Lo sciopero del voto: un boomerang che rende più urgenti le scelte future

26 Novembre 2014 /

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di Sergio Caserta
José Saramago, nel suo straordinario romanzo Saggio sulla lucidità, narra di una città nella quale alle elezioni si manifesta un fenomeno inedito: una grande quantità di schede bianche che, di fatto, inficiano l’autorità del governo. Il comportamento dei cittadini è spiato dal potere che per riuscire a bloccare il fenomeno decide di auto esiliarsi. Il dramma sfocia in un finale imprevedibile.
Prendo spunto da questo capolavoro del grande scrittore portoghese per riprendere un efficace concetto espresso a caldo da un acuto protagonista della campagna elettorale, elette consigliere nelle liste dell’Altra Emilia Romagna, il giuslavorista Pier Giovanni Alleva: ci troviamo di fronte a un vero e proprio “sciopero del voto” che l’elettorato emiliano-romagnolo, ha operato come mezzo estremo di protesta contro il governo Renzi e contro la mala politica.
Solo che nonostante il crollo di fiducia abbia colpito principalmente proprio il PD, per il meccanismo elettorale che premia chi prende più voti, Bonaccini è eletto presidente con la maggioranza assoluta e addirittura un super premio che gli regala trenta consiglieri su cinquanta, il sessanta per cento.
Questo dato fa gridare alla vittoria Renzi e al suo delfino presidente e ridimensionare il terremoto elettorale a un problema secondario; un atteggiamento coerente con la filosofia di questo leader e della sua compagine che ritiene il suo un potere giusnaturalistico, cioè derivante direttamente da Dio quindi non sottoponibile a verifica;come nell’Edipo re a proposito delle leggi “eccelse, generate nell’etere celeste, di cui solo padre è l’Olimpo” il potere non è soggetto a critica, a contraddittorio e dialettica di opinioni, principi e valori che Renzi ha definito con semplicità “chiacchiere”.

Lo svuotamento di partecipazione rende queste elezioni, ancorché legittime sul piano formale, prive di legittimazione politica per l’esercizio della rappresentanza e del governo. Il 37.7% è una minoranza del tutto insufficiente per configurare un potere di rappresentanza democratico come inquadrato nella Costituzione. Ci si deve domandare quale regime si sta attuando quando una forza che prende il 49 per cento del 38 per cento dell’elettorato, in altre parole che rappresenta, di fatto, il 17-18 per cento dell’elettorato, possa detenere la maggioranza assoluta dei seggi.
È l’agonia della democrazia, si sta entrando in un regime inquietante in cui domina un potere mediatico oscuro che decidendo chi può comparire in televisione o sulle pagine dei giornali, di fatto determina sopra ogni controllo democratico chi vince e chi perde le elezioni e non c’è nessuna forma di bilanciamento e di effettivo controllo del potere, il caso della Lega di queste settimane è clamoroso a riguardo. Per le forze di sinistra e sinceramente democratiche, si avvicina il tempo di scelte molto serie che riguardano il loro ruolo in questo scenario inquietante, non si può lasciare che il sistema istituzionale declini verso una deriva autoritaria.

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