaia… tanto si sa che loro hanno “meno esigenze”. Il ritorno dello sfruttamento selvaggio si svolge sotto gli occhi di tutti, cittadini, gestori istituzionali, forze politiche e sociali. Si blatera, ma nulla cambia! Si mangia e si beve, o si gode del “gingillo” portato a casa dal corriere, lo sfruttamento non ci riguarda, fino a quando non ne restiamo intrappolati! E’ l’esaltazione estrema dell’egoismo imposto a tutti gli strati della popolazione. Anzi, più si sfrutta e meno si paga il lavoro, meglio è! Acquistiamo a prezzi più bassi (almeno così cercano di farci credere). Poi il prodotto parte cento e arriva a mille. Tutti guadagni incontrollati per i gestori delle filiere. Con la pubblicità dilagante imbottiscono e addormentano le menti e le coscienze.
Nel frattempo ci parlano della nuova, evoluta e “ineluttabile” generazione tecnologica – la quarta rivoluzione industriale -. Quella precedente ha rimodellato la gran parte dei processi produttivi di fabbrica introducendo automatizzazioni che hanno imposto l’espulsione di un’enorme quantità di lavoratrici e lavoratori, mentre a latere si espandevano senza “lacci e laccioli” le esternalizzazioni/subappalto.
I nuovi soloni filosofici del 4.0 (così, giovialmente, viene chiamata la nuova era) nella loro spietata ed egoistica personalizzazione ci spiegano che ora, in maniera sempre più grande, la novella forza motrice sarà rappresentata dall’intelligenza artificiale inserita nei robot, che a loro dire invaderà tutti gli ambiti di produzione e di lavoro, toccando anche in maniera rilevante le mansioni “intellettuali”. Il tutto ovviamente soggiacerà solo alle regole della competizione del capitalismo in auge detto neoliberalismo, senza regole, programmazioni e riferimenti alle centinaia di milioni di posti di lavoro che potrebbero essere eliminati su scala mondiale.
Già, mentre parlano e sparlano, nulla dicono sulla robotizzazione in corso sugli umani, giusto per incrementare sempre più i profitti. Le vicende che riguardano molti lavoratori della Logistica invece la raccontano tutta.
Questo articolo è stato pubblicato dalla Bottega del Barbieri il 19 settembre 2016

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