Lettera di un cittadino della Valsamoggia: "Imu agricola, perché ho deciso di non pagarla"

16 Dicembre 2015 /

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Valsamoggia
Valsamoggia
di Vittorio Monzoni
Oggi sono un cittadino del comune di Valsamoggia, comune nato dalla fusione di cinque comuni: Bazzano, Crespellano, Monteveglio, Castello di Serravalle, Savigno. Sino al 2013 ero un cittadino di Savigno.
Savigno, Castello di Serravalle e Monteveglio erano classificati comuni di montagna e i terreni agricoli, campi, boschi e pascoli, non pagavano l’Imu. (Per essere precisi Monteveglio era parzialmente montano, ma solo due piccole aree pagavano). Con la fusione Valsamoggia è diventato comune parzialmente montano.
Cosa comporta questa modifica? Che molte persone che pagavano l’Imu sui fertili terreni agricoli di pianura (Bazzano e Crespellano)non la pagano più (circa € 300.000 di entrate in meno al comune) e molte persone che non la pagavano sui difficili terreni collinari e montani (Savigno, Castello e Monteveglio) dal 2014 devono pagarla (circa € 70.000/80.000 di entrate in più al comune).
In sintesi il risultato è uno scambio tra chi paga: prima non pagavano i più svantaggiati, ora non pagano i meno svantaggiati Uno scambio chiaramente iniquo per i cittadini contribuenti e con un saldo negativo per il comune di circa € 230.000. Quindi doppiamente iniquo se pensiamo alle funzioni di sussidiarietà e solidarietà che il comune dovrebbe svolgere.

Ma c’è un altro aspetto forse ancora più importante da considerare. Vediamo in dettaglio chi sono “i soggetti” che devono pagare questa nuova tassa: l’Imu agricola. Devono pagarla tutti quelli che non sono iscritti alla cassa di previdenza agricola, cioè coloro che fanno meno di 104 giornate all’anno di lavoro agricolo.
E chi sono questi soggetti? Sono ex agricoltori che ad una certa età hanno cessato di essere iscritti alla previdenza agricola, ma che hanno mantenuto i poderi continuando a curarli e a fare attività agricola non più a tempo pieno; sono figli o nipoti che hanno scelto di conservare e abitare quelle case coloniche ed i terreni agricoli; sono persone che hanno scelto di venire a vivere in campagna recuperando molti poderi abbandonati e coniugando attività extra agricola e agricola.
In sostanza questa nuova tassa colpisce quei soggetti che conservano, curano, custodiscono, certamente per loro, ma anche per tutti, quei territori di montagna così fragili e importanti. Colpisce chi non ha abbandonato la montagna e chi è tornato ad abitarla invertendo, almeno parzialmente, la tendenza all’abbandono che ha segnato gli anni settanta e ottanta del novecento. E l’abbandono comporta degrado, dissesto idrogeologico e costi ambientali e sociali molto pesanti per tutta la collettività.
“La pianura sta bene se la montagna sta bene”. Non dimentichiamolo mai Nei fatti e non solo nelle parole che si scrivono o pronunciano nelle occasioni ufficiali. Chi ha voluto il nuovo comune, l’amministrazione che lo governa, il sindaco Ruscigno devono dare una risposta adeguata al problema che hanno creato.
Non può ritenersi tale la proposta tardiva e pasticciata di un contributo parziale da erogare “agli agricoltori in territorio montano”, regolata da un regolamento, a dir poco, sconcertante. Perché:

  • riguarda solo l’anno 2015 e non il 2014 (tanto è già pagato)
  • non dice quanto il comune stanzia
  • non dice quanto il comune incassa dai cittadini degli ex comuni montani
  • ad esaurimento del fondo le domande sono comunque rigettate (a parità di punteggio vince chi ha presentato per primo)
  • “i criteri di aggiudicazione” sono discriminatori: pensionato agricolo che conduce direttamente l’azienda SI (40 punti); pensionato di altro lavoro NO (0 punti)

sono esclusi tutti coloro che percepiscono redditi da lavoro extra agricolo
Discrimina pesantemente tra soggetti che producono lo stesso beneficio per il territorio e la collettività. E varie altre amenità.
E anche perché, contrariamente a quanto viene furbescamente detto, questa tassa non verrà abolita nel 2016, bensì rimarrà per tutti i proprietari di terreni non iscritti alla previdenza agricola. Così al momento dicono le associazioni di categoria, Cia, Coldiretti e Uci. Così al momento dice il testo licenziato dal senato.
Ma il punto è un altro: come abbiamo visto la nuova tassa colpisce proprio coloro che custodiscono e curano i terreni più fragili di montagna, quelli più soggetti al rischio idrogeologico e di grande importanza per la tutela dell’ambiente e del paesaggio. È un problema generale e duraturo che riguarda tutti, non solo i diretti interessati. Quali le scelte del comune di Valsamoggia per affrontare questo problema?
Per ora mancano. Per quanto scritto ho deciso di non pagare l’Imu sui terreni agricoli per il 2015. Vuole essere un gesto di disobbedienza civile, non tanto o solo per protestare, ma per sollecitare tutti i cittadini, le forze sociali e politiche, l’amministrazione e il sindaco ad affrontare il problema e costruire insieme soluzioni adeguate.

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