Commissario tecnico atto secondo: Conte

30 Agosto 2014 /

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di Silvia R. Lolli
Eravamo rimaste all’avvenuta elezione del neo (?) presidente FIGC Tavecchio ed avevamo espresso critiche sulla scelta. A distanza di pochi giorni abbiamo potuto capire meglio cosa può voler dire mantenere lo status quo. Su Il Fatto Quotidiano di qualche giorno fa Federico Marcon (giornalista esperto di cooperazione allo sviluppo) si chiede come mai nessuno abbia fatto alcuna critica per la scelta di Antonio Conte, scelta che a suo dire ha mandato a quel paese il codice etico della nazionale instaurato da Prandelli.
Senza entrare nel merito tecnico del commissario tecnico precedente, anche noi siamo imbarazzate, ma soprattutto arrabbiate, per la scelta di Conte recentemente squalificato per 4 mesi dalla giustizia sportiva. Considerare l’importanza dell’italico calcio nella vita dei giovani italiani ci rende ancora più difficile sostenere il fair play dello sport anche nella scuola, cioè nel nostro lavoro quotidiano.
In questa vicenda si conferma la nostra critica precedente al sistema calcio italiano: continua a girare sempre attorno ai soliti nomi, molti dei quali rimangono spesso taciuti, ma sono sempre presenti. Ci chiediamo: fra i tanti possibili allenatori della nazionale perché Conte? Solo perché ha vinto tre scudetti consecutivi? Perché la Juventus l’ha lasciato andare dopo tre scudetti e perché risultava ancora a spasso dopo il mondiale e dopo le elezioni federali? Perché non aveva avuto nessuna proposta e un contratto con un club prestigioso?

Alla prima domanda, per le nostre conoscenze, che forse sono le stesse della maggior parte dei calciofili (l’informazione sportiva non va mai oltre i peana, come dice Marcon) le risposte possono essere molte: la Juve che vuole cambiare tecnico, le poche motivazioni del tecnico dopo aver vinto tanto a continuare con la stessa squadra… Tuttavia ci sembra strano che il tecnico non abbia trovato subito un’altra squadra; era però pronto per la nazionale. La FIGC gli ha potuto garantire un lavoro biennale a 2 milioni all’anno. Tavecchio certamente è stato il presidente giusto, messo al momento giusto nella posizione più alta, per poter scegliere proprio lui, Conte.
Chi pagherà questa enorme cifra per chi deve allenare una squadra di calcio per pochi periodi all’anno e organizzare alcune partite? Sarà lo sponsor di Conte stesso, l’azienda Puma? Per quanto contribuirà? Non abbiamo capito bene. Le prime informazioni giornalistiche hanno parlato dei 2/3 dell’ingaggio sostenuto da Puma (di 3,5 mln), altre invece hanno spiegato che la FIGC pagherà 2mln (la metà di 4mln). Ma sono cifre lorde, oppure nette?
Certo con queste cifre mezzo milione in più o mezzo milione in meno poco importa, anche se avere queste cifre per chi fa giocare con un pallone in momenti di crisi economica come questi ci fa pensare, questo sì e tanto, all’etica non solo sportiva, ma pubblica. Anche questo ingaggio fa parte della bolla speculativa richiamata in precedenza, quella che da diversi anni impera nel nostro calcio, come scriveva una decina di anni fa Vittorio Malagutti (I conti truccati del calcio. Perché il mondo del pallone è sull’orlo del fallimento, edito da Carocci).
Da indagare in merito a questa vicenda ci potrebbe essere ancora un’altra domanda: chi è il procuratore di Conte, sempre la Gea come leggemmo a pag. 136 del libro Lucky Luciano (Ala Sinistra, Mezzala Destra, Lucky Luciano. Intrighi, maneggi e scandali del padrone del calcio Luciano Moggi, edito da Kaos Edizioni)? In tutta la girandola di contratti del calcio un ruolo fondamentale e sempre in attivo economico lo svolgono i procuratori. Infine sul libro-inchiesta di Beha e Di Caro Il calcio alla sbarra del 2011 all’inizio si raccontano le faide nel CdA della Juventus negli anni Novanta, dopo la morte degli Agnelli, Giovanni poi Umberto.
Probabilmente il nostro Conte, dopo aver vinto gli scudetti, ma essere stato anche 4 mesi squalificato, non poteva più far parte di una Juventus, parte di una galassia FIAT che deve avere un posto al sole e senza macchie non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo e forse un tecnico in odore di squalifica per scommesse non è il miglior passaporto? Comunque non cambia nulla e i risvolti politico-economici sono sempre all’ordine del giorno in una FIGC e in un CONI che con evidenti paradossi sbandiera lealtà sportiva come principio cardine dello sport soprattutto dilettantistico.
Ma tanto si sa che in Italia va sempre bene, almeno per chi non vuole vedere e pensare alle evidenze veramente scientifiche.

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