di Francesca Fortuzzi, Associazione Articolo 53 Emilia Romagna
Dire no alle deformazioni presentate dall’attuale governo, che andranno a ledere la nostra Costituzione e quel che rimane della nostra democrazia, è fondamentale. È dovere civile e morale dire no a tutti quei Decreti di Legge approvati negli ultimi anni, che stanno portando il nostro Paese alla rovina totale e che ci vedono e ci vedranno impegnati in svariati referendum (non dimentichiamo che già Monti con la manomissione dell’articolo 81 fece danni incalcolabili). Ricordiamone qualcuno:
- DdL “buona scuola”,col massacro didattico, gli insegnanti col ruolo e senza cattedra e con il ruolo del “Preside che detta legge”.
- DdL “jobs act”, che ha tolto diritti e tutele ai lavoratori, creando schiere di lavoratori precari, con stipendi ormai deprivati e da fame, che non riescono a crearsi uno straccio di futuro.
- DdL “Salva Banche”, dal cui nome si evince chiaramente chi tutela, in sfregio a chi ha risparmiato per una vita per tutelare se stesso e i propri familiari e viene raggirato da biechi finanzieri.
- DdL “sblocca Italia”, con la probabile cementificazione ad oltranza grazie alla formula “silenzio-assenzo” che, anziché recuperare gli innumerevoli edifici già esistenti ed inutilizzati, andrà a rifocillare le tasche delle lobby del “mattone”. Concessioni per insane ed insensate trivellazioni alle lobbies petrolifere, in contrasto con qualsiasi politica ambientale e senza incrementi-iniziative lavorative per le energie pulite e rinnovabili che genererebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro.
- DdL riguardo ai tagli di fondi alla sanità pubblica previsti nella “legge di stabilità”, continuando invece a sovvenzionare abbondantemente la privata, che porteranno al crollo dell’assistenza alle persone “a medio-basso reddito”, sempre più numerosi, che vedranno negarsi l’accesso anche a cure salva-vita e ad un accesso limitato per indagini preventive.
- DdL “Italicum”, legge elettorale che garantirà sostanzialmente una poltrona a vita ai soliti al potere tramite capilista bloccati, seggi multipli, ballottaggio ad oltranza ed un “premio di maggioranza” abnorme a vantaggio di una minoranza di eletti.
…Vogliamo anche parlare dell’attacco militare (non è difesa, sia chiaro) in Libia? Quanto ci costa in tutti i termini?
Si dovrebbe urlare un forte “basta” a questa antipolitica utilitaristica e ai maltrattamenti che vengono portati avanti da decenni ed il nostro fronte dovrebbe essere forte e compatto come nel 2006… già. Stavolta non c’è più il governo Berlusconi ed il partito Forza Italia a fare da collante, ma l’antipolitica del Paese degli ultimi anni è stata curata dal governo Renzi ed il PD e duole ammettere che l’idea conservatrice berlusconiana, marcatamente autoritaria e basata sui privilegi per pochi, ha trovato degna prosecuzione e applicazione.
Questo governo illiberale vuole farsi anche una Costituzione ed una legge elettorale tutta per sé. Appare evidente la fatica del Paese , se non anche il rifiuto, ad accettare questo dato di fatto. non si capisce perché non ci sia oggi la stessa reazione e lo stesso fronte compatto contro lo scempio a cui assistiamo prodotto dal governo Renzi e dal partito di maggioranza PD. Cosa pensare? È dunque più accettabile il maltrattamento da parte di un “familiare” piuttostoche da un “estraneo”?
Porsi domande per trovare una spiegazione è necessario e si può giungere a questa visione: viviamo uno scollamento dalla realtà per non sentire il senso di impotenza tipico di chi è stato maltrattato per anni e per il quale il maltrattamento è la “normalità”. Questo è dovuto anche al silenzio, non solo nostro, non solo del popolo, che è lacerato tra chi non sa che fare, chi arriva ad “amare il proprio carnefice” e chi ha troppi interessi personali.
Questo scollamento è dovuto principalmente al silenzio della classe dirigente dell’attuale partito al potere e dalla connivenza di partiti “quaquaraquà” che dovrebbero rappresentare quell’opposizione che prevede rinunce ed il “metterci la faccia”.
Ora è necessario ed urgente ribellarci al diktat del governo per salvare la nostra Costituzione, la nostra democrazia e per non tornare a 70 anni fa, ma, prescindendo da tutte le giuste motivazioni tecniche portate, chi ha detto esplicitamente: “Ci siamo sbagliati. Abbiamo anteposto questioni personali e di partito agli interessi del popolo. Abbiamo fatto errori gravissimi che hanno portato a tale situazione. Abbiamo irresponsabilmente sperato che cambiasse”.
Personalmente non l’ho mai sentito. Dov’erano queste persone quando si portava avanti il disfacimento della democrazia costata tanti morti? Quando si portava avanti il maltrattamento di un popolo intero? Il popolo avrebbe bisogno di un “mea culpa”, di una “presa in carico” reale di responsabilità da parte di chi ci ha condotto a questa situazione, perché questo atto genererebbe una vera consapevolezza in tutti ed eviterebbe il ripetersi degli stessi errori, che invece puntualmente.
Quanti di noi voteranno alle prossime amministrative persone propagandate, ma non scelte? Quanti di noi conoscono la caratura morale di coloro che aspirano a posizioni di potere? Quanti di noi sono andati a leggersi i programmi presentati da questi signori?
E quanti di questi programmi hanno come caposaldo l’attuazione dei valori e del programma della Costituzione che oggi siamo chiamati a salvare e che non è stata mai attuata? Questa dovrebbe essere LA richiesta legittima più importante.
Chi afferma che la nostra Costituzione è stata attuata è un disgraziato malfattore e chi non si adopera per la sua attuazione, contrastando il crimine, la mafia e l’illegalità, non merita nessun voto. Sia chiaro che l’agognato “mea culpa” non arriverà. Il “maltrattante” non ammette le proprie colpe, anzi.
Resta che la situazione ora impone di reagire, di denunciare, di lottare e non farlo porterebbe a conseguenze drammatiche. Lottare per noi stessi, per i nostri figli, nipoti e future generazioni, per non lasciarli privati di valori, diritti civili e tutele che solo la nostra Costituzione attuale ancora garantisce o, come dice Moni Ovadia più semplicemente, “per evitare che qualcuno ci venga a sputare sulla tomba”.
Ora è il momento di unirsi ed essere, come dice il Prof. Villone, “soldati per tutti i referendum” e per i referendum di tutti.
Ora è il momento di far fronte compatto contro questa marcia verso questa vecchia e nostalgica forma di autoritarismo, come dice Smuraglia, “perché noi siamo gli eredi di quelli che nel ’43 decisero di sacrificarsi e combattere il più forte”.
Queste battaglie vanno vinte innanzitutto con l’accettazione che “nella propria famiglia possono esserci mele marce”, iniziando ad individuare i responsabili anche se questo può provocare dolore e disorientamento. Queste battaglie vanno vinte ricominciando ad informarsi seriamente, tornando a partecipare e finalmente a decidere. Queste battaglie, interconnesse fra loro, vanno vinte tutte. Nessuna esclusa.
Questo è il discorso integrale presentato il 22 marzo 2016 al Comitato per il no al referendum costituzionale