Bologna: domani in sciopero i lavoratori delle coop sociali da 10 anni senza accordo integrativo

2 Marzo 2016 /

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di Massimo Corsini
A giudicare dalle comunicazioni per i genitori arrivate sui banchi di scuola e negli asili nido di Bologna e provincia, lo sciopero dei lavoratori della cooperazione sociale di domani, giovedì 3 marzo, dovrebbe raccogliere moltissime adesioni. In alcune scuole è stata addirittura data comunicazione della chiusura dei servizi pre e post per la giornata di giovedì.
I lavoratori del settore, è bene ricordare, incrociano le braccia per il mancato accordo integrativo provinciale dopo dieci anni di tentate trattative. La giornata di sciopero, che prevede il presidio in Piazza Nettuno, avrà la durata delle prime quattro ore lavorative, dunque grosso modo dalle otto alle dodici circa, dopo di che, nel caso l’orario dei singoli lavoratori lo preveda, si tornerà al lavoro.
Chiaramente non si tratta soltanto di educatori delle scuole e degli asili nido, ma anche di centri diurni ed altri interventi educativi individualizzati. Per evitare spiacevoli equivoci (“in maniera che a nessuno venga in mente di “autogestire” lo sciopero”), la funzione pubblica della Cgil e della Cisl, si è presto affrettata a specificare a Comuni, Ausl e Asp che le uniche categorie sottoposte a restrizioni di sciopero sono i cosiddetti h24, i servizi di assistenza domiciliare e di emergenza-urgenza.

È stato necessario specificarlo poiché in occasione dell’assemblea precedente la proclamazione dello sciopero, alcune cooperative avevano cercato di inibire questa eventualità con il pretesto della garanzia minima del servizio. Va da sé che lo sciopero mette in difficoltà il datore di lavoro, ed in molti casi i singoli educatori hanno dovuto apprendere per altre vie la proclamazione di quest’ultimo. Tuttavia, in questo caso, a suonare strano nelle comunicazioni date alle scuole, agli asili e a tutte le strutture coinvolte, è il fatto che non si evince chiaramente contro chi è diretto lo sciopero: ovvero le centrali cooperative in primis e le cooperative stesse di seguito.
A parte il fatto che in una cooperativa il datore di lavoro dovrebbe coincidere con i cooperanti, ma in questo caso la situazione è doppiamente contradditoria per il seguente motivo: per una cooperativa sociale il servizio offerto coincide con il personale. È il personale il servizio offerto. Se mancano le condizioni minime di mantenimento di quest’ultimo, manca la condizione preliminare per offrire il proprio servizio, ancora prima delle qualifiche professionali richieste, diplomi o lauree che siano.
E i sindacati, hanno congiuntamente ribadito quali sono queste condizioni. La mensilizzazione del contratto di lavoro affinché la vita di un lavoratore possa essere programmabile, e non essere pagati ad ore, le condizioni adeguate di sicurezza, le tutele in caso di tagli ai servizi, il mantenimento del contratto preesistente in caso di passaggio da una cooperativa ad un’altra, il diritto al buono pasto, eccetera.
Nel frattempo è arrivato il plauso per lo sciopero di domani anche da parte del mondo della politica. Il capogruppo in Regione di Sel, Igor Taruffi ha dato il suo completo sostegno: “Credo che il servizio assicurato da questi lavoratori sia essenziale, eppure spesso si tratta di figure professionali che non hanno contratti adeguati alle loro competenze, sono costretti a passare da una cooperativa a un’altra e non hanno retribuzioni uniformi”.
Anche Maurizio Serra della Fp Cgil ha osservato: “Le coop sociali chiedono lavoratori con alti titoli di studio, un elemento grazie ai quali si ottengono più punti nei bandi di gara, poi però non sono disponibili a dare il giusto riconoscimento economico. Anche nell’ultimo incontro, infatti, le Centrali cooperative hanno opposto alle richieste economiche dei sindacati, l’obiezione che i fatturati crescono ma le marginalità no”.

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