di Alfiero Grandi
La costituzione il 29 ottobre del Comitato che sosterrà il no nel referendum confermativo sulle modifiche della Costituzione, che sono state fortemente volute dal governo Renzi e purtroppo approvate dal Senato, è una scelta politica netta. Il Senato ha approvato queste modifiche senza ascoltare gli appelli a non manomettere la Costituzione nata dalla Resistenza provenienti da costituzionalisti, giuristi e in generale persone che semplicemente pensano che i principi fondamentali su cui si regge la democrazia in Italia dovrebbero essere affrontati con la prudenza e il rispetto che meritano.
C’è chi l’ha definita addirittura la Costituzione più bella del mondo, salvo che poi si è accontentato dell’approvazione di qualche emendamento di poca sostanza per dare anche il suo consenso a quella che è stata definita giustamente la “deforma” della Costituzione.
Per di più non va dimenticato che questo parlamento è stato eletto con una legge (il porcellum) dichiarata incostituzionale dalla Corte, che ne ha salvato le decisioni fino alla sua sentenza, ma non ha certo autorizzato questo arbitrio decisionale all’insaputa degli elettori. Invece questo parlamento, nonostante i pressanti inviti a desistere, ha approvato queste modifiche della Costituzione intaccando l’equilibrio dei poteri che sono a fondamento del funzionamento della democrazia italiana e approvando una legge elettorale ipermaggioritaria che riproduce la sostanza della precedente legge elettorale sanzionata dalla Corte, infatti ha un premio di maggioranza sproporzionato e gran parte dei deputati sono in realtà nominati dai capi partito anziché votati dagli elettori.
Naturalmente la speranza è che il parlamento, che ha ancora 3 voti da esprimere, riveda le sue posizioni, malgrado il ricatto esplicito di Renzi di provocare elezioni anticipate. Sarebbe quanto meno importante che l’approvazione da parte del parlamento in seconda lettura di questo autentico scasso della Costituzione venisse approvato con meno dei 2/3 dei componenti in modo da rendere obbligatorio il referendum previsto dalla Costituzione, così in quel momento i cittadini italiani finalmente potranno esprimersi e spero ripeteranno la bocciatura delle modifiche volute da Berlusconi, come è avvenuto nel 2006.
In ogni caso il governo Renzi deve sapere fin da ora che ci sarà chi sosterrà il no nel referendum senza farsi intimorire dalla propaganda stucchevole che circonda queste iniziative del governo.
Le critiche di fondo alla “deforma” della Costituzione sono che il Senato viene ridotto ad una camera di serie b, senza alcuna identità. La nostra posizione non è certo quella di difendere il bicameralismo attuale ma riteniamo fondamentale pretendere che il vecchio equilibrio istituzionale sia sostituito da un nuovo equilibrio democratico e dei poteri, mentre il governo con queste modifiche della Costituzione combinate con la legge elettorale disegna un accentramento dei poteri a spese delle regioni (sarebbe ancora possibile il referendum promosso dalle regioni per bloccare le trivelle decise dal governo ?), riduce il Senato ad un inutile dopolavoro di consiglieri regionali e di sindaci, mentre la Camera, unico organo che in futuro darà e toglierà la fiducia al governo, in realtà per effetto della legge elettorale ne diventa subalterna, al punto che perfino l’ordine dei suoi lavori è deciso dal governo.
Va notato che il premio di maggioranza vale quanto i deputati di un partito del 15% e se si arriverà al ballottagio potrebbe essere ancora maggiore. Chi vince le elezioni prende tutto, ha il potere di decidere per 5 anni tutto e il suo contrario senza sentire nessuno, di fatto decide il Presidente della Repubblica e influisce pesantemente sulla composizione della Corte costituzionale e del Csm.
Le modifiche introdotte da ultimo al Senato contribuiscono a creare una situazione ancora più confusa e contradditoria. Resta il fatto che si poteva ottenere lo stesso risultato di riduzione dei parlamentari senza creare uno squilibrio assurdo nella composizione della Camera e del Senato, come del resto affermava una proposta respinta dal governo di diminuire i componenti di entrambe le camere.
Per di più, al contrario di quanto affermato dal governo, una vera differenziazione dei compiti motivava ancora di più l’elettività dei senatori come fondamento del suo ruolo e della sua autonomia, garantendo un’effettiva rappresentanza delle diverse culture ed espressioni politiche in campo, senza semplificazioni maggioritarie.
Questo è stato respinto perché si vuole imporre le soluzioni senza tenere conto delle espressioni sociali, scegliendo la governabilità ad ogni costo a spese della democrazia e della rappresentanza, come è del resto accaduto sul lavoro, sulla scuola, sul rispetto dell’ambiente e del territorio.
Per questo il coordinamento per la democrazia costituzionale ha già depositato i quesiti referendari per abrogare nella legge elettorale premio di maggioranza e deputati nominati dai capi partito.
Per questo fin d’ora vogliamo rendere evidente ai cittadini che se lo scasso della Costituzione continuerà fino all’approvazione definitiva di questa “deforma” cercheremo in ogni modo di fermarlo con il referendum proponendo alle elettrici e agli elettori di bocciare queste modifiche, riaprendo così la possibilità di arrivare a modifiche che abbiano il consenso della maggioranza degli italiani e non a forzature come quelle che Renzi sta cercando di imporre al nostro Paese.