Informazioni delle banche e lettere ai clienti: l'esempio virtuoso (?) di Poste italiane

16 Febbraio 2016 /

Condividi su

Poste italiane
Poste italiane
di Europa viva 21
A proposito delle polemiche di queste settimane (banche fallite o con “sofferenze”, risparmiatori disinformati o “buggerati” e necessità di comunicazioni chiare degli istituti di credito) appare interessante la circolare inviata dal Banco Posta ai propri clienti, con una “proposta di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali della Carta Postepay Evolution”. Forse potrebbe essere un esempio di come cercare di non far capire alle persone normali che cosa si comunica. Per questo l’alleghiamo in fotocopia speranche che gli addetti ai lavori ci possano aiutare a capire quella che appare quasi una lettera in codice criptato.
La missiva al “gentile cliente” è illuminante. Si comincia citando Parlamento Europeo, Consiglio d’Europa, Banca d’Italia e avanti, elencando provvedimenti assunti in alto loco. Si continua con la “dismissione degli addebiti”, la “migrazione dei servizi, RID a importo prefissato”, gli “schemi europei SEPA direct Debit SDD CORE”. Si spiega poi che si “applicheranno le stesse condizioni previste per gli “SDD CORE come riportato nella Carta Postepay Evolution disponibile presso gli uffici postali e sul sito”. Già così è un po’ complicato raccapezzarsi ma c’è anche di meglio. Si spiega infatti che tutto quanto premesso “rende necessario “con decorrenza 01/02/2016” modificare le condizioni contrattuali della nostra Postepay Evolution emessa dalle poste.

Seguono 3 citazioni di articoli preceduti e seguiti da “omissis” sugli addebiti diretti “SEPA SCHEMA CORE”, accenni a nuove norme sui diritti di rimborso che precedono revoche “degli ordini di pagamento relativo all’addebito diretto SEPA” nei limiti “indicati nei FI e DDS relativi alla Carta”. Seguono ancora [omissis] e riferimenti a non meglio precisati articoli precedenti che vengono indicati con il numero di articolo e di comma ma non si capisce neppure a che provvedimento si riferiscono.
L’unica cosa che può rincuorare una persona normale, sempre che non si illuda, è che nel caso non abbia autorizzato una spesa – e questa sia comunque stata pagata – può chiedere il rimborso ed ha 13 mesi per poterlo fare. Ma – spiega ancora la lettera – “in tali casi Poste Italiane può respingere la richiesta di rimborso dandone tempestiva comunicazione al Titolare”.
La missiva firmata dal “Responsabile Banco Posta” ci spiega infine – come al solito in questi casi – che in assenza di un rifiuto sarà tutto “accettato” e che “entro 2 (due) mesi il destinatario ha la facoltà di recedere dal contratto senza penalità e spese di chiusura”. Ohi, forse…
Questo articolo è stato pubblicato da Europa viva 21 il 10 febbraio 2016

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati