L'altra sera al banchetto per il no vengono Zedda e gli altri candidati sindaco

13 Giugno 2016 /

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di Andrea Pubusa
L’altra sera al banchetto per il no di via Garibaldi, mentre gli uomini e le donne del Comitato del no e dell’Anpi raccoglievano le firme e dialogavano coi passanti, ecco avvicinarsi la Martinez con alcuni del M5S.
Solidarizza con i raccoglitori di firme e annuncia l’impegno del M5S di fare altri banchetti, loro sono per il no dalla prima ora. Poi con noi, fin da subito, finita la campagna elettorale, è venuto a raccogliere le firme Pino Calledda, fresco di elezione al Consiglio comunale.
Ma ecco che mentre si chiacchiera con la Martinez e Calledda, arriva Massimo Zedda. È una visita non annunciata, ma non sembra casuale. Max, che non si è pronunciato in campagna elettorale, vuol dare un segnale di interesse. È auspicabile che ora il Sindaco assumma una posizione chiara per il no, in sintonia con la posizione di SEL. Comprendiamo che il rapporto col PD a Cagliari impone qualche prudenza nelle forme, ma, se è come dicono – un’allenza fondata sulla reciproca autonomia, è importante che il sindaco di SEL si esprima per la difesa della nostra Carta. Attendiamo eventi.
Sarà un caso? Ma è passato al banchetto anche Piergiorgio Massidda, cordiale come sempre, ha confermato il suo no alla schiforma, che, invero, aveva già espresso durante la campagna elettorale. Ha anche detto, fra lo scetticismo dei presenti, di non essere di destra ma di centro, e dunque il suo no non è una ritorsione contro Renzi, ma frutto di una valutazione di merito del testo. Anche lui ha affermato di voler procedere ad una raccolta di firme fra i suoi sostenitori.

Perché parliamo di questi incontri? Perché queste visite ai nostri banchetti dicono che noi del no non siamo isolati, ma che semmai la solitudine è di Renzi e della Boschi, cui non giova l’abbraccio con Verdini. Elezioni amministrative docent, Napoli docet!
Il fronte del no è ampio e pieno di bella gente, libera e allegra per la tranquilla coscienza. Vedo tristura in quei sostenitori del Sì, che furono accesi avversari della schiforma Berlusconi-Bossi nel 2006. non sanno come giustificare il loro voltafaccia. Il testo attuale è uguale o perfino peggiore di quello battuto al referendum giusto di dieci anni fa. Pensate ai vari Ciarlo, Demuro, Guido Melis e al buon Sitzia, che addirittura fu presidente del Comitato per il no a Cagliari. Oggi arrancano con motivazioni forzate.
Dieci anni fa tuonavano contro l’aspirazione autoritaria dell’0rmai ex cavaliere, oggi la stessa pretesa di Renzi è giustificata con l’esigenza di govarnabilità. Ieri, mettevano in guardia dal neocentralismo di B., oggi dicono che è bene ridimensionare l’autononia regionale perché la classe politica locale è pessima. Ma, di grazia, non sono loo stessi e i loro amici di partito a sgovernare in periferia? E non sono questi che vogliono mettere nel nuovo Senato? E poi il PD a livello nazionale fa meglio? E quando avranno più poteri e meno controlli a Roma perché dovrebbero d’incanto diventare buoni e virtuosi governanti? non è più probabile che, senza contrapesi, divengano più arroganti?
Quando li lasci senza via d’uscita intonano in coro un ritornello un po’ stonato: “È una cagata, ma meglio di niente…”, questo è il pensiero più ripetuto in questi giorni da quelle parti. In realtà, questi grandi intenditori di istituzioni pensano che l’autoritarismo è brutto se è praticato dagli altri, è bello se lo fai tu. no se lo fa Berlusconi, Sì se lo pratica Renzi e il suo codazzo di dignitari. Sciagurati! Son convinti di prendersi il Paese col 20% del consenso degli elettori, grazie all’Italicum, ma se a vincere saranno gli altri?
non sempre si può vincere, diceva, saggiamente, una canzonetta di tanti anni fa, E se a vincere sarà una forza della nuova destra che cresce in molte parti d’Europa? Cosa ne pensano i nostri antiautoritari a corrente alternata? Le Cosstituzioni e le leggi elettorali si fanno per durare nel tempo e valgono per tutti, anche per le forze eversive. Hitler non si è preso la cancelleria con le elezioni? Ma forse gli intellettuali già del no, ora del Sì, temono il lanciafiamme di Renzi.
Si schierano perché soggiogati dai diktat del segretario-presidente o per essere in regola al cospetto del suo occhiuto apparato di controllo? Si dice che Renzi li stia interpellando uno per uno: o dite pubblicamente sì oppure sarete inceneriti, questo è il messaggio. Sembra di tornare al tempo della caccia alle streghe o del maccartismo! E così vediamo molti pensatori di area PD abdicare alla loro libertà di giudizio, al loro essere intellettuali, che anzitutto significa essere liberi.
A chi di loro è giurista, basterebbe la lettura del “nuovo” articolo 70 per prendere le distanze dalla revisione votata da Renzi-Boschi-Verdini. È sufficiente la formulazione del testo, senza esaminare il merito, che è pessimo, per capire che la Costituzione più bella del mondo, esempio di eccelsa tecnica giuridica e di mirabile appropriatezza linguistica, tanto da vincere il premio Strega nel 2006, non può essere imbrattata ed offesa con innesti immondi sul piano letterale, prima ancora che su quello dei contenuti.
Amici miei, ne vale la pena? non vi viene il dubbio di aver sbagliato cavallo? Siete saliti sul treno dell’innovazione e vi trovate in un vagone blindato. E per di più il monito elettorale di domenica vi dice che a ottobre il trombettiere toscano ha molte probabilità di perdere la tromba. Ma voi perdete molto di più.
Questo articolo è stato pubblicato su Manifesto Sardo il 10 giugno 2016 riprendendolo da Democrazia oggi

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