di Alessandro Marescotti
Il Gup Wilma Gilli ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile da parte di PeaceLink nel processo Ilva. La decisione del Gup nell’udienza preliminare del Tribunale di Taranto ha coronato una storia di impegno che comincia nell’aprile del 2005 quando PeaceLink scopre casualmente su Internet che a Taranto c’è la diossina. Digitando su un database europeo avevamo scoperto che a Taranto non c’era una fonte qualsiasi, ma la più consistente fonte industriale di diossina in Europa: l’Ilva di Taranto. Fino a quel momento nessuno ne aveva mai parlato.
E da quel momento la storia di PeaceLink cambia. Nata nel 1991 dopo la guerra del Golfo per fare da coordinamento telematico al movimento pacifista, PeaceLink comincia a pubblicare dal 2005 anche dei dati scientifici che attirano l’attenzione sul “giallo della diossina taciuta”. Da decenni contaminava Taranto, ma nulla si sapeva in città. La parola non veniva mai nominata e non se ne trovava traccia nei siti web della Regione, del Comune, della Provincia. Nel 2008 PeaceLink commissiona le analisi su un pezzo di formaggio locale e vengono fuori concentrazioni di diossina oltre i limiti di legge.
Vengono avviate le indagini della magistratura. La diossina è ovunque: le analisi confermano l’allarme di PeaceLink. La diossina è nelle pecore, nelle capre, nelle masserie, nel terreno e nei pascoli. Si era sedimentata in anni e anni di silenzio e di omissioni. La scelta delle autorità competenti è dolorosa: a fine 2008 parte l’ordine di abbattere tutte le pecore e le capre della masseria Carmine della famiglia Fornaro. L’ordine viene esteso anche alle altre masserie.
Ma comincia anche qualcosa di inusuale e inaspettato. La famiglia Fornaro, ridotta allo stremo da quella ordinanza di abbattimento, accetta un incontro con gli attivisti di PeaceLink. Nasce un’alleanza. Si decide assieme di costruire un’iniziativa legale e tecnico-scientifica. Vengono coinvolti l’avvocato Sergio Torsella, esperto di diritto penale ambientale, e il dottor Stefano Raccanelli, esperto di diossina. Si raccolgono le testimonianze degli altri allevatori. Da quella alleanza di esperti, allevatori e attivisti telematici nasce un centro di iniziativa che produce nel giro di pochi mesi uno studio approfondito su come si è contaminato il terreno di Taranto.
Ilva è confermata come la fonte prevalente di diossina. La Procura di Taranto acquisisce lo studio del dottor Raccanelli e lo confronta con quello sviluppato dal professor Lorenzo Liberti, incaricato di capire le cause della contaminazione dei terreni. La Procura di Taranto cambierà i propri consulenti. C’è un cambio di rotta, le indagini non sono più verso “ignoti” ma puntano sull’Ilva e si arricchiscono via via di nuovi elementi: il benzo(a)pirene, la diossina nelle cozze, le intercettazioni telefoniche, il sistema politico di protezione. Emerge il secondo livello mai toccato nei precedenti processi: quello degli uomini di partito. Quelli sempre prodighi di attenzioni verso i Riva, sempre presenti alle loro adunanze.
Dopo le indagini della magistratura sono arrivate anche quelle della Commissione Europea ed è partita la procedura di infrazione nei confronti del governo italiano inadempiente. In questi anni si è creato fra società civile e magistratura un rapporto positivo, che ha compensato le tante delusioni che i cittadini hanno subito dalla politica di governo, distratta per anni tanto da non accorgersi della diossina ma attentamente impegnata in sei decreti “Salva-Ilva” per mettere in salvo gli impianti più che i cittadini.
A Taranto chi governa sembra ignorare che nei prossimi dieci anni vi saranno diecimila nuovi malati di cancro nella sola città di Taranto se non sarà cambiata rotta, come abbiamo denunciato ieri pubblicando i dati ASL aggiornati al 31 dicembre 2013. Quando ieri il giudice per le indagini preliminari ha dichiarato l’ammissibilità di PeaceLink come parte civile, mi sono passate in rapida successione le immagini di tutte queste vicende: i compagni di lotta, le paure, i dubbi, i momenti di sconforto, le speranze, le tante serate passate dall’avvocato. I funerali di giovani amici e di giovani operai Ilva.
Quando ieri PeaceLink è stata ammessa parte civile, durante la lettura della decisione, in quel preciso momento, ho avvertito dentro di me che tutto quello che avevamo fatto in dieci anni aveva avuto un senso, e che ne era valsa la pena.
Questo post è stato pubblicato sul FattoQuotidiano.it, all’interno del blog di Alessandro Marescotti, il 17 dicembre 2014