La crisi e le imprese in Emilia Romagna

25 Maggio 2015 /

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di Maria C. Fogliaro
Da quando la crisi economica mondiale è esplosa in tutta la sua durezza e gli Stati, in Europa, con le politiche di austerity hanno di fatto rafforzato il paradigma neoliberale, sembra siano destinate a essere sepolte le più importanti conquiste sociali del Novecento. Le difficoltà nel far ripartire la crescita economica, i colpi inferti allo Stato sociale, il disequilibrio nella redistribuzione dei redditi prodotti e l’impoverimento del ceto medio, il brusco aumento della disoccupazione rischiano di trascinare le società europee – non solo sul piano del progresso sociale, ma anche sul terreno delle libertà democratiche – verso un futuro postdemocratico che assomiglia per certi versi al passato predemocratico.
Il tema della crisi e di come è stata affrontata dalle imprese dell’Emilia-Romagna attraversa tutto il volume Tra storia e futuro. Politiche per una regione smart. Una ricerca sulle trasformazioni dell’economia in Emilia-Romagna – presentato a Bologna il 12 maggio 2015, presso il Café de la Paix, e di prossima uscita per la casa editrice «il Mulino» -. La ricerca è stata commissionata dalla Regione Emilia-Romagna e curata da Vittorio Capecchi (Professore emerito dell’Università di Bologna), Sergio Caserta (ricercatore e giornalista freelance), Angiolo Tavanti (presidente dell’associazione Valore Lavoro).
Frutto di uno studio rigoroso, basato su interviste qualitative ad alcuni fra i principali attori economici regionali pubblici e privati, il lavoro di ricerca costituisce un percorso dettagliato, pensato per comprendere quale possa essere la strategia più efficace per superare la crisi, affrontare la competizione mondiale e fare dell’Emilia-Romagna «una regione intelligente, ecocompatibile e inclusiva». «Abbiamo grandi possibilità – ha affermato Capecchi – se tutta una serie di attori non solo regionali, ma anche intermedi, funzionano insieme». È proprio nella capacità di «fare rete» che secondo Rossella Lama – consigliere comunale e, dal settembre del 2014, consigliere della Città metropolitana di Bologna – si staglia la possibilità di uscire definitivamente dalla crisi, restituendo «ai nostri enti locali la loro funzione storica di volano dell’economia e dello sviluppo sociale nel territorio».

La ricerca si è, poi, proposta di esaminare i nuovi cluster di imprese di successo nella regione, individuate anche grazie alla collaborazione del gruppo Innovanet di CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) di Bologna, un network di imprese fra loro eterogenee nato nel 2008 per fronteggiare le sfide della competizione globale e rappresentato, in occasione dell’incontro, da Mauro Aleotti della Yoomee Technologies. Le interviste realizzate hanno permesso di individuare un tessuto economico-produttivo estremamente vivace e ricco di imprese, impegnate nello sviluppo di nuove tecnologie e di nuovi prodotti. Per sfruttare pienamente questa straordinaria ricchezza economica e creativa è necessario – secondo Silvano Bertini (responsabile Servizio politiche di Sviluppo economico, ricerca industriale e innovazione tecnologica della Regione Emilia-Romagna) – un forte collegamento con il sistema pubblico della ricerca, che deve partire da una sempre più stretta collaborazione fra imprese, scuole e Università. Intervenendo all’incontro Simone Gamberini (direttore di Legacoop Bologna) ha ricordato come «in questo momento ci sono cooperative sociali della regione Emilia-Romagna che sono consulenti di interi sistemi-Paese», il che apre «importanti opportunità per le nostre aziende e in particolare per le cooperative, che hanno un know how fortissimo e una propensione all’innovazione altissima».
Per Maurizio Lunghi (Segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Bologna) «qualsiasi riflessione sullo sviluppo nel nostro territorio deve tenere conto del fatto che siamo in un Paese in cui non esiste una politica industriale come dovrebbe esserci». Quindi – a meno di cambiamenti di direzione nella politica del governo – «la Regione Emilia-Romagna deve riuscire a sviluppare le proprie potenzialità da sola», costruendo, attraverso la rete regionale, le condizioni migliori possibili per gli interventi strategici da fare nei prossimi anni. Analoghe difficoltà sono state evidenziate da Massimo Bosso, sindaco di Casalecchio di Reno, per il quale è necessario superare la frammentazione che si è prodotta sia sul piano industriale sia nell’ambito della società, da una parte restituendo alle istituzioni quella funzione di coordinamento fra le varie realtà economiche che storicamente in Emilia-Romagna hanno sempre svolto e, dall’altra, proseguendo sulla via delle riforme del sistema istituzionale, per renderlo meno costoso e più efficiente.
Ancora incerti sulle trasformazioni a venire, che dipenderanno molto dagli esiti delle questioni aperte dalla crisi economica mondiale, «il sistema di valori che è alla base di questa originale realtà che è la regione Emilia-Romagna – ha affermato Sergio Caserta – può essere una delle chiavi di interpretazione anche del futuro»: a partire da questa visione è necessario costruire un sistema economico-produttivo che sia in grado di reggere nel tempo alla competizione mondiale.
Questo articolo è uscito su Valore lavoro il 21 maggio 2015

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