Referendum, costituzione e riforme: perché Articolo 53 sostiene il "no"

11 Febbraio 2016 /

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Referendum - Comitato per il no
Referendum - Comitato per il no
di Francesca Fortuzzi, rappresentante per l’Emilia Romagna dell’Associazione Articolo 53
Come rappresentante per l’Emilia Romagna dell’Associazione Articolo 53, partecipo e do adesione formale per conto dell’Associazione per la formazione del “Comitato del NO” alla “deforma” costituzionale e all’applicazione della legge elettorale Italicum. Non c’è bisogno credo di ulteriori dissertazioni tecniche nel merito, almeno tra di noi, vorremmo comunque mettervi a parte dei nostri pensieri e sentimenti.
Ci sarebbero tante cose da raccontare e da spiegare per poter capire il perché si è giunti a questo drammatico stato delle cose, ma comprendiamo anche che la necessità di un linguaggio più corretto e diretto sia al momento indispensabile, come suggerito sovente negli ultimi incontri anche dai vari costituzionalisti.
Ci preme intanto specificare e rivalutare il termine “politica”, parola usata ormai in maniera completamente distorta e la cui “distorsione” ha portato non solo ad un sempre più crescente disprezzo per l’implicito significato e contenuto, ma al rifiuto da parte delle persone come fosse “cosa sporca”. La parola “politica” deriva dal greco “polis”, la cui traduzione è “città”, dunque una “comunità”. Il termine “partito” deriva dal latino “pars” e significa “parte” o “sezione” o genericamente anche “fazione”.
Chiediamo venia per questa specifica, ma era doverosa in quanto, negli ultimi decenni, per quanto ci riguarda, non abbiamo assistito a nulla di politico, ma all’attuazione sconsiderata di decisioni prese da chi “di parte”, cioè da partiti, volte a tutelare gli interessi economici e finanziari di alcune persone, quindi sicuramente in una forma “antipolitica”, anteponendo l’interesse personale dei “pochi” al bene dei molti.

Partiti “antipolitici”, spesso “collaborazionisti” tra loro e ricattabili che, pur di mantenere il predominio, non hanno esitato a firmare patti scellerati contro il popolo e totalmente incompatibili con gli emendamenti della Costituzione italiana. Non si fa altro che parlare del sig. Renzi… che attualmente sta cercando di recuperare sostegno elettorale tramite il teatrino inscenato con Juncker per dimostrare alla gente che possiede gli “attributi”… o questo ennesimo teatrino è (come sempre) per far passare inosservata la vergognosa gestione dei profughi? O la nostra prossima “entrata in guerra”?
Oppure per far passare “in camuffa” l’ennesimo indecente decreto che rende impossibile per il cittadino accedere alle informazioni delle Pubbliche Amministrazioni? Doveva essere un decreto sulla “trasparenza” e ci ritroviamo con l’applicazione del “silenzio-diniego”, cioè che se una qualsiasi pubblica amministrazione non risponde entro 30 giorni, la richiesta è automaticamente annullata.
In ogni caso non siamo d’accordo con chi entra nella “scaramuccia partitica” messa in piedi anche da questo rappresentante di partito al Governo (o con me o contro di me) e trovo profondamente inappropriato da parte dei nostalgici voler affibbiare a tutti i costi una valenza partitica alla battaglia referendaria. La Costituzione italiana è “Bene Comune” e sopra le parti. È un programma politico da portare avanti per il bene di tutti. Va aggiornata? Si! ma per rinforzarla non per annacquarla e l’azione che anche l’attuale governo sta portando avanti richiederebbe l’intervento del Nas.
Perché dunque NO? Perché attualmente la nostra Costituzione ancora rappresenta un “salvagente”. Il problema non è solo Renzi, ma lo sono tutti quegli attori di partiti vari, passati e presenti che si sono succeduti negli organi istituzionali ed hanno fatto del loro meglio per farci stare peggio. Chi sono queste persone? Sono gli “esecutori materiali” del crimine già commesso. Quale crimine? L’aver anteposto gli interessi finanziari più biechi e utilitaristici al bene dell’essere umano.
Il sig. Renzi non sta facendo altro che portare avanti “progetti partitici” (o lobbistici, o massonici…mah) decisi decenni fa e portati avanti con la massima “devozione” da rappresentanti dipartiti vari al potere da una vita. L’apparente scelta di “deformare la Costituzione italiana ed attuare una legge elettorale che sostanzialmente creerebbe un unico grande partito al potere” non è altro che il suggerimento tattico proposto da banche internazionali per togliere il diritto ad ognuno di noi di poter decidere della propria esistenza. Il fine ultimo è quello di eliminare qualsiasi tipo di democrazia popolare per poter esercitare una dittatura, prima di tutto finanziaria.
È inoltre vero che ogni “esecutore” ha dietro di sé un “mandante”. Sarebbe troppo comodo scaricare la totale responsabilità sulle banche. Questi “sicari” della libertà e della giustizia sono sempre stati eletti da noi, a cominciare dalle elezioni più dirette, tipo quelle amministrative. Li abbiamo votati probabilmente con la speranza nella loro onestà, intransigenza e spirito costituzionale… ma quanti di noi si sono informati sulla vita personale e sociale delle persone a cui stavamo dando la fiducia? Quanti di noi hanno preteso che fossero caratteristiche fondamentali la caratura morale e l’altruismo? O è forse anche vero che il nostro voto è stato sovente più condizionato dall’illusorio benessere materiale che questi soggetti promettevano per essere eletti?
Tornando al dunque, siamo intimamente fiduciosi che queste iniziative referendarie avranno successo e raggiungeranno le firme richieste (basterebbero 100 Comuni e 5000 firme per Comune); è fatto innegabile che le persone si stiano avvicinando sempre più alla politica con la “P” maiuscola e che si stiano invece allontanando sempre più dalle faziosità partitiche che hanno massacrato il nostro Paese.
Nutriamo grande speranza per la capacità di unione di intenti che abbiamo già dimostrato anche nei referendum passati. Siamo in ogni caso d’accordo con il pensiero espresso dal prof. Villone quando, il 30 gennaio scorso a Roma, disse che questa vittoria non sarebbe stata sufficiente a risolvere il problema di fondo, mancando figure veramente valide che possano destituire le attuali.
C’è bisogno che chi più meritevole sotto il profilo umano e con adeguate capacità improntate sui valori della nostra Carta, si spenda il più possibile per creare una vera alternativa, da poter votare con criteri realmente democratici e che sia disposto a lottare per il diritto al lavoro e ad una vita dignitosa, per l’equità sociale, per una scuola pubblica e non de-privata, per il diritto di tutti alla salute, per la cura e la tutela di tutti i soggetti deboli, per la cura del nostro meraviglioso Paese e per il diritto di tutti gli esseri umani ad un “pezzo di felicità”.
Questo è l’intervento dell’Associazione Articolo 53 presentato nella riunione di venerdì 5 febbraio 2016 presso la Sala “Silentium” di Bologna per la formazione del Comitato del NO.

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