Le "guerre occidentali", gli attentati di Parigi e i mondi asimettrici

24 Novembre 2015 /

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13 novembre 2015, gli attentati di Parigi
13 novembre 2015, gli attentati di Parigi
di Mauro Zani
Non volevo aggiungere il mio sproloquio analitico al cumulo di più o meno sofisticati esami geopolitici compiuti in questi giorni dopo la mattanza di Parigi. Non voglio farlo neppure adesso.
Però. Mi son commosso guardano le immagini delle persone che uscivano dallo stadio cantando la marsigliese. Però. Prima, nel corso della notte di venerdì, mi son ritrovato a immaginarmi un linciaggio, lungo e doloroso, dei fanatici maiali che hanno fatto il tiro al bersaglio contro una folla inerme. Però.
Son poi rimasto deluso perché i maiali si son fatti saltare privandomi della possibilità di farli fuori seppur per interposta testa di cuoio. Dopodiché “l’attacco al nostro modo di vivere” (Renzi ma non solo), l’attacco alla nostra civiltà (Mattarella ma non solo) mi portano a ricordare.
Come cominciò e perché cominciò la mattanza. Storia lunga. L’epoca dei neoliberisti.
Quando. Uno dei principali guru dei think tank repubblicani made in USA spiegava che: “Siamo in grado di condurre due guerre contemporaneamente a distanza di duemila chilometri”.
Quando. “È nostra responsabilità tener in ordine il mondo”.

Quando. Prima ancora, i missili stinger abbattevano gli elicotteri sovietici facendo la differenza e portando al potere i talebani. Quelli che, dopo vent’anni, son destinati a ritornarci, in un modo e nell’altro. E se non loro, di certo gli antichi signori della guerra trafficanti di droga e di armi.
Quando. Dopo l’11 settembre, Colin Powell dal podio dell’ONU agitava una fialetta contenente una polverina di borotalco spacciandola in diretta mondiale per antrace.
Quando. Due capi di stato e criminali di guerra, facevano impiccare in differita planetaria il dittatore Saddam Hussein dopo aver esposto i corpi dei suoi due figli su di un banco di macellaio previa accurata cosmesi post mortem. Su quest’ultima macabra rappresentazione scrissi pure un articolo per l’Unità.
Quando. Ad Abu Ghraib soldatesse americane si facevano fotografare mentre tenevano al guinzaglio arabi nudi come vermi.
Quando. Obama annunciò: “Abbiamo ucciso Osama bin Laden, adesso il mondo è un posto migliore”. Già. Solo che prima la CIA, lo aveva foraggiato e sostenuto con ogni mezzo.
Quando. Più di recente il mondo esultò di fronte ad un altro dittatore ucciso e poi sodomizzato con un manico di scopa. In Libia.
Ma questa è solo una breve, sommaria sintesi. Dicevo allora, assieme a tanti altri e se ne trova più di una traccia nell’archivio di questo blog, che tutto questo avrebbe dato fuoco ad una prateria d’odio.
Un odio che, nel mondo globale, ci sarebbe tornato in casa, con violenza inaudita. Scrissi anche, dopo averci pensato, che il giorno in cui saremmo stati “noi” contro “loro”, non restava che combatterli e ucciderli fino all’ultimo uomo. Anche perché i fondamentalisti non fanno differenza tra fini analisti, progressisti e di sinistra, e cittadini comuni.
Se possono, ti tagliano la gola a prescindere. Solo che. M’ostino a pensare che quel giorno non è ancora arrivato. Solo che. Nella trappola allestita, con evidente concorso di colpa, (chi più chi meno) nella geopolitica afferente al medio oriente non è obbligatorio cadere.
Non ancora. Dopo il massacro di Parigi mi pareva si fosse compreso che il nodo siriano deve esser sciolto e non tagliato. a Obama e da Putin. Oggi però Obama appoggia i bombardamenti di rappresaglia dei francesi su Raqqa. Pessima idea.
Tutto rischia di tornare in alto mare dopo che Assad ha fatto chiaramente capire(mi sa su consiglio di Putin) di potersi, morbidamente, togliersi di mezzo previo accordo.
Solo che. C’è poco da fare, udite, udite, la democrazia è sempre stata affare esclusivamente occidentale. Fino ad ora. Nella storia. Bisogna farsene una ragione.
Chi vinse le elezioni in Egitto, monitorate da tutte le istituzioni sovranazionali e dichiarate legittime? Un tale che oggi è in galera e che ci morirà. E al potere c’è una dittatura militare, con piena soddisfazione di tutte le cancellerie occidentali.
E, udite, udite, c’è anche il caso che tra Iraq e Siria uno stato islamico sia destinato a sopravvivere e consolidarsi e magari ad aprire ambasciate in giro per l’Europa.
E questo sarà il risultato delle guerre “occidentali” volte a rendere permanente l’intollerabile asimmetria di un mondo plasmato dagli interessi delle signorie del mondo globale.
Questo post è stato pubblicato sul blog di Mauro Zani il 16 novembre 2015

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