Alexis Tsipras: un uomo concreto

15 Settembre 2015 /

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Alexis Tsipras - Foto di Wikipedia
Alexis Tsipras - Foto di Wikipedia
di Aldo Di Benedetto
Abbiamo assistito con un misto di ammirazione e, da ultimo, di amara comprensione. alla dura battaglia che si è combattuta nelle sedi della Commissione Europea fra Alexis Tsipras, capo del Governo greco, ed i capi di governo degli altri paesi del continente, affiancati dai rappresentanti delle istituzioni monetarie mondiali nella loro veste di “creditori” nei confronti dello stato ellenico. Una battaglia senza esclusione di colpi, al termine della quale il capo del governo greco ha dovuto arrendersi ed accettare le condizioni imposte dall’Europa o, per meglio dire, dal Ministro delle finanze tedesco.
Una “visione” di Tsipras, connotata di spirito cristiano, lo rappresenterebbe come l’uomo umile davanti al banchetto dei notabili. Unica arma che lo sostiene, e qui introdurrei elementi di analisi socialista, è la fiducia e l’unità del popolo Greco. Mi sento di affermare che oggi, nuovamente, dopo decenni di corruzione della vita politica e finanziaria, un popolo ha fiducia in un uomo, politico e di sinistra. Non è un fatto di poco conto. Pure gli alti notabili europei si sono accorti dell’uomo umile e del suo popolo, e hanno impiegato sette mesi di contrattazioni per piegarli entrambi.
Pochi giorni fa, Alexis Tsipras si è dimesso dall’incarico di capo del governo, questa mossa per portare il popolo Greco ad elezioni anticipate il prossimo 20 settembre. Perché? Perché la firma dei Memorandum imposti dai creditori alla Grecia, cambia le carte in tavola in terra ellenica, necessita un nuovo riconoscimento democratico: la svolta radicale non è avvenuta; un piano “B” non esisteva; la fiducia di Tsipras nei paesi europei, ed in particolare nell’appoggio che avrebbe potuto arrivare dai “governi di sinistra” di Italia e Francia è stata mal riposta; il partito di Tsipras, Syriza, perde 25 deputati, passati a formare un gruppo anti-memorandum (Unità popolare) con Lafazanis (ex ministro dell’energia), ed altre defezioni si sono già verificate; a detta di molti, le condizioni imposte alla Grecia, aggraveranno la situazione interna del Paese.

Ma c’è il popolo, quello Greco, a fare la differenza, e c’è da scommetterci, Tsipras è dato vincente. Il popolo ha seguito le evoluzioni di Tsipras e di Syriza, e ora, in questa fase storica, Syriza non può rappresentare certamente il passato, i vecchi scheletri del Pasok e di Nuova democratia. Anche se a onor del vero i pericoli da destra non mancano, con Alba Dorata pronta a soffiare sul fuoco del pregiudizio. Syriza oggi è un patrimonio per la Grecia e il suo popolo, il punto di riferimento nuovo e attuale, attendibile e riconosciuto. Non ultimo, un esempio per tutta la sinistra europea.
I greci probabilmente lo voteranno, al di là delle scosse telluriche interne. Hanno vissuto con Tsipras ogni passo, dal calvario dei 7 mesi di contrattazioni, fino allo strangolamento del paese con la chiusura delle banche greche attraverso i rubinetti telecomandati della Banca Centrale Europea (BCE); poi la resa. Che Tsipras ancora si appelli “alla forza della ideologia della sinistra radicale ma senza coltivare volutamente delle illusioni”, c’è da crederci. Che poi affermi: “Essere rivoluzionari non significa ignorare o negare la realtà, ma aprire nuove strade quando non esistono”, c’è da crederci. Nelle affermazioni precedenti e nelle seguenti: “ottenere un mandato chiaro per quattro anni” e che il partito “deve incontrare la società”, risiedono due aspetti non indifferenti: la volontà di continuare sulla strada maestra di sinistra radicale e, secondo aspetto, popolare.
Sarà il popolo tutto a decretare Syriza partito di governo. Si dimostra in sintesi la concretezza di Tsipras davanti al popolo, popolo che lo ha votato superando distinzioni ideologiche pregresse. Defezioni note come l’ex ministro alle finanze, Yanis Varoufakis, sono importanti. Varoufakis, che non entra in Unità popolare con Lafazanis, sta invece lavorando ad un progetto di sinistra europea, e rincuora il fatto di non avere escluso di poter tornare a collaborare con un futuro governo guidato da Syriza, ma solo se cambieranno le politiche economiche: “Per la Grecia è meglio rimanere nell’Euro, anche se non dobbiamo farlo ad ogni costo”.
Viceversa Lafazanis e Unità popolare, a detta di Tsipras, intende dimostrare che: “la sinistra siamo noi”. Da una visione invece europea, si registra la vicinanza al processo in atto in Grecia da parte di Podemos in Spagna e anche delle altre formazioni della sinistra europea unita. Unico rammarico, ma ahimè determinante, oserei dire strategico, è la mancanza assoluta di poter e voler incidere, da parte di ognuno di noi, nel tessuto civile europeo e nazionale; nel non voler capire ancora una volta, di fronte alla scenario della storia, che stiamo ripercorrendo gli stessi errori del passato: odio, crisi, guerre, egoismi, razzismi, povertà, inquinamento, disoccupazione, ingiustizie, opportunismo, barriere, aziendalismo sfrenato.
Come non capire che occorrono risposte positive a tali problemi, che non possono essere le “ruspe” di Salvini, che non fanno che alimentare gli stessi mal di pancia che stanno portando il pianeta al massacro. Come non impegnarsi nel capire che in Italia e in Europa l’equilibrio dei rapporti di forza che governano i paesi si può perseguire solo aiutando concretamente la rinascita in Europa della sinistra antiliberalista ed anticapitalista. Se notate, manca proprio la sinistra, anche da noi, unica speranza per uscire dal pantano capitalista finanziario e guerrafondaio.
I signori Renzi e company sono solo la punta dell’iceberg, in pratica comparse nel teatrino internazionale. Teatrino che noi tutti alimentiamo con la nostra individuale indifferenza per ogni cosa che vada più in là della soglia di casa. Per il resto, c’è la televisione. Pensate cari lettori cosa sarebbe potuto essere stato se le Capitali europee fossero state assediate dai popoli in difesa della sorella Grecia. Come sarebbe senz’altro avvenuto non tanti anni fa, quando lo spirito delle genti e dei compagni e degli amici non era stato ancora ottenebrato dal ventennio berlusconiano e piddiniano attuale. Per completare il quadro non possiamo non ricordare come sia fragile la convivenza dei vari paesi all’interno di un’Europa germanocentrica.
La domanda che si pone, non sbagliando, anche Lafazanis e chi come lui è critico verso questa Europa è la seguente: qual è il futuro dell’Euro e dell’Europa?

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