di Raniero La Valle
Facendo proprio l’appello di alcuni della Comunità di san Paolo (Roma) contro i “Cattolici del No”, la Repubblica, nella rubrica delle lettere di Corrado Augias, pubblicava il 29 aprile un attacco contro i “Cattolici del no” sotto il titolo: “Il referendum non è una scelta di fede”. Domenica 1 maggio il giornale pubblicava la seguente replica, sotto il titolo: “La voce dei cattolici”:
Caro Augias, non credo si possa dubitare che Aldo Moro fosse laico. Ma nel suo discorso alla Costituente del 13 marzo 1947, convenendo con l’on. Togliatti che la Costituzione non dovesse essere ideologica, aggiungeva che costruire un nuovo Stato non voleva dire solo architettarne l’organizzazione, ma “prendere posizione intorno ad alcuni punti fondamentali inerenti alla concezione dell’uomo e del mondo”; per questo non si poteva fare una Costituzione “afascista”, come voleva l’on. Lucifero, ma, mettendo insieme i primi tre articoli, occorreva fare la Costituzione di uno Stato che, posto a fondamento il lavoro, “avesse come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana”.
Perché dunque qualche suo lettore non tollera che dei “cattolici del No”, senza parlare che per sé e senza voler imporre la propria visione a nessuno, motivino anche con la loro fede la propria contrarietà alla rottamazione del nostro ordinamento costituzionale (ben oltre il Senato)? Forse la fede è diventata così pericolosa per il potere nel tempo di papa Francesco, ed essere “laici” significa nascondersi “come cristiani” nella vita pubblica? Ma il papa a Lesbo, a propugnare una tutt’altra politica europea, c’è andato come un vescovo cristiano, o come un profugo argentino?