di Stefano Deliperi
el maggio 2015 la Giunta regionale della Sardegna ha predisposto e avviato l’attuazione al progetto pluriennale “Il patrimonio è risorsa – IN PARIS” e ha avviato la predisposizione del disegno di legge in tema di gestione, valorizzazione e dismissione di beni appartenenti al patrimonio regionale.
L’obiettivo è razionalizzare la gestione di tutto il patrimonio immobiliare, compresi i numerosi beni ferroviari (ex Ferrovie della Sardegna e Ferrovie Meridionali Sarde) e quelli in capo alle agenzie agricole AGRIS e LAORE. Secondo i dati regionali, il patrimonio regionale attualmente è composto da 2.457 cespiti: 688 fabbricati e 1.769 terreni. Per il 2015 si prevede un incremento del patrimonio pari al 270%: la Regione autonoma della Sardegna arriverà, così, a gestire circa 14 mila unità immobiliari accatastate.
Da tempo, con intensità altalenante, la Regione e una parte dell’opinione pubblica insistono perché si giunga a sempre maggiori dismissioni di beni immobili appartenenti al demanio militare in base all’art. 14 dello statuto speciale per la Sardegna. In molti casi, infatti, si tratta di beni non più utili alle esigenze della difesa, mentre potrebbero esser destinati ad altre finalità pubbliche.
Nel 2008 un accordo Stato-Regione ha previsto la dismissione di ben 350 beni demaniali militari (elenco E1, elenco B) in favore della Regione autonoma della Sardegna.
Così si esprimeva l’allora Presidente della Regione Renato Soru:
“La stima del Demanio parla di un valore di mercato di 200 milioni di euro. Ma per noi questo patrimonio rappresenta un valore ben più rilevante perché non abbiamo intenzione di venderli: intendiamo destinarli a politiche di sviluppo, alla creazione di posti di lavoro e alla riqualificazione delle aree urbane”.
Oggi la Giunta regionale coerentemente ha messo in vendita diversi beni immobili per fare cassa, sperando di ricavarne complessivamente 50 milioni di euro. Fra questi l’ex alloggio del comandante del 68° deposito carburanti dell’Aereonautica Militare, situato alle pendici di Monte Urpinu (Cagliari), bene acquisito proprio con le dismissioni del 2008. Prezzo a base d’asta euro 5.990.000,00.
L’ex deposito carburanti è tuttora inutilizzato e ogni anno la Regione spende centinaia di migliaia di euro (erano 200 mila nel 2011) per la sola vigilanza, mentre l’ex alloggio del comandante appare destinato a divenire oggetto dell’ennesima speculazione immobiliare cagliaritana. Molto probabilmente l’asta andrà deserta e in seguito si procederà alla vendita a trattativa privata: gli unici soggetti a cui può interessare sono imprese edilizie per tirar su i soliti palazzoni destinati a rimanere invenduti. Cagliari, infatti, ha la bellezza di 5.090 unità immobiliari residenziali non occupate (dati ISTAT, censimento 2011).
In parole povere, in questi casi le dismissioni di beni demaniali militari in favore della Regione si sono rivelate fonte di cattivo utilizzo di soldi pubblici e di speculazioni immobiliari annunciate.
Commissariata e narcotizzata l’Agenzia della Conservatoria delle coste, che cosa farebbe la Regione, per esempio, del compendio della Sella del Diavolo (valore stimato euro 1.799.852,00) se fosse dismesso dal demanio militare? Lo venderebbe al Fondo sovrano del Qatar? In questa situazione è meglio che certe aree, spesso di grande interesse ambientale, rimangano demanio militare. Almeno fin quando non saremo in grado di capire che cosa vogliamo fare da grandi.
Questo articolo è stato pubblicato sul Manifesto sardo il 16 ottobre 2015