di Sergio Caserta
“Non me lo dia il volantino, è sprecato tanto a ottobre so già cosa votare”. “E cosa vota?” “Sì!” mi risponde pieno di sicurezza l’elettore anziano ma bello tosto, che poi aggiunge: “Renzi sta facendo cose buone”. Io accenno una reazione: “Ma qui si tratta della Costituzione”. Niente da fare, non vuole parlare.
Volantino alla mano verifichi cosa significa discutere davvero con le persone, la maggior parte è distratta, forse dallo spettacolo di Piazza Maggiore nella bella giornata domenicale, una parte risponde positivamente alcuni hanno già firmato, i giovani rifiutano di più. I sondaggi sono una cosa, ti dicono tendenze generali probabilistiche ma se parli direttamente con la gente ti rendi conto del clima vero, e leggi la società in tutta la sua stratificata complessità.
E non è la stessa cosa dare i volantini e raccogliere firme nel centro storico, piuttosto che davanti agli iper o nei mercati rionali, in periferia o in provincia. Lì le reazioni cambiano strutturalmente, nelle periferie senti che il peso delle fatiche della vita per le persone è ben maggiore, la preoccupazione per le condizioni economiche proprie e soprattutto dei figli, le difficoltà della salute, l’insicurezza ed anche la rabbia sono percepibili.
Però si raccolgono firme, dovunque si posizionano i banchetti la gente va a firmare, ci sono quelli, tanti, che firmerebbero qualunque cosa perché sono davvero incazzati: “Datemi i moduli che firmo tutto” basta che se ne vadano”. Altri che invece vogliono approfondire gli argomenti, e ti chiedono: “Ma cosa effettivamente cambia con la riforma del Senato?” e allora bisogna spiegar, in poche parole, che questa legge stravolge un ramo del parlamento ma non determina, come tutti i giorni decantano in tv “risparmio e semplificazione”.
Infatti è molto semplice di fronte a un elettorato incerto e alquanto disinformato, rassicurare che “basta con le leggi che vanno avanti e indietro e non s’approvano mai” e che “è ora di cambiare, tagliamo finalmente i costi della politica”, sapendo che non è vero niente, ma non c’è contraddittorio. Vis-à-vis lo puoi spiegare che invece i costi del Senato diminuiscono in percentuale irrilevante ed invece aumenta la confusione di attribuzioni, che s’introducono nuove immunità per consiglieri e sindaci cooptati nel nuovo Senato, altro che pulizia.
Una cosa è certa, molte persone, la maggior parte, sono sensibili e interessate al tema dell’eccesso di potere dell’esecutivo, della necessità di garantire il controllo del potere; la questione va al di là della stessa legge elettorale, gli italiani per quanto propensi ad affidarsi ad un “uomo forte”, sono rimasti molto scottati da Berlusconi, stanno comprendendo quali sono le intenzioni di Renzi e diffidano di questo progetto.
Questa campagna referendaria, sarà una vera contesa politica, nella quale il popolo potrà giocare un ruolo finalmente da protagonista: l’assenza di quorum al referendum comporta che la vittoria e la sconfitta passeranno attraverso la capacità di spiegare e farsi comprendere per convincere di una tesi o dell’altra.
È messo in causa il carattere della nostra democrazia, se essa deve affidarsi a un potere esecutivo molto più forte del potere legislativo ed anche di quello giudiziario, se il vincitore delle elezioni, attraverso una legge elettorale anticostituzionale, se rimane tale, che premia una minoranza rendendola artatamente maggioranza assoluta, possa governare praticamente senza alcun serio controllo. Una forma di potere assoluto che non ha alcun riscontro nelle democrazie occidentali, una china pericolosa per la nostra repubblica parlamentare. ps La marcia indietro del Governo sull’allungamento della durata delle elezioni al lunedì, è testimonianza di tensione confusionale e non è un buon biglietto da visita per il successivo svolgimento della campagna elettorale.