Mosaico cilentano sulle orme di Angelo Vassallo

12 Settembre 2014 /

Condividi su

di Romeo Pisano
Cosa potrebbe annotare un viaggiatore distratto passando per il territorio di Pollica, se non l’incanto dei luoghi, la cortesia delle persone e la bontà del cibo? Se poi il viaggiatore diventa meno distratto cerca di spiegarsi quella vena di malinconia che aleggia sulle persone e le cose, il tono della voce dimesso che diventa sussurro quando parli di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore ucciso il 5 settembre del 2010, e dei possibili scenari della sua morte.
Per noi che a Pollica siamo andati “sulle orme di Angelo Vassallo” si pone il problema di mettere insieme frammenti di verità più profonde, al di là delle mitizzazione agiografica successiva alla sua morte; e la prima cosa che si rileva è l’atteggiamento silente, a volte diffidente, dei suoi concittadini che non amano parlare della sua morte.
Le persone allora vicine ad Angelo, poi, hanno una loro idea ma la sussurrano, ben attenti che un vicino non ascolti argomentazioni e congetture che, a ben pensare, oramai fanno parte di resoconti giornalistici e non hanno nulla di riservato; a loro scusante ritorna la circostanza che in quella terra non si annovera altro fatto di sangue in oltre 50 anni.
Gli amici di Angelo ti raccontano verità più convinte, anch’esse riportate dai giornali, ma condite con i sussulti dell’amicizia profonda che li ha legati ad un uomo con il quale hanno condiviso, oltre la politica, una visione immaginaria dei luoghi: al fondo di questo immaginario vi è la bellezza da coltivare oltre che amministrare, questa la vera novità ispirata da Angelo.

Poi vi sono gli altri, quelli che pensano che la verità sia ben acclarata e che la morte di Angelo sia frutto di un preciso disegno con mandanti ed esecutori facilmente individuabili, scopi e finalità ben manifeste e complicità addirittura elementari.
Se una metafora dovessimo usare per descrivere Pollica ed i segreti connessi alla morte di Vassallo, definiremmo la vicenda un mosaico ancora da comporre, consapevoli che le tessere utilizzate, al contrario dei puzzle, non contengono frammenti dell’immagine complessiva che si vuole ottenere.
Ogni tessera è indispensabile per ricostruire la vera dinamica dell’omicidio, anche se la stessa sembra talvolta e apparentemente alimentare contraddizioni e debolezze, intraprendere strade deviate artatamente dagli interessi, o da rancori tipicamente paesani.
Il mosaico prenderebbe atto di ciò che a Pollica e dintorni è cambiato dopo la morte di Vassallo e, semmai non fosse ancora percepibile, giacché ogni progetto criminale, al contrario della nostra ansia di verità e giustizia ha tempo, rilevare pazientemente i piccoli cambiamenti, annotandoli quotidianamente per definirne i dettagli.
L’altra sera dopo la cerimonia ufficiale alcuni cittadini hanno raccolto l’invito a deporre un sasso della spiaggia di Acciaroli con il proprio nome sul luogo dell’omicidio; un corteo silenzioso ha attraversato Acciaroli e si è avviato verso il luogo appartato in cui si è consumato il delitto.
Quasi tutti hanno confessato di non esservi mai stati.
Ora che la gente comune ha deciso di conferire le prime tessere del mosaico, crediamo sia giunto il momento di iniziare quest’ opera e, ad evitare che qualcuno possa disfarla ogni notte come la tela di Penelope, proviamo nella nostra impresa a partire da quanto è stato pubblicamente affermato dai giornali in merito agli scenari in cui è maturato il delitto.
Ciò non in nome di nostre pretese investigative, in verità modeste e dilettanti, quanto per scopi che vadano oltre l’enfasi successiva all’episodio e sanciscano il principio che i familiari, gli amici e Pollica tutta abbiano il diritto di pretendere verità e giustizia.
Sugli scenari del delitto possiamo partire da tre elementi in ordine cronologico:

  • La raccolta di cronache cilentane Una canzone a mezzanotte sul lungomare di Giancarlo Marchesini
  • Il reportage Il mistero del sindaco ucciso… di Attilio Bolzoni – La Repubblica, 24 Settembre 2012
  • L’articolo I misteri dell’omicidio Vassallo di Dario Del Porto – La Repubblica, 13 Agosto 2014

Sulla base di questi scritti ( riportiamo gli ultimi due) noi ci limiteremo a porre dei quesiti, in verità assai elementari, che qualcuno ha forse già posto senza ottenere risposta:

  • Come mai l’Arma dei Carabinieri, nel suo interesse specifico di allontanare qualsiasi ombra dalla sua immagine, non ha mai avviato un’indagine sul ruolo e la presenza di alcuni appartenenti all’Arma nei luoghi in cui è maturato il delitto?
  • Se invece lo ha fatto, come mai non ne ha reso pubblico l’esito?
  • Come mai i magistrati hanno permesso che si adombrassero dubbi sul loro operato senza intervenire in modo deciso e chiaro per sgombrare il campo da ogni malinteso?
  • Come mai a quattro anni del delitto non si rileva alcuna dichiarazione dei magistrati che vada oltre il generico impegno nelle indagini?
  • Come mai al “Brasiliano” è stato consentito di espatriare a pochi giorni dall’omicidio, pur sapendo che avrebbe potuto fornire elementi utili alle indagini o alla sua estraneità al fatto?
  • Lo stesso farà rientro in Italia, e quando accadrà ciò?
  • Come mai la magistratura non ha mai sgombrato il campo su possibili implicazioni di carattere personale alla base del delitto?
  • Perché la magistratura e l’Arma dei carabinieri non hanno adottato idonei provvedimenti nei confronti di chi avrebbe dovuto preservare da inquinamento la scena del delitto, anche accertando possibili tentativi di depistaggio?
  • Quale consistenza hanno i veleni e le accuse, sottolineate da Repubblica e quali esiti investigativi le vicende hanno avuto?

Questi quesiti semplici proviamo a proporre a chi di dovere e dalle eventuali o mancate risposte partiremo per comporre il Mosaico Cilentano.
Questo articolo è stato pubblicato su Inchiesta online il 10 settembre 2014

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati