di Alessandra Ballerini
Più di 200 persone hanno partecipato, a Milano, al flash mob ideato da Radio Popolare per dire no alle stragi nel Mediterraneo. Alle 16 in punto, in Galleria Vittorio Emanuele, cuore della città, questi duecento si sono coperti con un lenzuolo bianco portato da casa e si sono sdraiati, in mezzo ai turisti.
Anche noi diciamo no alle stragi del Mediterraneo e no, soprattutto, alla non assunzione di responsabilità da parte di chi ci governa e che vorrebbe che la colpa si trovasse sempre altrove. Affidiamo il nostro no a una delle nostre penne storiche, che è stata anche una testimone diretta di quanto accaduto a Lampedusa in questi anni, Alessandra Ballerini. Ecco il suo testo:
«All’indomani della strage di Parigi, senza alcun pudore né logica, se non quella demenziale del razzismo o quella meschina della ricerca di consenso elettorale, un’assessora della regione Veneto partoriva un’indecente circolare temo ancora in vigore. In sostanza, l’assessora invitava i dirigenti scolastici a richiedere ai genitori di alunni mussulmani di fare pubblica ammenda e prendere le distanze dall’attentato parigino perché, affermava con disarmante ignoranza, «se non si può dire che non tutti gli islamici sono terroristi, è evidente che tutti i terroristi sono islamici».
Amnesty international e poche altre associazioni hanno chiesto la rimozione della circolare e le dimissioni dell’assessora. Temo invece che ad oggi entrambe siano ancora inamovibili nel loro posto. Oggi, ancora una volta, ci ritroviamo a contare i morti del mare. Mentre scrivo sarebbero oltre 300 le persone annegate in acque libiche e 29 i profughi morti a un passo dalla salvezza che si chiama Lampedusa. E questi morti fanno più male dei loro precedenti compagni di sventure. Non solo i 29 uccisi dal freddo a pochi metri da noi e neppure e non solo tra loro i 22 morti tra le braccia dei soccorritori. Non è (solo) né la vicinanza né (solo) l’atrocità empatica di questa nuova tragedia (morire di freddo) a rendercela così insopportabile. È la colpa. L’evitabilità.
In senso strettamente tecnico si chiamerebbe dolo eventuale: l’agente si rappresenta la possibilità che l’evento dannoso si verifichi e accetta il rischio che tale fatto accada. Di fatto, chi ha deciso, per inseguire vantaggi squisitamente politici (un ossimoro) o meschinamente economici, di sopprimere l’operazione Mare Nostrum si è ben rappresentato il “rischio” che altre centinaia di persone in fuga da guerre e persecuzioni andassero a coprire i nostri fondali. Ma ne ha semplicemente accettato la possibilità, con un’alzata di spalle. Come si accetta un fastidio. E oggi, ben lungi dal chiedere scusa e rivedere le loro posizioni egoistiche e miopi, i responsabili politici di questa ennesima tragedia si vantano delle loro gesta e del ritiro di Mare Nostrum perchè “incoraggiava le partenze”.
Come dice il prof. Fulvio Vassallo Paleologo:
«Ci mettono la firma. Non hanno più il pudore di nascondersi. Anzi pensano che con la linea della “fermezza” potranno raccogliere ancora altri voti. “Interventi solo in casi gravi” vuol dire ” ci assumiamo la responsabilità della morte di migliaia di persone”. Lo ricorderemo».
A loro, ai burocrati responsabili, con azioni o omissioni, di queste morti, chiederei, applicando la circolare veneta, di fare pubblica ammenda: perché se non si può dire che tutti i nostri governanti siano colpevoli e responsabili di questi morti del mare, è però evidente che i responsabili di questa strage sono i nostri governanti.
Nulla restituirà la vita a queste creature né per alcuni di loro il mare restituirà identità o corpi. E la vergogna per questa strage non potrà cancellarsi con nessun tipo di pena o espiazione, ma l’idea che la “banalità del male” per una volta si ritorca contro i suoi autori potrebbe restituirci seppur fugacemente un minimo senso di giustizia.
Questo articolo è stato pubblicato dal Corriere delle Migrazioni il 16 febbraio 2015. Questo giornale, per continuare nella sua avventura, ha bisogno dell’aiuto dei lettori. Per farlo, si può effettuare un bonifico sul conto corrente con questo codice IBAN: IT29 I010 3021 0010 0000 1231 240. Intestato a: GIÙ LE FRONTIERE. Causale: Corriere delle Migrazioni