di Alessandra Daniele
– Come saprete, il vostro collega ha perso una mano in un disgraziato incidente – esordisce in tono compunto il padrone dell’azienda – il governo ha però deciso che è il momento di intervenire, e fare finalmente qualcosa di concreto per combattere le ingiustizie create dagli incidenti sul lavoro.
– Era ora – commenta uno degli operai riuniti nel capannone. Il proprietario annuncia: – Anche a tutti voi sarà amputata una mano. E verrà sostituita con una pinza metallica che vi renderà più efficienti alla catena di montaggio.
Gli operai si scambiano un’occhiata incredula. Il proprietario continua. – Vi garantisco che la rimozione della mano sarà effettuata da un’equipe di chirurghi specialisti in condizioni di assoluta sicurezza sanitaria. E questo è sicuramente molto di più di quanto abbia avuto il vostro collega.
– Di che cazzo sta parlando?
– Del nuovo Chop Act, che prevede l’amputazione delle vostre mani in esubero.
– Ma è una follia da macellai!
– No, è giustizia sociale – il proprietario assume un tono indignato – rispetto al vostro collega adesso voi avete una mano in più, e questa è una discriminazione inaccettabile.
Uno degli operai s’avvicina al padrone con aria minacciosa. Un paio di contractor della sicurezza lo afferrano, lo stordiscono con un taser, e lo trascinano via. Il padrone dell’azienda tocca lo schermo del suo smartphone. Un plotone di contractor armati circonda gli operai.
– Coloro che resistono al cambiamento per rimanere attaccati ai privilegi del passato saranno i primi ad essere amputati.
Le porte del capannone si chiudono.
Questo testo è stato pubblicato su Carmilla online il 12 ottobre 2014