Renzi Robin Hood alla rovescia: toglie i diritti al lavoro e toglie le tasse all'impresa

16 Ottobre 2014 /

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di Piergiovanni Alleva, candidato L’Altra Emilia-Romagna Province di Reggio Emilia e Bologna
Che fare se il tuo capo ti chiede di fare gli straordinari e rifiutarsi, anche se impossibilitati, significa rischiare il posto di lavoro? Che succede se il lavoro diventa una continua sottomissione al proprio superiore? Il governo ha ben pensato di togliere i diritti a tutti invece che estenderli ai tanti che ne sono ingiustamente privi.
L’effetto del Jobs Act di Matteo Renzi è infatti di mettere in una condizione di ulteriore precarietà tutte le lavoratrici e i lavoratori, rendendoli privi di dignità e ricattabili, disposti ad accettare maggior sfruttamento e sotto salario. Il Jobs Act “precarizza” i lavoratori con due strumenti complementari: da una parte con i contratti a termine acausali del decreto Poletti, che consentono al datore di lavoro di assumere un 20% di dipendenti a termine, ricattabili con la minaccia del mancato rinnovo, e dall’altra, per il rimanente 80%, con i “nuovi” contratti a tempo indeterminato, cosiddetti a tutele crescenti, mutilati della fondamentale garanzia dell’articolo 18.
Senza la reintegra in caso di licenziamento ingiustificato, il contratto a tempo indeterminato, infatti, in quanto sempre risolubile, diventa esso stesso precario e il lavoratore pienamente ricattabile. Per converso al di là delle vaghe ed insincere promesse nessun tipo di contratto precario è esplicitamente abolito.
Né il Jobs Act offre ai lavoratori, resi tutti precari, una compensazione in termini di ammortizzatori sociali nonostante la bugiarda propaganda del governo. Gli ammortizzatori sociali verranno drasticamente ridotti: l’indennità di mobilità abolita, la CIG fortemente limitata e l’indennità di disoccupazione resa proporzionale alla contribuzione pregressa (meno si lavorerà meno, paradossalmente, si avrà diritto al sussidio che peraltro viene anche pesantemente tagliato), penalizzando così proprio i precari e i sottoccupati.

Ma anche quanti avranno conservato il lavoro non sfuggiranno a un drastico impoverimento perché il Jobs Act consentirà accordi aziendali ricattatori in deroga alle tabelle retributive dei contratti nazionali. L’unico riferimento certo resterà il previsto salario minimo legale, orientativamente di circa 800 euro mensili, che non per nulla il governo Renzi vuole introdurre.
Non certo la flexcurity nordeuropea, ma precariato, umiliazione, miseria e sfruttamento sono, dunque, i doni di fine anno che il Jobs Act riserva ai lavoratori, se non sapranno ribellarsi ed opporsi con tutte le forze. Noi militanti dell’Altra Europa e dell’Altra Emilia-Romagna saremo al loro fianco.

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