di Bruno Papignani
Per il ministro del lavoro Poletti l’orario di lavoro è un concetto anacronistico, il futuro indica la via della “commissione” o del “progetto” che non è più misurabile in tempo di lavoro ma in oggetti, servizi, cose varie… insomma in merce. A esempio di questa tendenza il ministro porta la Ducati di Borgo Panigale, Bologna; dove si dimostrerebbe la fondatezza del suo pensiero. Ma che azienda avrà mai visitato il ministro Poletti a Borgo Panigale? Da quel che dice sorge il dubbio che non si tratti della Ducati Motor, o viene da chiedersi quale fosse il suo stato di salute mentale – o se non fosse perlomeno un po’ distratto – lo scorso 9 novembre, quando ha incontrato l’azienda, le Rsu, Fim, Fiom e Uilm per conoscere il contratto aziendale firmato il 4 marzo 2015.
La Ducati è una fabbrica. Una fabbrica con orari di lavoro, pause individuali, pause collettive, tempi assegnati, carichi di lavoro e turni diversi a seconda dei reparti. La Ducati ha una lunga storia contrattuale: oggi è di proprietà del gruppo Audi, ma il suo modello di relazioni industriali e sindacali più che tedesco è prima di tutto bolognese ed emiliano. Questa storia contrattuale ha permesso di raggiungere importanti accordi, anche negli ultimi mesi.
L’accordo di settembre 2014 sull’introduzione dei 21 turni nel reparto lavorazioni meccaniche (l’officina), ha permesso di consolidare occupazione e investimenti a Borgo Panigale e oggi costituisce in Italia un modello alternativo di orari di lavoro rispetto a quelli Fiat (a partire dai turni di Melfi). Perché per coprire anche il sabato e la domenica, prevede l’introduzione della quinta squadra, l’aumento dei lavoratori del reparto, la definizione di importanti indennità e soprattutto la riduzione degli orari in modo tale da portare le ore di lavoro su base settimanale a una media di 32.
Sempre nel 2014 Ducati ha avviato insieme a Lamborghini, a seguito di un apposito accordo sindacale, la sperimentazione di un modello specifico di alternanza scuola-lavoro: il Desi (Dual Education System Italy). Oggi il Desi è assunto come modello dalla Regione Emilia Romagna, anche perché si basa su un principio preciso: i giovani che trascorrono metà dell’anno scolastico in aree aziendali dedicate e separate dalle linee produttive sono “studenti” e non “lavoratori” e sono inseriti in un percorso di formazione – anche pratica – e non di apprendistato.
Con l’accordo aziendale del 4 marzo 2015, raggiunto dopo quasi due anni di trattative, si è sistematizzato un complesso di diritti individuali, di impegni di responsabilità sociale nei confronti del territorio, si sono definiti percorsi di partecipazione (attraverso incontri periodici, la costituzione di commissioni tecniche, il rafforzamento del ruolo dei delegati), sistematizzato il ricorso ai contratti a termine e lo strumento del part-time verticale per la stagionalità, sono stati previsti i premi di risultato, rafforzati gli schemi di accesso alla polivalenza e alla polifunzionalità e soprattutto formalizzato un piano di investimenti sul sito di Borgo Panigale (160 milioni di euro nel triennio) e un conseguente piano di assunzioni a tempo indeterminato che comporterà l’ingresso di almeno 100 lavoratrici e lavoratori. Come si vede tutti accordi in cui il tempo di lavoro è considerato tutt’altro da una variabile irrilevante e resta uno degli elementi fondamentali di misurazione della prestazione lavorativa, del suo costo, della sua organizzazione e delle sue condizioni.
Il 9 novembre scorso a Poletti abbiamo ricordato che, mentre la Fiom costruiva un contratto aziendale che prevede assunzioni e investimenti, il governo di cui lui è ministro smantellava i diritti delle persone che lavorano. I futuri assunti in Ducati (come in tutte le altre aziende) non avranno più gli stessi diritti dei loro colleghi in caso di licenziamento illegittimo o ingiustificato e di questo dovranno ringraziare Renzi e Poletti. Ma, probabilmente, anche in quel momento il ministro s’era distratto.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito della Fiom Cgil il 2 dicembre 2015