di Domenico Gallo e Alfiero Grandi, Coordinamento per la democrazia costituzionale
Il compromesso raggiunto nel Pd sulle modifiche alla legge costituzionale Renzi-Boschi in discussione al Senato non da’ agli elettori il diritto di eleggere direttamente i loro rappresentanti e non risolve gli altri punti inaccettabili di questa manomissione della Costituzione che abbiamo sempre denunciato. Un’assemblea legislativa deve trarre la sua fonte di legittimità dalla sovranità popolare, che si esprime attraverso il voto.
In particolare il rinvio delle procedure di nomina ad una legge successiva lascia aperta la possibilità che tutti i consiglieri regionali-senatori siano eletti mediante liste bloccate nelle quali i cittadini elettori non possono scegliere.
Questo inaccettabile compromesso, inoltre, lascia irrisolti tutti gli altri nodi. In particolare la sottrazione alle Regioni di ogni possibilità di governo del territorio; la sostanziale attribuzione al Governo del controllo dell’agenda dei lavori della Camera dei Deputati, già mortificata e sottoposta alla supremazia dell’esecutivo in virtù della legge elettorale voluta dal governo Renzi che garantisce al partito vincitore un premio di maggioranza sproporzionato come e peggio che nel “porcellum”, l’eliminazione della garanzia della doppia lettura per le leggi che riguardano i diritti fondamentali dei cittadini; la sproporzione numerica fra senatori (100) ed i Deputati (630) che rende irrilevante il ruolo del Senato nell’elezione del Presidente della Repubblica.
Rimangono, pertanto le nostre ragioni di dissenso e permane l’esigenza di mantenere viva la mobilitazione per evitare che vengano portate a compimento scelte che stravolgono l’impianto della democrazia costituzionale, patrimonio della Resistenza, a danno di tutti i cittadini.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Libertà e giustizia il 24 settembre 2015